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TUTTI I NODI AL PETTINE

TACKLE DURO – Il derby dei media sul tracollo della Juventus

TURIN, ITALY - MAY 09: Cristiano Ronaldo of Juventus looks dejected during the Serie A match between Juventus  and AC Milan at  on May 09, 2021 in Turin, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

Il 3-0 del Milan allo Stadium scatena la valanga mediatica che travolge tutti: Agnelli, Pirlo, Paratici e Cristiano Ronaldo. Se non abbandona il progetto Superlega la società rischia anche la Serie A

Redazione DDD

di Roberto Dupplicato -

Il problema sembrava Sarri, o almeno cosi ci avevano detto. Oggi scopriamo invece che i guai della Juve hanno radici profonde e storiche, da ricercare all’interno della società e che solo successivamente si riflettono in campo. Non può essere sempre colpa dell’allenatore, ruolo che i bianconeri si apprestano a cambiare per il quarto anno di fila, stavolta nel tritacarne mediatico finiscono tutti, e non solo Pirlo: che pure tiene Dybala in panchina fino a 10 minuti dal termine...

 (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

Da dove cominciare se non dalla testa. Il Presidente Andrea Agnelli dal 2018 a oggi ha sbagliato guida, totalmente. L’acquisto di CR7 e lo stipendio da 31 milioni a stagione erano un azzardo, rimanere fuori dalle semifinali di Champions e ora, sembra dalla classifica, pure dalla Champions, potrebbe tradursi in una scommessa persa clamorosamente se CR7 rischia di restarti sui conti anche senza i soldi dell’Europa che conta. Un disastro per cui andrebbe venduto a 29 milioni. Ma c’è anche chi maligna che sarebbe stato lui, nel 2019, a dire no a Conte, imponendosi sui manager. È vero che con la Coppa Italia raggiungerebbe il 19º trofeo, ma la caduta di questa stagione, proprio perché così dall’alto, è un tonfo storico a livello mondiale.

Poi c’è il problema societario: sempre nel 2018 Marotta viene silurato per i “manager quarantenni” e poco dopo si accorda con l’Inter. Lì trova la grana Icardi ma ci mette due anni a vincere uno Scudetto con Antonio Conte. Nel frattempo alla Juve stanno a guardare: letteralmente. Marotta cerca Kulusevski? Lo prende la Juve. Conte vuole Lukaku? Paratici prova inserirsi piazzando Dybala allo United, creandosi un problema interno ancora irrisolto. Paratici a centrocampo ha portato Rabiot e Ramsey e ha scaricato su Sarri la scelta di Emre Can, che invece fu sacrificato anche perché preso a zero da Beppe Marotta. Il piacentino ha dimostrato che da solo non è all’altezza di guidare la Juve, e non abbiamo parlato del pasticcio Suarez...

600 milioni spesi in tre stagioni. Male.

A livello mediatico in questi giorni è successo di tutto. A Tiki Taka Piero Chiambretti parla di “Caporetto juventina”, al Club di Sky la sera prima hanno chiesto a Pirlo se fosse disposto a dimettersi. La prestigiosa firma di Repubblica Maurizio Crosetti al 90º esplode su Twitter: “Io non so che succede adesso. Ma Pirlo non può non dimettersi in questo stesso istante”. E invece lui dice che “va avanti”, Nedved prende il Tapiro d’Oro e lo conferma, Ciccio Graziani però rivela che “il prossimo allenatore della Juve sarà Zidane”. A QSVS hanno bocciato tutti (era successo solo con la Juve di Maifredi) e su YouTube Nati per Vincere registra share da festival.

I media ci sguazzano e sui sostituti di Pirlo il via libera l’ha dato il titolo di Tuttosport “Addio”.

Ma era cominciato tutto diversamente. Pirlo era il “predestinato” sul Corriere della Sera. “Varietà di moduli e possesso palla, nasce Pirlolandia”. Così titolava la Gazzetta nei giorni del lancio. “Il Maestro compone”, altro titolo cult della rosea. Ma non erano i soli a esaltarlo a scatola chiusa: su Repubblica leggevamo “il calcio secondo Pirlo va oltre Guardiola, la regia parte dal basso”. Dal Corriere dello Sport Cesare Prandelli, che poi lo ha pure battuto 3-0 sotto Natale, in estate lo aveva lodato: “Scommetto su Pirlo, è nato per allenare”. “Pirlo che perle” dopo 3 gol alla Samp sulla Gazzetta e ancora “Juve Pirlotecnica” su Tuttosport quando la stagione non era ancora cominciata!

Tra i guai di questa Juve c’è anche una certa stampa: in questi anni in cui sono mancate le proprietà di Moratti e Berlusconi, la scena mediatica è stata rapidamente catalizzata dalla Juve, che vinceva e che per questo emanava potere e incuteva rispetto, se non vero e proprio timore reverenziale. I giornalisti che hanno sempre e solo riservato complimenti ad Agnelli, a Pirlo o a questi Chiellini e Bonucci. hanno fatto solo il male della Juve, oltre che essere venuti meno al rapporto di fiducia e rispetto verso i loro lettori, ascoltatori o spettatori. Si è coperto il caso Dybala, i guai di Perugia, il caso Ceferin e una classifica deludente con Donnarumma. Ma poi i nodi vengono al pettine...

La chiusura arriva da Gravina. Nel senso che il Presidente Figc ha dato l’aut aut alla società bianconera: se non esce dalla Superlega, che la Juve però ha difeso con un comunicato congiunto con Barça e Real, sarà fuori dalla Serie A. Sono “le condizioni dell’Uefa”. Ma è inverosimile una Liga senza Real Madrid e Barcellona, come sarebbe un danno per la nostra Lega perdere la Juventus. Agnelli non parla ma in tribuna, accigliato in modo serio, c’era il cugino Elkann. La proprietà non sarà contenta e quella conta più dei media: Il Giornale dice che il 27 maggio parlerà all’assemblea Exor. “Addio a Paratici, sarà rivoluzione”. Vedremo.

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