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L’EDITORIALE DI MAURO SUMA – Up and down, il lunghissimo derby fra Hakimi e Theo Hernandez

Mauro Suma: l'editoriale

Hakimi, la risposta nerazzurra a Theo Hernandez: tra le mani di Conte la vita è ruvida, ma la crescita può essere importante. Intanto Theo Hernandez torna a graffiare.

Redazione DDD

Nei derby della scorsa stagione, Antonio Conte aveva dovuto dedicare una attenzione particolare alle discese di Theo Hernandez. La stessa che lo scorso 17 ottobre Stefano Pioli ha dovuto dedicare a quelle di Hakimi. Così amici, così devastanti e così diversi i due giovani scattisti che si sono conosciuti e apprezzati al Real Madrid. Nell'Inter-Milan ultimo scorso, nei primi 20 minuti, il rossonero ha sofferto non poco il nerazzurro, poi gli ha preso le misure. Ma la sensazione generale era che il primo derby fra le due frecce se lo fosse aggiudicato Hakimi sul piano della prestazione e dell'incisività. Da allora qualcosa è cambiato.

(Photo by Emilio Andreoli - Inter/Inter via Getty Images)

(Photo by Emilio Andreoli - Inter/Inter via Getty Images)

Hakimi si era tuffato nella sosta per le nazionali, dopo essere entrato in campo a Bergamo solo negli ultimi 7 minuti. Due settimane dopo, contro il Torino, ha messo in difficoltà Handanovic nel primo tempo con un passaggio indietro non completato e che ha rischiato di aprire la strada della sua porta ad Ansaldi, ha fallito un gol sempre nel primo tempo all'altezza del dischetto nell'area avversaria e si è procurato invece un rigore molto importante nel cuore della rimonta interista nel finale. A Napoli, sempre titolarissimo, Theo Hernandez ha pennellato l'assist per il primo gol di Ibra e con un suo scatto ha costretto Bakayoko al fallo del secondo giallo e quindi dell'espulsione. Dettagli. Il quadro complessivo è che due giocatori come Theo e Hakimi, in un calcio molto tattico come quello italiano, non possono passare la vita a fare corse perdifiato sulla fascia in tutte le partite e basta. Devono completarsi, evolvere, stabilizzarsi. Aggiungere cioè senso della posizione, dosaggio degli inserimenti e fase difensiva al loro bagaglio tecnico. In questo senso Theo Hernandez, che ha un anno di militanza in Serie A di vantaggio, sembra più avanti. Deve ancora migliorare nel gioco aereo sulle palle inattive degli avversari, ma sulla fase difensiva palla a terra nella sua zona di campo ci siamo: recupera, contiene, lotta, è presente. Si inserisce di meno e lavora di più dietro.

(Photo by Claudio Villa - Inter/Inter via Getty Images)

Hakimi invece, che in certi picchi offensivi in questo momento è superiore a Hernandez, e fende l'aria quando vola in avanti mentre Theo la aggredisce, deve ancora completare la fase tattica del suo gioco e della sua collocazione. Cose che in un certo senso Antonio Conte già gli richiede, come l'esclusione di Bergamo sta sostanzialmente a indicare. Difensivamente, oggi Hakimi avrebbe molte più difficoltà a giocare a 4 come invece fa da oltre un anno Theo Hernandez nel Milan. Nel calcio delle due fasi, l'aspetto difensivo nel 3-5-2 di Conte è particolarmente intenso e scandito dai meccanismi oltre che osmotico a quello offensivo. Hakimi oggi è una opzione soprattutto offensiva. Pioli sta arrivando ad ottenere da Theo la completezza nelle due fasi.

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