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NAPLES, ITALY - MAY 15: Luciano Spalletti, Manager of SSC Napoli, joins Aurelio De Laurentiis, President of SSC Napoli, who holds hands with Lorenzo Insigne of SSC Napoli whilst celebrating his final game for SSC Napoli prior to kick off of the Serie A match between SSC Napoli and Genoa CFC at Stadio Diego Armando Maradona on May 15, 2022 in Naples, Italy. (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)
di Franco Ordine -
Ci sono fischi e fischi. Quelli di Napoli, preventivamente registrati dal club per provare a “soffocare” la contestazione della curva destinata al presidente Aurelio De Laurentiis e quelli di Torino destinati al presidente Andrea Agnelli nella notte dedicata al commosso addio di Chiellini, il capitano di cento battaglie, e a Dybala, il figliol prodigo scioltosi in lacrime copiose per il distacco dal cordone ombelicale juventino. Ebbene sì: anche i fischi segnalano comportamenti diversi e divisivi che possono promuovere qualche riflessione.
La “trovata” cinematografica di AdL è la ribellione malandrina a un trattamento ritenuto ingiusto e ingiustificato, per i risultati collezionati e per la gestione virtuosa del club che non produce debiti come altrove. La reazione orgogliosa del mondo Juve è una risposta tipicamente piemontese, orgogliosa e virile: fischiate pure, i fatti si incaricheranno di smentirvi. A dire il vero è il solito comportamento della tifoseria calcistica italiana: dimenticano in un amen i trionfi e si fustigano sulla pubblica piazza per una sconfitta. È capitato a Silvio Berlusconi dopo 30 anni di successi inimitabili, è capitato ad Andrea Agnelli collezionista incallito di scudetti. I fischi, a dire il vero, bisognerebbe riservarli ai fiaschi.
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