TUTTI I NODI AL PETTINE

TACKLE DURO – Il derby dei media sul tracollo della Juventus

Redazione DDD

Il 3-0 del Milan allo Stadium scatena la valanga mediatica che travolge tutti: Agnelli, Pirlo, Paratici e Cristiano Ronaldo. Se non abbandona il progetto Superlega la società rischia anche la Serie A

di Roberto Dupplicato -

Il problema sembrava Sarri, o almeno cosi ci avevano detto. Oggi scopriamo invece che i guai della Juve hanno radici profonde e storiche, da ricercare all’interno della società e che solo successivamente si riflettono in campo. Non può essere sempre colpa dell’allenatore, ruolo che i bianconeri si apprestano a cambiare per il quarto anno di fila, stavolta nel tritacarne mediatico finiscono tutti, e non solo Pirlo: che pure tiene Dybala in panchina fino a 10 minuti dal termine...

Da dove cominciare se non dalla testa. Il Presidente Andrea Agnelli dal 2018 a oggi ha sbagliato guida, totalmente. L’acquisto di CR7 e lo stipendio da 31 milioni a stagione erano un azzardo, rimanere fuori dalle semifinali di Champions e ora, sembra dalla classifica, pure dalla Champions, potrebbe tradursi in una scommessa persa clamorosamente se CR7 rischia di restarti sui conti anche senza i soldi dell’Europa che conta. Un disastro per cui andrebbe venduto a 29 milioni. Ma c’è anche chi maligna che sarebbe stato lui, nel 2019, a dire no a Conte, imponendosi sui manager. È vero che con la Coppa Italia raggiungerebbe il 19º trofeo, ma la caduta di questa stagione, proprio perché così dall’alto, è un tonfo storico a livello mondiale.

Poi c’è il problema societario: sempre nel 2018 Marotta viene silurato per i “manager quarantenni” e poco dopo si accorda con l’Inter. Lì trova la grana Icardi ma ci mette due anni a vincere uno Scudetto con Antonio Conte. Nel frattempo alla Juve stanno a guardare: letteralmente. Marotta cerca Kulusevski? Lo prende la Juve. Conte vuole Lukaku? Paratici prova inserirsi piazzando Dybala allo United, creandosi un problema interno ancora irrisolto. Paratici a centrocampo ha portato Rabiot e Ramsey e ha scaricato su Sarri la scelta di Emre Can, che invece fu sacrificato anche perché preso a zero da Beppe Marotta. Il piacentino ha dimostrato che da solo non è all’altezza di guidare la Juve, e non abbiamo parlato del pasticcio Suarez...

600 milioni spesi in tre stagioni. Male.

A livello mediatico in questi giorni è successo di tutto. A Tiki Taka Piero Chiambretti parla di “Caporetto juventina”, al Club di Sky la sera prima hanno chiesto a Pirlo se fosse disposto a dimettersi. La prestigiosa firma di Repubblica Maurizio Crosetti al 90º esplode su Twitter: “Io non so che succede adesso. Ma Pirlo non può non dimettersi in questo stesso istante”. E invece lui dice che “va avanti”, Nedved prende il Tapiro d’Oro e lo conferma, Ciccio Graziani però rivela che “il prossimo allenatore della Juve sarà Zidane”. A QSVS hanno bocciato tutti (era successo solo con la Juve di Maifredi) e su YouTube Nati per Vincere registra share da festival.

I media ci sguazzano e sui sostituti di Pirlo il via libera l’ha dato il titolo di Tuttosport “Addio”.

Ma era cominciato tutto diversamente. Pirlo era il “predestinato” sul Corriere della Sera. “Varietà di moduli e possesso palla, nasce Pirlolandia”. Così titolava la Gazzetta nei giorni del lancio. “Il Maestro compone”, altro titolo cult della rosea. Ma non erano i soli a esaltarlo a scatola chiusa: su Repubblica leggevamo “il calcio secondo Pirlo va oltre Guardiola, la regia parte dal basso”. Dal Corriere dello Sport Cesare Prandelli, che poi lo ha pure battuto 3-0 sotto Natale, in estate lo aveva lodato: “Scommetto su Pirlo, è nato per allenare”. “Pirlo che perle” dopo 3 gol alla Samp sulla Gazzetta e ancora “Juve Pirlotecnica” su Tuttosport quando la stagione non era ancora cominciata!

Tra i guai di questa Juve c’è anche una certa stampa: in questi anni in cui sono mancate le proprietà di Moratti e Berlusconi, la scena mediatica è stata rapidamente catalizzata dalla Juve, che vinceva e che per questo emanava potere e incuteva rispetto, se non vero e proprio timore reverenziale. I giornalisti che hanno sempre e solo riservato complimenti ad Agnelli, a Pirlo o a questi Chiellini e Bonucci. hanno fatto solo il male della Juve, oltre che essere venuti meno al rapporto di fiducia e rispetto verso i loro lettori, ascoltatori o spettatori. Si è coperto il caso Dybala, i guai di Perugia, il caso Ceferin e una classifica deludente con Donnarumma. Ma poi i nodi vengono al pettine...

La chiusura arriva da Gravina. Nel senso che il Presidente Figc ha dato l’aut aut alla società bianconera: se non esce dalla Superlega, che la Juve però ha difeso con un comunicato congiunto con Barça e Real, sarà fuori dalla Serie A. Sono “le condizioni dell’Uefa”. Ma è inverosimile una Liga senza Real Madrid e Barcellona, come sarebbe un danno per la nostra Lega perdere la Juventus. Agnelli non parla ma in tribuna, accigliato in modo serio, c’era il cugino Elkann. La proprietà non sarà contenta e quella conta più dei media: Il Giornale dice che il 27 maggio parlerà all’assemblea Exor. “Addio a Paratici, sarà rivoluzione”. Vedremo.