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IL FUTURO DI CONTE

TACKLE DURO – Il derby dei media sul valore di Antonio Conte

ROME, ITALY - JANUARY 10:  Head coach of FC Internazionale Antonio Conte arrives prior to the Serie A match between AS Roma and FC Internazionale at Stadio Olimpico on January 10, 2021 in Rome, Italy.Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Claudio Villa - Inter/Inter via Getty Images)

La frenata nerazzurra in campionato riaccende il dibattito in radio e tv sull'allenatore dell'Inter: ma se non rinnova a giugno andrà via?

Redazione DDD

di Roberto Dupplicato -

L'idea era di fare un instant team: vincere quest'anno. Now or never. All in. E Conte si sta giocando tutto quest'anno. Anche perché, se si guarda attorno, un tricolore vinto contro di lui da Pirlo, Gattuso, Pioli o Fonseca, per non dire Gasperini, sarebbe difficile da digerire. E quindi Conte non ha scelta. Vincere quest'anno. Ma non lo può “volere”. Lo ha detto lui stesso a Diletta Leotta su Dazn. Perché Conte non parla di mercato ma si sbottona e lascia capire che deve adattarsi. Dice che da agosto non hanno fatto niente e che Hakimi Ausilio l'aveva preso prima. Però poi sono arrivati Kolarov e Vidal, Eriksen è rimasto ai margini come in Europa League e quindi questa è la squadra che l'allenatore ha creato a sua immagine e somiglianza.

Tackleduro: la rubrica

Ma proprio per questo il gruppo trasuda forse lo stesso nervosismo dell'allenatore. Si era visto contro il Sivglia in una gara che poteva valere oro per Antonio più che per l'Inter. E si vede in alcuni atteggiamenti dei calciatori, specie di Barella: che è bravissimo ma che è ancora troppo giovane per arrabbiarsi in campo senza attirarsi ironie e battutacce. Vidal è ormai un caso aperto: dopo gli errori in Champions tra rigori e rossi, anche in campionato il cileno si sta facendo notare più per gli sbagli in fase decisiva che per altro. La prestazione spesso c'è, ma qualcuno maligna che gli anni in Germania e al Barça gli abbiano tolto la cattiveria, propellente all’inizio della sua carriera. Di Sensi non sappiamo nulla. Di Eriksen si è detto tutto, perfino che ormai siamo alla richieste formali di pagamento. La crisi c'è.

In tv si discute dei cambi, a Tiki Taka il tempismo delle sostituzioni viene messo nel mirino delle critiche. Auriemma punterebbe invece più sul discorso relativo al mercato, perché dopotutto l'Inter arrivava da 8 vittorie di fila e se batte la Juve torna a prendersi un bel vantaggio psicolgico. Ma intanto, se perde, nel “percorso” Antonio rischierà di impantanarsi ancora, lasciando la squadra senza slancio mentale per la volata finale. Perché sarebbe l’ennesimo scontro diretto non vinto: all’Inter sono tanti.

Sui social si dice che sia colpa di Handanovic. Il che quest'anno è stato in parte vero, ma l'aggressività in marcatura dei giocatori non è da squadra di Conte. Col Crotone Zanellato segna ma dopo una copertura leggera di Brozovic, che lascia crossare senza pressing gli avversari. Il gol con la Samp di Keita arriva dopo un buco dietro l'altro. Con la Roma Bastoni si gira di spalle sul gol di Pellegrini e ancora una volta Brozovic non chiude su Villar che crossa per il 2-2. La squadra è quella che vuole lui ma non gira sempre come vuole Antonio e quindi rieccoci con la solita domanda: le carte di questa partita, l’Inter, se le sta giocando bene? Il progetto triennale sposato dall'allenatore è al giro di boa e tra qualche mese ci si dovrà parlare per decidere. Restare e prolungare, o separarsi? Lo spogliatoio seguirà l'allenatore fino alla fine, ma quand’è la fine?

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