L'EURODERBY E SIMILI

L’EDITORIALE DI MAURO SUMA – Euroderby, io ci sono ancora

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Il 2003 unico e irripetibile, anche se sul campo stanno per giocarsi ancora altre due semifinali tutte milanesi. Ma il 2003 resta unico e mitico, come gli anni '60 per il costume italiano in generale...
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Redazione DDD Direttore responsabile 

di Mauro Suma -

Ho letto con interesse l'articolo sulla prima pagina del Corriere dello Sport di oggi, a firma Bruno Bartolozzi, dal titolo appunto "Io c'ero". Lui all'epoca era direttore della comunicazione dell'Inter, probabilmente, anche se non ricordo nitidamente, anche con qualche funzione da team manager. La piccola frecciatina, ma innocente e senza livori, è che forse il racconto sarebbe anche potuto partite da quella segnalazione all'Uefa sulla presenza di Rino Gattuso, squalificato, a bordocampo, nel finale di quel Milan-Ajax 3-2 che aveva qualificato i rossoneri alla semifinale-derby contro l'Inter. Ma il tempo stempera e poi quando si tratta di derby, vale un pò tutto.

Benvenuti i ricordi di tutti

Proprio così, tutti i ricordi di quel 2003 sono importanti e sono utili, per fissare e scolpire una memoria collettiva. Perchè quell'euroderby, quello in particolare più che il quarto di finale sempre euro del 2005, è un patrimonio storico di Milano. E' vero, è passato il Milan, ma nell'aneddotica, nello spirito della città, nell'intensità dell'attesa, rossoneri e nerazzurri sono, ancora oggi, assolutamente, accomunati.

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Chi può alternare all'Io c'ero l'Io ci sono ancora, sulla scena professionale milanese, mica in campo o chissà cosa, potrà utilizzare quell'esperienza clamorosa e da brividi, per confrontarla con quella di oggi. Lo dico subito, di primo acchito: il 2023 non potrà essere, umanamente, il 2023. Mai. Quel senso di apnea, quel fischio costantemente nelle orecchie, quella sospensione delle sensazioni al di fuori del derby, non potrà mai ripetersi. Il 2003 è stata una immersione senza fine, per sette otto giorni consecutivi, in un unico pensiero. Il derby, solo il derby. Ricordo che i giocatori del Milan, soprattutto i più scaramantici, attendevano, prima della partita, che su Milan Channel apparisse la clip "You're not alone". Perchè di quello avevano bisogno, di non sentirsi soli. Perchè soli si era troppo soli di fronte alla vastità della circostanza. Ricordo che, prima della sfida di andata, Carlo Ancelotti lo aveva detto chiaramente: "Si decide tutto poi, al ritorno". Ricordo che il 28 maggio, nella mattinata di viglia della finale di Manchester con la Juventus, il pensiero era uno e solo uno: "Comunque vada stasera, quel senso di angoscia delle due semifinali con l'Inter non c'è e non ci sarà mai più". Ecco, esattamente...

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