Oggi pomeriggio alle ore 17:30 si gioca il big match della 35^ giornata di Premier League. Allo Stamford Bridge è tutto pronto per Chelsea-Liverpool. Per i Reds si tratta della prima partita da nuovi campioni d'Inghilterra, mentre i Blues cercano punti importanti per mantenere il quinto posto, ultimo disponibile per la qualificazione alla prossima Champions League. Nonostante sia una partita che abbia poco da dire, questi due titani del calcio mondiale tengono sempre incollati al televisore milioni di spettatori. Si tratta di una rivalità che ha scritto pagine di storia del calcio, una rivalità che coinvolge anche due storici impianti: Stamford Bridge e Anfield.
Premier League
Chelsea-Liverpool, scontro tra titani e storici impianti: Stamford-Anfield


Stamford Bridge, dal Fulham al Chelsea: la storia della casa dei Blues
—Doveva essere la casa del Fulham, ma alla fine è diventato il fortino del Chelsea. Stamford Bridge è molto più di un semplice stadio, è un simbolo, un punto di riferimento, una seconda casa per calciatori e tifosi. 148 anni di storia raccontati su un terreno verde che lo rendono il padre di tutti gli impianti del calcio inglese. Inaugurato il 28 aprile 1877, lo Stamford Bridge è infatti lo stadio più antico del Regno Unito, il cui nome significa "ponte sul guado sabbioso". Situato di fronte a Fulham Road, confinante con il quartiere Chelsea, la struttura dista soli due chilometri da Craven Cottage, lo stadio degli acerrimi rivali del Fulham.

Proprio questi ultimi avrebbero dovuto usufruire dell'impianto, ma andò diversamente. Dopo essere stato acquistato dai fratelli Mears, questi ultimi decisero di venderlo ai Whites, ma questi declinarono l'offerta, così i neoproprietari ebbero l'idea che cambiò la storia del calcio londinese: fondarono il Chelsea che, fin da subito, disputò in quell'impianto di 100.000 persone (il più grande del paese) le partite casalinghe. Tutto il resto, come si suol dire, è storia.
Come vale per tutti gli impianti, nel corso degli anni le squadre della Premier League britannica hanno ampliato, modernizzato e ripensato i propri stadi nel corso del tempo per ospitare più tifosi. O quasi tutti. Il Chelsea ha deciso di rimanere sempre fedele alla propria casa, da oltre un secolo. Anche lo stadio ha subito molte variazioni e rinnovamenti, a cominciare dal numero di spettatori.
Dai 100 mila di inizio XX secolo si è passati a 60 mila fino ai 43 mila di oggi. Con in mezzo intrighi legati a vincoli urbanistici, proteste dei residenti e questioni di budget che hanno influito sul numero di posti a sedere. Guarda caso, il record di presenze per il maggior numero di spettatori risale a ben 80 anni fa, quando Chelsea-Arsenal vide ben 82.905 tifosi sugli spalti. Si dice che 100.000 tifosi abbiano assistito a un’amichevole contro la Dynamo Mosca nel novembre 1945, ma non ci sono dati ufficiali che possano darne conferma.

Ma 100 mila o 40 mila che sia, importa fino ad un certo punto. Quando il Chelsea chiama, i tifosi rispondono sempre presente. Perché guardare i Blues non è solo calcio, è una religione. Ogni settore dello stadio canta e grida dal fischio di inizio fino a quando il campo non rimane deserto. E se si vuole parlare di adrenalina pura allora bisogna chiedere ai ragazzi della storica Shed End, la tribuna sud di Stamford Bridge, dove sedeva il crocchio di tifosi più sfegatati sopra il dischetto di rigore dove sono oggi conservate le ceneri della leggenda Peter Osgood.

Anfield: il teatro e il cuore della "seconda squadra"
—Sembrerà strano ma è la verità. Perché la prima squadra a giocare ad Anfield è stato l'Everton dal 1884 fino al 1892, anno in cui John Orrell, a causa del canone di affitto troppo alto, lasciò l'impianto e comprò un terreno a Goodison Park. In quello stesso anno nacque il Liverpool su idea di John Houlding che, subito, si appropriò dell'Anfield abbandonato. Da lì non se ne è più andato. Da quel 1 settembre 1892 quando i neo padroni di casa, davanti a solo un centinaio di persone, disputarono la loro prima partita contro il Rotherham Town vincendo con un pirotecnico 7-1.
Cento persone contro i 100 mila dell'Everton. Una distanza quasi impossibile da colmare. Eppure il Liverpool c'è riuscito. Passo dopo passo. Di preciso, ci vollero solo 9 giorni di tempo per far capire all'Inghilterra che l'Anfield sarebbe stato qualcosa di più di un semplice da campo di gioco. Il 10 settembre dello stesso anno, in occasione della sfida contro lo Stockton, ben 3.000 assistettero alla vittoria dei padroni di casa che li portò in testa al campionato. Da lì è nata la storica rivalità con l'Everton.

Anfield, nel corso della sua storia, è stato scenario di tante vittorie dei Reds, ma la più bella è stata quella giocata fuori dal campo di calcio. La "partita" si è disputata nel 2005 quando al Liverpool è stato proposto di cambiare impianto a favore di uno più capiente per poi dividerlo con l'Everton in modo da disputare i derby nello stesso stadio. In pratica un derby all'italiana. Il progetto del nuovo stadio fu poi abbandonato, in quanto il club fece sapere che il legame tra squadra e stadio è imprescindibile perché racconta una storia lunghissima, che continua a regalare vittorie e emozioni da 130 anni.
Perché l'Anfield è molto più di uno stadio, è il cuore dei Reds, il cui focolare, la Kop, è il centro da dove parte tutto. E' il punto da cui si alza quella marea rossa di sciarpe accompagnata da "You'll Never Walk Alone" prima di ogni gara. Sopra di essa è posto il famoso stendardo in onore di Bob Paisley, l'allenatore capace di vincere tre Coppe dei Campioni tra il 1977 e il 1981, oltre a sei campionati, una Coppa UEFA e una Supercoppa Europea. Fuori dall'impianto, le statue dei due più grandi tecnici della storia del Liverpool: Bob Paisley e Bill Shankly, quest'ultimo autore della rinascita dei Reds e della famosa targa "This is Anfield" posta sulle scalette che portano dagli spogliatoi al campo, per "ricordare ai nostri ragazzi per quale maglia giocano, e ai nostri avversari contro chi giocano".
"Quando morirò non portatemi al cimitero, seppellitemi ad Anfield: lì sono nato e lì voglio morire". Parole di Steven Gerrard, bandiera e capitano del Liverpool del nuovo millennio. Forse non ci sono parole migliori delle sue per raccontare il legame tra i tifosi del Liverpool e il leggendario impianto che da 130 anni scrive e continuerà a scrivere pezzi di storia indimenticabili.
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