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Al via Chelsea-Liverpool, in programma oggi, domenica 4 maggio, alle 18:30, andrà in scena: una linea sottile tra due mondi calcistici, due visioni, due anime che si guardano con rispetto e diffidenza. C’è chi quella linea l'ha attraversata, in punta di piedi o con i riflettori addosso, pagando spesso un prezzo altissimo: i doppi ex. Chi cambia maglia tra Stamford Bridge e Anfield sa che non porterà con sé solo un nuovo contratto: si prende sulle spalle una valanga di giudizi, amarezze, incomprensioni. E spesso, un posto nella memoria collettiva, nel bene o nel male che sia.
Quando nel gennaio 2011 Fernando Torres firmò per il Chelsea, non cambiò semplicemente squadra: tradì un’idea, un’illusione romantica. A Liverpool era venerato, un simbolo di bellezza calcistica. Ma il suo passaggio ai Blues per 50 milioni fu una ferita aperta. Lì, il Niño divenne uomo, ma non più protagonista. Fu un’ombra, salvo un sussulto immortale: quella corsa solitaria al Camp Nou nel 2012, quando stese il Barcellona e regalò ai Blues la finale di Champions.
24 gennaio 1999: Nicolas Anelka dell'Arsenal in azione durante la partita del quarto turno di AXA FA Cup contro il Wolverhampton Wanderers, giocata al Molineux di Wolverhampton, Inghilterra. La partita si è conclusa con una vittoria dell'Arsenal per 1-2. Credito obbligatorio: Laurence Griffiths /Allsport
In lui, la fedeltà è sempre stata un concetto liquido. Anelka fu un passaggio rapido ad Anfield, un lampo sfuggente mai completamente compreso. A Stamford Bridge, invece, mise radici vere. Gol, titoli, costanza: fu lì che trovò una versione definitiva di sé. E i Reds, guardandolo brillare altrove, sapevano di aver perso qualcosa che non avevano saputo coltivare.
A Chelsea, Joe Cole era l’arte ribelle, il talento che non si addomestica. Vince tutto, ma resta sempre un po’ incompiuto. A Liverpool arriva da Messia, seppur già affaticato. Finisce dimenticato, come un libro bellissimo lasciato a metà. Le due tifoserie si passano la colpa, ma nessuna lo ha davvero salvato.
Moses è la parabola del riscatto. A Liverpool fu solo una comparsa, al Chelsea, grazie a Conte, divenne insostituibile, un guerriero reinventato in corsa. È la prova che spesso non è la maglia, ma chi ti guida a decidere il tuo destino. In lui, Londra vinse la scommessa, Liverpool si perse l’opportunità.
Sottovalutato, intelligente, decisivo a tratti. A Liverpool fu una risorsa, a Chelsea un passaggio breve ma utile. Nessuna delle due tifoserie lo piange, ma entrambe sanno che ha lasciato segni intermittenti.
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