In un campionato ricco di derby storici e geograficamente definiti, la sfida tra Crystal Palace e Brighton rappresenta un'anomalia unica nel panorama inglese. Mentre la Premier League entra nel vivo, l'avvicinamento alla sfida delle due squadre è molto simile. Infatti le due squadre occupano il nono e il decimo posto in classifica ed arrivano alla sfida con una vittoria e una sconfitta negli ultimi due match.
PREMIER LEAGUE
Crystal Palace-Brighton, perché si chiama M23 Derby? La storia del soprannome

Il Crystal Palace sta costruendo la sua stagione sulla solidità di Selhurst Park, un fortino dove anche le "big six" hanno faticato e non poco quest'anno. Sebbene la squadra fatichi a trovare continuità in trasferta, in casa rimane un avversario arcigno. Il Brighton, d'altro canto, ha iniziato la stagione spingendo sull'acceleratore. I Seagulls orbitano stabilmente attorno alla zona Europa, continuando a incantare con il loro calcio propositivo, anche se nelle ultime uscite hanno pagato caro qualche ingenuità difensiva di troppo.
Il significato del M23 Derby
—65 chilometri percorrono la distanza tra i due stadi, eppure il match tra Eagles e Seagulls è molto sentito. Il soprannome "M23 Derby" è in realtà un'invenzione mediatica relativamente moderna, anche piuttosto contestata dai tifosi più tradizionalisti. Deriva semplicemente dall'autostrada M23, la strada principale che collega il sud di Londra (l'area di influenza del Palace) alla costa del Sussex (la casa del Brighton).

La vera, profonda ostilità tra le due tifoserie non nasce però dalla geografia, ma dalle panchine degli anni '70. La rivalità esplose nella stagione 1976/77, quando entrambe le squadre militavano in Third Division e lottavano per la promozione. Alla loro guida c'erano due ex compagni di squadra (e noti rivali) ai tempi del Tottenham: Terry Venables per il Palace e Alan Mullery per il Brighton. Una serie di replay infuocati in FA Cup quell'anno e l'ira di Mullery verso i tifosi avversari (a cui, si dice, lanciò delle monete urlando "questo è tutto ciò che valete" dopo esser stato colpito da un caffè caldo), trasformarono una semplice competizione sportiva in un astio personale e viscerale che è stato tramandato per generazioni.
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