di Roberto Dupplicato -
LA QUARTA ROJA
TACKLE DURO – Il derby dei media sulla Spagna che vince col nuovo ciclo, e noi no
Questo Europeo si è chiuso senza sussulti tecnici ma con un’unica certezza: ha vinto chi ha giocato meglio, chi ci ha creduto. Non è la vittoria definitiva dei giochetti sui risultatisti ma va detto che la Spagna di De La Fuente ha battuto Germania, Francia e Inghilterra senza mai soffrire e andando sempre in vantaggio. Certo, c’è il mani di Cucurella che poteva cambiare tutto con la Germania, ma la Spagna dei ragazzini e del meltin pot ha rivinto dopo il trofeo del 2012 che aveva bissato quello del 2008: morale della favola? Questa è un’altra Armata invincibile che solo Gigione Donnarumma ha allontanato da fare due finali di fila.
Il lavoro dietro i campioni
Noi dovremmo prendere esempio da come la Spagna abbia saputo cambiare pelle senza cullarsi sugli allori della Generazione D’oro di 15 anni fa, perché dietro questi nuovi campioni c’è lavoro tecnico e atletico, organizzazione federale e cura per lo sport. Non a caso la Spagna da ormai vent’anni è una realtà in tutti gli sport, cosa che prima riusciva poco. Noi in Italia ci emozioniamo ancora a ricordare Berlino di 20 anni fa e tra vent’anni ci ridurremo allo stesso modo ricordando l’Europeo del 2021, vinto ancora oggi non si sa bene come. Noi con questa Spagna alla fine ci abbiamo perso solo per un autogol, dirà qualche spiritoso, che però non farebbe il bene del calcio italiano, che deve considerare quella partita persa 3 o 4 a zero.

Che poi la mistica di quel gruppo abbia compensato anni di mancate riforme non deve farci abbassare la guardia: la domanda è una, ma ai prossimi mondiali, quelli del 2026, ci andiamo? Nel frattempo la Spagna ha sostituito il britannico 442 col 433, che Zeman ci aveva fatto vedere in Italia negli anni ’90, ma guai a seguire il boemo: è contro il doping e preferisce vincere segnando un gol in più degli avversari. Brutto e cattivo, gli dice la nostra stampa. Salvo poi idolatrare Guardiola che disse “Zeman è un esempio, tifo Pescara”. Non è un caso se uno di quegli allenatori che ha cambiato il calcio e che ha cambiato anche la Roja calcistica tifasse per quella squadra che poi ci ha dato la spina dorsale per la vittoria di tre anni fa.
Ora c’è una nuova Spagna che va a vincere in Europa e che punterà ancora ad alzare coppe, mentre noi senza stadi, senza riforme e senza giocatori ci domandiamo, tristi, se riusciremo a qualificarci fra due anni e nel frattempo viviamo con angoscia la trasferta di Parigi del 6 settembre Perché se Mbappè e soci saranno concentrati il rischio e di prenderne parecchi e di farne davvero pochini: una frittata in terra francese per Spalletti sarebbe un’omelette indigesta, ma solo all’idea che fra 45 giorni c’e da essere pronti per il Parco dei Principi fa sorridere, visto che nel nostro calcio all'orizzonte non si vedono futuri re.
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