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NON ROVINATE IL CAMPIONATO!

TACKLE DURO – Il derby dei media sulla squalifica di Ibra e Lukaku

MILAN, ITALY - JANUARY 26: Romelu Lukaku of FC Internazionale clashes with Zlatan Ibrahimovic of AC Milan during the Coppa Italia match between FC Internazionale and AC Milan at Stadio Giuseppe Meazza on January 26, 2021 in Milan, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Un indegno battibecco tra i due campioni che tirano in mezzo le madri avrà un supplemento di indagine. Per cosa? Visto che nemmeno Lukaku ha denunciato offese razziste e l’arbitro in campo li aveva già ammoniti? In arrivo squalifiche e bufere

Redazione DDD

di Roberto Dupplicato -

Qualcuno dirà che se squalificano Ibra e Lukaku ne guadagnerebbe la Juve. Ma in realtà, vista la classifica della Serie A con le 7 sorelle in 10 punti, sarebbe un colpo a tutto il campionato. Se c’è razzismo, come norma l’art. 28 del codice di giustizia sportiva, la punizione deve essere esemplare. Ma visto che nemmeno Lukaku ha denunciato di essere vittima di razzismo, di che accidenti stiamo parlando?

“Donkey”, la parola detta da Ibra a Lukaku, non vuol dire solo “asino”. In gergo calcistico nel mondo anglosassone è equiparabile a un nostro “scarpone”, “scarparo”, “ciabattaro”. Lukaku è da sempre preso un giro per la sensibilità dei suoi piedi, tallone d’Achille tra le virtuose skill tecnico-tattiche del nerazzurro. Un difetto veicolato dalla narrazione distopica del linguaggio social fino a diventare il marchio: “Lukaku’s first touch” e giù a ride’...

Tackleduro: la rubrica

Ma l’insulto che ha fatto scattare Lukaku era quello sulla mamma. Dipinta dome una credulona, ma non in chiave razzissta.

Ibra ha messo in mezzo il vudù, ma non il colore della pelle. Semmai era classismo, snobismo, ci ha dato la sgradevole sensazione che si ha a vedere i ricchi che ridono della presunta ignoranza dei poveri. Forse per quello Lukaku ha creduto di avere tutti i motivi per perdere la testa, perché Zlatan ha voluto umiliarlo davanti ai suoi compagni e con la voce bella forte a riecheggiare nel Meazza vuoto, forse per farsi tradurre dalle tv di tutto il mondo. Brutto, ma dobbiamo squalificare chi si insulta? Non si finirebbe il campionato manco coi pulcini. Quello di Ibra è stato solo un mind game che è finito male. Ibra studia i suoi avversari e, visto che la vigoria fisica non gli permette più di gareggiare sempre alla pari, si avvantaggia con piccole scorrettezze verbali. È successo con esito con Godin a Cagliari. Ciò che non poteva prevedere era la reazione dì Lukaku. Perché, senza dare colpe a nessuno e al netto di falli e provocazioni precedenti, quello che sembrava voler passare dalle parole ai fatti era il belga. Fosse stato per Zlatan sarebbero state solo parole.

Ma allora perché se Valeri ha dato un giallo a entrambi, una settimana dopo la procura federale apre un’inchiesta e lo richiama? Non era lui lì in campo: che ha visto? Se il giallo non basta ha sbagliato lui, no? Quando Bonucci andò testa a testa con Rizzoli era forse “un buon esempio per i bambini?” No. Successe qualcosa. No. Stavolta, invece, c’è da aspettarsi squalifiche esemplari dal Palazzo. Perché il caso, inspiegabilmente, rimonta. In settimana il presidente Figc Gravina ha tuonato chiedendo - non una consuetudine - un supplemento di indagine sull’immagine che va “messa in discussione sotto diversi punti di vista, il Procuratore vuole vederci chiaro”. Il moralismo, nel frattempo, dilaga. L’opinione del radicalismo-chic calcistico che abbiamo letto dalle colonne de La Repubblica è che “tre mesi di squalifica sarebbero un bel segnale”. Lo ha scritto Massimo Mauro, ma non si capisce perché non ne abbia chiesti 15: così stanno fuori pure tutta la prossima stagione che noi persone perbene due così in Serie A non li vogliamo. Mentre i social interisti partivano al contrattacco ironico con l’hashtag #LukakuSiComportaMale, la comunicazione delle milanesi non è stata altrettanto scaltra: Inter e Milan non hanno fatto fare una pace ai due litiganti e sabato ai microfoni di Sky e DAZN nel prepartita Marotta e Maldini non sono stati alibi pompieri mediatici. Ma ormai, visto che le immagini saranno analizzate la domanda è: quanto e dove squalificheranno Ibra e Lukaku? Tre o quattro mesi in campionato? O solo in Coppa Italia?

A Tiki Taka il CT Mancini dice che “è una cosa di campo” che è “finita lì”. Come disse anche Barella a fine partita, a caldo, alla Rai.

Insomma: il caso non c’è ma bisogna ridare ordine e decoro al calcio italiano squalificando Ibra e Lukaku? Basterebbe - ai moralisti - un video in cui i due si abbracciano e dicono a tutti i ragazzini che li seguono quanto abbiano sbagliato nel derby di Coppa. Squalificandoli si rischia solamente di rovinare il campionato più bello mai visto dopo il peggior decennio del calcio italiano. Quindi succederà.

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