Declan Rice e Jude Bellingham rappresentano l'apice del nuovo modo d'intendere il calcio.
Il calcio inglese probabilmente non ha mai goduto di così tanta concentrazione tecnica in un solo ruolo, come in questa generazione. A primo impatto vengono in mente Gerrard, Lampard, anche Beckham nonostante la linea temporale non coincide perfettamente come quella dei primi due. Nel secondo decennio del nuovo millennio, però, la zona nevralgica del centrocampo inglese gode, contemporaneamente, della tecnica finissima di Foden, la duttilità di Declan Rice, la (quasi) perfetta pulizia tecnica di Jude Bellingham, tutto combinato meravigliosamente con la solidità e l'equilibrio del veterano Jordan Henderson, in più i polivalenti e preziosi Kobbie Mainoo, Gibbs-White e Morgan Rogers.
In questa sede, oltre tessere le lodi di questa generazione dorata, ci preme mettere a confronto due tra questi calciatori che si scontreranno faccia a faccia nel più prestigioso palcoscenico europeo, la Champions League. Mercoledì il Real Madrid di Jude Bellingham affronterà l'Arsenal di Declan Rice in quel di Londra, in una sfida che può indirizzare il quarto di finale ed aprire ad una delle due le porte delle semifinali.
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Bellingham, un eroe moderno
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Il centrocampista inglese, così come il suo collega Rice, è figlio di una generazione di calciatori perfetti, atleti che potrebbero praticare qualsiasi sport data la loro polivalenza, la loro resistenza ed i loro muscoli. Intorno all'ex calciatore del Borussia Dortmund c'è quasi quell'aura di chi è destinato a dar vita ad un nuovo trittico o quadrilatero, che potrebbe scandire i tempi del nuovo decennio del calcio. Mbappé, Haaland, Yamal, Pedri, Musiala, ognuno è libero di scegliere i suoi eletti sulla base delle preferenze, ma a questi va necessariamente affiancato Jude Bellingham. Un calciatore che segna - tanto - e difende, accelera e bilancia ma, soprattutto, è determinante. Sotto quest'ultimo profilo l'uomo chiave di Ancelotti sembra essere baciato da qualche divinità superiore, che gli permetta di farsi trovare nel posto giusto sempre nel momento giusto.
A vent'anni conosce già il peso di una delle maglie più prestigiose del mondo ed il suo palmares gli permetterebbe di ritirarsi tra qualche stagione, qualora si confermasse a questi livelli. A ventuno anni Bellingham è già un veterano del gioco del calcio: sorvolando le gesta con il Real Madrid, il centrocampista inglese stava riuscendo anche nell'impresa di regalare alla sua nazionale un trofeo che manca da tanto, tantissimo tempo. Facendolo, tra l'altro, sempre da grande protagonista della manifestazione. È impressa nella mente di tutti la sua rovesciata, diventata quasi un simbolo dell'ultimo Europeo. D'altronde il calcio di Bellingham sembra chiudersi proprio in questa combinazione: più la partita si avvia verso la conclusione, più la sua probabilità di segnare aumenta.
Ed è proprio questo a rendere Bellingham un eroe moderno. Ma in realtà anche la sua fisicità sembra fatta apposta per essere un altro elemento di cui farne un vanto. Le lunghe leve, i gesti che sembrano lenti ma vengono compiuti in una frazione di secondo; un fisico che gli permette di svettare in area, esibirsi in finte ipnotiche e nascondere il pallone, togliendolo dalle grinfie degli avversari. In mezzo al fragore del Bernabéu, lui danza con una sicurezza antica ed il tempo sembra rallentare. Sarà proprio lui, nella sua terra, ad orchestrare con la sua tecnica la melodia che suonerà all'Emirates Stadium contro la formazione di Arteta.
Il barometro dell'Arsenal, Declan Rice
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Declan Rice non è un calciatore che polarizza l'attenzione degli spettatori, ma è un calciatore di rara intelligenza, un vero e proprio motore di cui ogni squadra avrebbe bisogno. E, in questo ruolo, è senz'altro uno dei migliori al mondo, forse proprio perché il suo talento viene costantemente forgiato da un allenatore come Mikel Arteta. Il centrocampista ha una storia particolare, legata alla sua nazionale: ha indossato per la prima volta la maglia di una rappresentativa vestendo quella dell'Irlanda durante delle partite amichevoli, nonostante fosse nato in Inghilterra. Il legame con l'Irlanda è suo nonno, nato a Cork. Ma nel 2019, quando ormai era già esploso come promettentissimo calciatore, sceglie di passare alla corte di Southgate, in forza della regola che permette il cambio soltanto qualora non si sia scesi in campo in partite ufficiali.
Guardando una partita qualcuno - con poca attenzione - potrebbe quasi non vederlo in campo, ma vedendo lui si può senz'altro cogliere il ritmo della partita. È lui, infatti, a guidare il pressing della formazione di Arteta sia nei momenti caratterizzati da ritmi bassi che quando si procede a velocità più che sostenuta, perché si è in cerca di riconquistare la sfera. Come Bellingham, inoltre, ha ottime capacità di inserimento ed un buon tiro dalla distanza. In questa stagione Rice ha segnato cinque gol, impreziositi dagli otto assist confezionati per i compagni. Questa dinamicità e polivalenza in campo è ciò che Arteta ama, tant'è che non fa mai a meno di Declan Rice: l'ex West Ham ha saltato soltanto due match in Premier League in questa stagione. Nello scacchiere di Arteta, nonostante i diversi giocatori dal talento luminoso, la pedina fondamentale - soprattutto per quanto riguarda il gioco di posizionamento - è sicuramente Declan Rice.
Il presente e futuro del calcio inglese
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L'Inghilterra è senza dubbio fortunata in questo momento storico, grazie alla grande quantità di talento di cui dispone. Declan Rice è un geometra con la mente del comandante, mentre Bellingham è un raffinato poeta che accende il cuore di ogni lettore. Entrambi rappresentano l'evoluzione del centrocampista moderno, nonostante con interpretazioni diverse, ed hanno rispettivamente grandi possibilità di alzare un trofeo prestigioso quest'anno. La rappresentativa inglese non ha ancora trovato la quadratura perfetta, ma attraverso questi due calciatori capaci di coordinare tutte le componenti fondamentali del calcio attuale, ha grandi possibilità per le prossime manifestazioni. Non c'è dubbio che i due abbiano nel mirino il Mondiale dell'anno prossimo, per far brillare nuovamente l'Inghilterra di un trofeo che manca da 60 anni.