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LA PRIVACY E CHRISTIAN ERIKSEN

TACKLE DURO – Il derby dei media sulle immagini di Eriksen

TACKLE DURO – Il derby dei media sulle immagini di Eriksen

La caduta del centrocampista danese e dell’Inter ha scandalizzato il mondo: molti attacchi a chi ha mostrato le immagini e applausi alle prime con foto del campione in atteggiamento da gara

Redazione DDD

di Roberto Dupplicato -

Fortunatamente Eriksen è vivo ma la polemica sulla privacy è divampata sui media, soprattutto su quelli italiani: forse perché il giocatore in questione è fresco di Scudetto con l’Inter. Fatto sta che sui social italiani è stato intendenza l’hashtag #vergognatevi per più di 24 ore e nel mirino sono finiti giornali e giornalisti: colpevoli di aver esagerato con le immagini del dolore. Però la foto incriminata, quella che per molti non doveva essere pubblicata sui giornali, è invece l’unica immagine che aveva dato speranza in quel triste pomeriggio di Copenhagen. Perché nel calderone delle polemiche finiscono tutti, anche chi ha pubblicato le foto di Kjær che abbraccia e consola la compagna di Eriksen nei concitati momenti dei soccorsi. Non era possibile pubblicare neanche le foto dei soccorsi senza critiche, perché, appunto, per i moralisti social era il caso di mandare la pubblicità, sempre per privacy.

 Tackleduro: la rubrica

Sia chiaro: l’immagine dei calciatori danesi che si mettono in cerchio a proteggere il loro compagno di squadra è commovente ed è anche molto bella. Sì, in quel momento i calciatori stanno proteggendo un compagno dagli occhi indiscreti dei media ma va detto che i media non potrebbero neanche indugiare su quel tipo di immagini che stanno dietro i calciatori, e infatti non lo fanno. La regia stacca sul pubblico, sulle tribune, sugli altri calciatori. Non va a cercare dettagli medici perché tanto quelle immagini non si possono trasmettere. Il telecronista di Sky Andrea Marinozzi è stato molto bravo ed è stato apprezzato perché è riuscito a stare in silenzio, durante quei difficili momenti non era facile. Sicuramente il suo modo di raccontare la vicenda è stato delicato: ha mostrato tatto ed è stato rispettoso. Ma se durante quei silenzi avesse ricordato che cosa fosse successo, non sarebbe stato contrario alla privacy, né uno che spettacolarizzava il dolore: se io, telespettatore, metto su Danimarca-Finlandia e vedo il gioco fermo e gente che piange, voglio sapere che diavolo sta succedendo.

Purtroppo va accettato che Eriksen sia un personaggio pubblico e se certe cose accadono mentre c’è un evento con copertura in diretta televisiva planetaria, le immagini poi saranno - purtroppo ma inevitabilmente - trasmesse. Sì, Sky Sport 24 ha mostrato in loop le immagini di Eriksen che cade a terra. È anche vero che certi tipi di contenuti sono molto richiesti. La prima domanda che ognuno si è fatto quando ho saputo dei soccorsi in condizioni critiche è stata: “come è successo?”.

Quindi quelle immagini vanno mostrate, sia perché raccontano cosa è successo, poi perché hanno un interesse sul pubblico e, soprattutto, perché sono la realtà. Certo, la realtà se cruda va filtrata magari come ha fatto la Rai sui social, mettendo un avviso a precedere le immagini “attenzione, contenuti sensibili”. Ciò che invece non è stato trasmesso con morbosità è stata l’espressione di Eriksen: visto che il giocatore è apparso sin da subito come “spento” il suo volto non è stato mai più riproposto. Quindi la differenza c’è stata: non si è indugiato su immagini delicate con morbosità, non si è cercato il dettaglio per scandalizzare. Si è raccontato quello che stava succedendo sotto gli occhi di tutti, e se sui siti ci sono i tutoli a capitoli: “la sofferenza della compagna”, “l’aiuto di Kjær”, “i cori dei tifosi”... è perché avete a che fare con attività editoriali: forse si va troppo sull’acchiappa click, forse sui social a volte sembra più marketing che giornalismo, ma non da ieri.

Applausi meritati, invece, per Tuttosport o per il francese L’Équipe: che hanno pubblicato in prima pagina foto di Eriksen mentre giocava. Per carità, scelta legittima e poetica, ma altrettanto retorica di Marca che dice “L’Europeo lo hanno vinto i medici”, se parliamo tanto per parlare. Perché raccontare quanto successo in campo è giusto e doveroso, perché è da professionisti se non si indugia sul dolore e questa volta le telecamere non lo hanno fatto in maniera scorretta. I fotografi hanno pubblicato solo le foto che davano “notizie”, come quella di Eriksen che usciva dal campo con la mano sulla fronte. Per fare quelle foto o quelle immagini non devi staccarti mai dal soggetto e sarà poi, in fase di pubblicazione che si rispetteranno gli obblighi deontologici e la privacy di un personaggio pubblico. Quindi arrabbiarsi perché abbiamo visto la realtà è un controsenso, anche perché in caso contrario i media sarebbero stati accusati di censura. O anche perché, perdonate la provocazione, la critica arriva da chi dice “vergogna, hanno pubblicato questa foto” mostrando sui social la foto che voleva censurare sui giornali o da quelli che quando vedono un incidente, rallentano per curiosare formando la coda nella corsia opposta. Ecco, le critiche dell’Italia peggiore no.

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