- Notizie Calcio
- Calcio Italiano
- Editoriali
- Calcio Estero
- Altri Sport
- Rubriche
- Redazione
PORTO, PORTUGAL - MAY 29: Pep Guardiola, Manager of Manchester City watches on as his team collect runners-up medals during the UEFA Champions League Final between Manchester City and Chelsea FC at Estadio do Dragao on May 29, 2021 in Porto, Portugal. (Photo by Michael Steele/Getty Images)
di Franco Ordine -
La crisi economico-finanziaria ingigantita dagli effetti viziosi del Covid e lo strapotere degli agenti dei calciatori hanno spinto numerosi operatori a impostare nuove linee guida per il calcio-mercato. A eccezione, naturalmente, di quei pochi club-stato (Psg e Manchester City per intendersi) che possono aspirare dai pozzi di petrolio e pompare denaro nei rispettivi bilanci senza incorrere nei paletti del FFP. In Italia, e a Milano in particolare poi, poiché non è più il tempo dei mecenati Berlusconi e Moratti, è necessario invertire la rotta. E allora ecco la strada nuova da percorrere per evitare che persino azionisti un tempo considerati solidissimi (Suning-Inter) possano trascinare nel vortice i loro affari calcistici.
Acquistare un calciatore, persino un campione conclamato, a 60-70-80 milioni non è più compatibile perché significa prenderlo in affitto dal suo agente -che ne è il proprietario effettivo- pagando ogni anno un “canone” milionario per lo stipendio più un’altra fetta consistente di milioni per la quota di ammortamento. L’uso di prestiti “mirati” (con la clausola del diritto al riscatto) è l’unica alternativa per avere i conti sotto controllo e per valutare -al termine della stagione di utilizzo- se il prescelto merita la riconferma oppure è meglio rispedirlo al mittente. Non è molto complicato da capire questo nuovo meccanismo, a meno non si rasenti l’analfabetismo calcistico e matematico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA