Ci vuole sangue freddo nel tentare di scrivere due righe sulla morte di qualcuno che è passato alla storia, seppur tra luci e ombre, soprattutto se quel qualcuno si chiama Diego Armando Maradona. No, non è per nulla facile esprimersi quando si vuol dare l’addio a qualcuno che il calcio ha reso immortale e viceversa, le parole non sono mai abbastanza. Diego Armando Maradona, è scomparso mercoledì scorso a causa di un’insufficienza cardio-respiratoria e, all'indomani dalla morte, l’autopsia ha confermato un edema polmonare.
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IL DERBY DELLA SETTIMANA – Maradona vs infinito
Diego Armando Maradona, ci lascia all’eta di 60 anni. Una carriera sfolgorante, una vita di luci e ombre, un personaggio controverso e infinito, il più grande genio del calcio mondiale
Non mi interessa qui parlare del personaggio controverso, dei problemi con la giustizia, delle presunte implicazioni con la camorra, del doping, della vita sregolata, della droga: quello che ad ogni sportivo verrà a mancare, da oggi, è il più grande calciatore di sempre. Quello degli unici scudetti del Napoli, della Coppa Italia, della Supercoppa, della Coppa Uefa; quello della nazionale argentina, che condannava l’intero popolo inglese con la Mano de Dios; quello schifato dai puritani, ma osannato - adesso - dagli stessi per un like facile.
La verità è che chi ama davvero il calcio non può non versare una lacrima, oggi, per un genio indiscusso del calcio, elegante e sfacciato allo stesso tempo. Per un campione fragile, che non ha mai nascosto le sue debolezze, per un uomo che nel bene o nel male ha vissuto la vita come desiderava, uno sportivo che ha unito e diviso i popoli allo stesso modo, che si è speso per aiutare chi stava peggio, che ha sposato cause politiche forti, ma che non è stato capace di sposare la sua causa più importante, la vita.
E così lo salutiamo, come la sua prima squadra, l’Argentinos Juniors che su Twitter pubblica la foto di un 10 accompagnato alla data di nascita del Pibe de Oro, il 1960, e al simbolo dell’infinito.
Ciao Diego.
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