In un Paese che lotta per non affondare certe scene non sono tollerabili. A distanza di sole due settimane, in occasione dell’andata delle semifinali di coppa Italia tra Inter e Juventus, a San Siro la storia si ripete: assembramento di tifosi, nessun rispetto delle norme anti-Covid, e nessun intervento da parte delle forze dell’ordine per garantirne il rispetto.


LE REGOLE NON VALGONO PER TUTTI
IL DERBY DELLA SETTIMANA – Stadi chiusi ma ok…agli assembramenti fuori dai cancelli
San Siro luogo di assembramento: nessuna distanza, poche mascherine, forze dell’ordine immobili. La storia si ripete prima di Inter-Juve di Coppa Italia
In un Paese che prova a lottare contro una pandemia, che ha chiuso le attività tagliando le gambe agli imprenditori, mandando sul lastrico milioni di cittadini, non è neanche lontanamente accettabile una situazione come quella degli assembramenti fuori dagli stadi (chiusi).

Secondo Il Fatto Quotidiano, i tifosi dell’Inter accorsi per sostenere la propria squadrano erano un migliaio. Qual è, vorrei sapere, la differenza tra decine di ragazzi che bevono un cocktail fuori da un locale e migliaia di ragazzi che si assembrano fuori da uno stadio? Perché i primi vengono multati e i secondi no? Una situazione che fa riflettere e che lascia basiti. Ancor di più perché ad oggi non sappiamo se e quando riapriranno gli stadi.
Come avevo già scritto in questa rubrica nel mese di novembre, l’industria del calcio, oltre agli sportivi, conta 300mila lavoratori complessivi, fattura 4,7 miliardi l’anno di cui 3 solo la Serie A, e versa contributi fiscali per 1,2 miliardi, come dichiarato dal presidente della Lega Serie A Dal Pino. Si tollerano comportamenti contro le regole, ma non chi investe e si impegna per farle rispettare e riprendere a lavorare. Evidentemente, in tutto questo, c'è qualcosa di sbagliato.
Coerenza cercasi.
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