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QUESTA E' MILANO...

L’EDITORIALE DI MAURO SUMA – Kjaer-Eriksen è la vera Milano, Ibra-Lukaku torna in soffitta

COPENHAGEN, DENMARK - JUNE 12: Christian Eriksen of Denmark goes down injured as team mates (L - R) Simon Kjaer, Andreas Christensen, Martin Braithwaite and Thomas Delaney call for assistance during the UEFA Euro 2020 Championship Group B match between Denmark and Finland on June 12, 2021 in Copenhagen, Denmark. (Photo by Martin Meissner - Pool/Getty Images)

Il gigantesco episodio di Copenaghen ridimensiona la baruffa di Coppa Italia

Redazione DDD

La miccia di Lukaku, le provocazioni di Ibra e le minacce finali. Così ai media di tutto il mondo era finita in pasto una Milano episodica. Nervi tesi, parole che volano via incontrollate, brutta figura di entrambi e di tutta una metropoli. Il belga e lo svedese erano stato bravi a non ricaderci, sia negli interrogatori federali in cui nessuno dei due avrebbe poi infierito sull'altro, sia nel successivo derby di campionato in cui entrambi hanno pensato solo al campo, creando occasioni Zlatan e vincendo la partita Romelu. Ma le immagini di quella serata di Coppa erano comunque rimaste negli occhi di milioni e milioni di persone, negli archivi di migliaia e migliaia di media. Eppure, come ben sappiamo, quella non era e non poteva essere Milano. Dieci coppe dei Campioni, una città modello per tutta Italia e per gran parte d'Europa. Per cultura, per rispetto, per concretezza, Milano è altro.

 Simon Kjaer e Christian Eriksen

Simon Kjaer e Christian Eriksen

Lo abbiamo riscoperto in un tardo pomeriggio del sabato, mentre eravamo tutti rattrappiti, increduli e sbigottiti davanti alla tv. L'interista buono e giusto, talentuoso e gentile, a terra in lotta contro la morte. Il milanista tuttofare, concentrato e gigantesco al momento di srotolare la lingua di Christian, di organizzare il cordone protettivo, di metterci la faccia di fronte al dolore della signora Sabrina. Una Milano dignitosa e battagliera in barella, una Milano con il cuore in mano e la mente lucida a tutto campo. E non è un caso che, in quei momenti, in città, i milanisti pregavano per Eriksen e gli interisti si riconoscevano in Kjaer. La Milano della rivalità sul campo, ma la Milano della riconoscenza, dei valori, della vita sia sul campo che fuori. Non aveva bisogno di dare questo messaggio Milano, anzi ne avrebbe fatto volentieri a meno. Ma nel quarto d'ora più duro, rieccola. Anzi, non se n'era mai andata.

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