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TACKLE DURO – Il derby dei media: Conte tra rinnovo e scudetto

Tackleduro: la rubrica

L'allenatore dell'Inter sembra avere mediaticamente l'obbligo di vincere lo Scudetto, ma intanto dalle rispostacce alla Billò e Capello è passato ai toni morbidi con Tiribocchi e Diletta Leotta

Redazione DDD

di Roberto Dupplicato -

Due facce davanti al microfono: la prima rabbiosa con un "pensate prima di fare domande" a una assolutamente incolpevole Anna Billò. La seconda calma ma trattenuta, che spiega con tono calmo che "quella del piano b era una battuta". Antonio Conte ha vissuto una settimana difficile, dall'eliminazione in Champions League ai sorteggi di ieri, passando attraverso la vittoria di Cagliari, partito con Eriksen titolare e una difesa a 4 nel finale. Tutto cambia perché nulla cambi. E Conte come ne Il Gattopardo cambia atteggiamento tattico e mediatico. Ma Antonio Conte non può non sapere che, senza Champions, l'Inter è la prima favorita per lo Scudetto. Parola che lui non voleva sentir pronunciare dopo "la pace di Villa Bellini" di questa estate: ma che si è figurativamente trasformata nell'enorme elefante rosa nella stanza nerazzurra.

(Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Non parleremo qui del suo feeling con la Champions, anche se in cinque partecipazioni si è riuscito a spingere solo fino ai quarti, anche se non raggiungerà questo "traguardo" almeno fino al 2022, anche se è uscito ai giorni con Juve e Inter e anche se nel 2013 disse "sono sicuro, vincerò la Champions League". Perché vogliamo capire se Conte e l'Inter stiano o no già parlando di rinnovo.

Eh già. Perché il progetto triennale sposato dall'allenatore nel 2019, a giugno vedrà partire il suo ultimo anno di contratto. E abbiamo già raccontato di come nessuno in nessuno sport vuole essere un allenatore all'ultima stagione. Perché se chiedi a un giocatore di fare di più quello, e capita, magari non lo fa e se tu minacci di fargli fare panchina lui potrebbe ipoteticamente risponderti "tanto l'anno prossimo io ci sono e tu no". Ma di rinnovo, ed eventualmente a quali cifre, per ora non c'è traccia.

Nel frattempo Eriksen ha addirittura giocato un'ora. Cioè, poco meno ma comunque circa 55 minuti in più di quelli contro lo Shakhtar, dove è stato il migliore in campo dei nerazzurri. Se Lukaku, Sanchez e Bastoni avessero sfruttato meglio i suoi assist parleremmo d'altro. Ma sembra che il danese in Italia abbia Saturno contro, o forse di fronte ha solo Antonio. Visto che durante la partita col Cagliari più di una volta la bordocampista di DAZN Federica Zille ha raccontato dei continui richiami tattici a Eriksen.

"Stand there!". Gli diceva Conte, in inglese. Così Eriksen non poteva usare nemmeno la scusa della lingua. Al cambio il 24 dà un calcio a un tappo di una bottiglietta e non ci si prova neanche ad aprire il caso. Conte però di Eriksen nel dopo partita non vuole parlare. Nelle ultime domeniche aveva risposto "si sta impegnando, è a disposizione". Stavolta parla solo del gruppo. Un altro cambio mediatico. Sarà strategia? Nel frattempo siamo quasi a gennaio e, con la finestra di mercato l'ex stella del Tottenham potrebbe "volare" altrove. Magari in prestito al PSG. Perché l'Inter non vuole perderlo, almeno non così.

Conte sbaglierebbe a lasciarlo andare via anche se a maggio vincesse lo Scudetto, come ha sbagliato a nono utilizzarlo in Europa League e in Champions League. Ma se non c'è due senza tre sappiamo benissimo tutti che anche in campionato il destino di Eriksen, molto probabilmente, sarà lontano da Antonio. Poi finirà la stagione: se Eriksen andrà via in prestito, tornerà. Se Conte non rinnova andrà via: o finirà il suo progetto triennale senza divorziare ma sapendo che lui e il club si separeranno?

Gli interisti illustri e di una certa filosofia sul dna del club come Massimo Moratti sembrano stanchi dei modi di Conte, ed è proprio il Presidente (nella vita lo si è sempre, come gli “onorevoli”) a dire che lui lo avrebbe già esonerato con una frase laconica: “Ha un carattere molto difficile, non so se avrei resistito”. Già, ma oggi l’Inter deve andare avanti con Conte per forza. A maggio, chi lo sa.

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