IL RITORNO DI MAX

TACKLE DURO – Il derby dei media su Allegri che inguaia Inzaghi

DOPO JUVE-INTER
Allenatore nerazzurro nel centro del mirino della critica per la sconfitta di Torino, per Di Canio Barella doveva “franare” su Kostic nell’azione dell’1-0 ma forse il sardo non lo ha fatto perché poi Simone cambia gli ammoniti

Redazione DDD

di Roberto Dupplicato -

Chissà perché Barella non ha frenato Kostic con un fallo tattico, per la critica senza quartiere del simonizaghismo il motivo è da ricercare a Udine, quando a fine settembre l’allenatore dell’Inter cambiò due giocatori in pieno primo tempo solo perché avevano entrambi preso un’ammonizione. Una decisione che forse inconsciamente pesa sui calciatori nerazzurri, che in campo poi ci mettono meno cattiveria, una mancanza fatale in una sfida come quella alla Juve. Errori di un allenatore che gioca male e perde i big match (5 su 5 in A) e che viene attaccato da Di Canio sulla comunicazione perché si appiglia alle gare difficili giocate in trasferta, “non esiste il campionato delle gare in casa”.

TACKLE DURO – Il derby dei media su Allegri che inguaia Inzaghi- immagine 2

Allegri vince, scavalca i rivali, ritrova il sole in fronte e il vento in poppa. Se ne parla in radio, giornali, web e tv. Certo, ora c’è il gran finale ma Allegri anche per quest’anno non dovrebbe più rischiare l’esonero. Se n’è parlato, ne ha scherzato Arrivabene, ma forse nella settimana in cui la Gazzetta spara l’apertura sul ritorno di Conte in panchina a Torino, Max dimostra che questa Juve, senza Bonucci, ora sta con lui e che con Chiesa, Di Maria e Pogba può perfino tornare a pensare allo Scudetto, tanto che Allegri non punta né sul Milan né sul Napoli, non “è finito, è risorto” dicono su Pressing.

Aveva parlato di “dovere di vincere” il tricolore a giugno, ma poi il polipo e lo spaghetto gli sono andati di traverso, fermi ai box e con il broncio, persi tra polemiche e Mondiale, con tutta la questione Pogba che poi si è trasformata in un pasticcio totale col francese che non andrà neanche in Qatar per i problemi fisici. Proprio ieri Paul è tornato a parlare dicendo “sto bene ma è ancora lunga”, giusto per infittire ancora di più il mistero. Ma se torna, a gennaio 2023, saranno 10 mesi senza una gara ufficiale. Un fattore, deve ritrovare il ritmo gara.

Ma oggi intanto Max torna a far paura, almeno mediatica, al Napoli che marcia come mai nella sua storia: prima nel suo girone in Champions e con una partenza perfino migliore del terzo anno di Sarri, quello dello Scudetto in albergo e dei 91 punti in classifica. Poi ci si metterà la Champions, e a febbraio vediamo chi perderà punti, magari le italiane vanno avanti fino ai quarti e la Juve può guadagnare qualche punto qua e là dovendo approcciarsi con l’Europa League, che tanto le interessa fino a un certo punto e magari verrebbe vista come beffa da qualche tifoso, in caso di vittoria.

Il Milan affronta il Tottenham di Conte, nome che si sente risuonare quando si parla di Juve, come due entità che si attirano, come le nuvole e i vulcani, direbbe Erri De Luca. Conte dimostra quindi insofferenza al bianco degli Spurs. Lui è bianco o nero, e quindi freme, preme, vuole, pretende. Ma Allegri sa che se vuole scacciare il fantasma di Andonio, non può che vincere lo Scudetto, non basterebbe un piazzamento Champions e nemmeno una vittoria Europea. Oggi sui giornali non c’è spazio per la Juve, perché si commentano i sorteggi di Champions.

Ma anche per questo Allegri può, clamorosamente, ribaltare la situazione e allontanare Inzaghi e Conte con un’altra vittoria nell’infrasettimanale, prima di chiudere l’anno affrontando Sarri, che l’ha sostituito nel 2019 e che è l’ultimo allenatore bianconero ad aver vinto uno scudetto. E a proposito di Scudetto e di incroci in panchina, qualche anno fa la Juve cercò Spalletti, chissà che non sia proprio Luciano da Certaldo il nome per il dopo Max. Dovesse vincere lo Scudetto a Napoli perché restare invece che andarsene? Voi che fareste dopo aver scritto il vostro nome nella storia accanto a quello di Maradona?

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