Può un allenatore europeo, a maggior ragione italiano, essere quanto di più vicino possibile alla rinascita brasiliana? Se parliamo di Carlo Ancelotti, la risposta è affermativa. Il 26 maggio l'ormai ex allenatore del Real Madrid ha iniziato il suo lavoro come Ct del Brasile, con l'incarico di risollevare le sorti della nazionale più titolata del mondo. È infatti dal 2002 che il Brasile non vince la Coppa del Mondo, ben ventitré anni. Periodo, questo, in cui è riuscito a vincere tre edizioni della Copa America, ma collezionando una serie di insuccessi durante i Mondiali.
Nuova missione
Dal solista all’orchestra: il nuovo Brasile suona con Ancelotti

Carlo Ancelotti, così come fu chiamato da Florentino per mettere le mani sull'agognata Champions League, viene ingaggiato dalla Federazione brasiliana per prendersi nuovamente il tetto del mondo. Ci riuscirà? E, soprattutto, cosa dobbiamo aspettarci dal suo Brasile? I primi appuntamenti saranno venerdì contro l'Ecuador e mercoledì 11 giugno contro il Paraguay, match validi per strappare la qualificazione ai prossimi Mondiali americani.

Cosa è andato storto al Brasile nell'ultimo decennio
Mondiali 2014 e 2018
—Non sarebbero necessari dieci articoli per racchiudere più di vent'anni di pallone brasiliano. Per questo, ci conviene restringere il raggio d'azione agli ultimi 10 anni, facciamo 11, riavvolgendo il nastro fino al Mondiale casalingo del 2014. Terminata ufficialmente l'era di Ronaldinho, Kakà, Ronaldo il Fenomeno e Rivaldo, la lacuna tecnica viene colmata da un ragazzo con i capelli da gangster ed il fisico esile, chiamato Neymar, riuscito a vincere da protagonista indiscusso la Copa Libertadores. È sulla sua fantasia e nel suo estro che si poggiano tutte le speranze ed i sogni dei tifosi brasiliani. Soprattutto considerando che nel 2010 la rappresentativa verdeoro si era fermata ai quarti di finale contro l'Olanda.
La Coppa del Mondo del 2014 era un'occasione per sfoggiare il nuovo che avanza, una nuova generazione dorata che avrebbe di nuovo festa ed allegria in Brasile. Le premesse sono delle migliori, così come le prime partite. Neymar è letteralmente incontenibile e si candida da subito come attore protagonista dell'edizione del Mondiale. Superato, con un pizzico di fortuna, l'ostacolo Cile agli ottavi, il Brasile si presenta ai quarti come favorito contro la Colombia del sorprendente James Rodriguéz.
La formazione di Scolari, infatti, porta il risultato a casa, ma esce dal match fortemente ridimensionato dato il gravissimo infortunio che ha colpito il suo numero 10. Un intervento scomposto del difensore Zuniga causa la frattura di una vertebra all'attaccante brasiliano, che successivamente dirà: "Il dottore è venuto a trovarmi e mi ha detto di avere una brutta ed una buona notizia. La cattiva riguardava la fine del Mondiale per me, quella buona che se fosse stato a due centimetri di distanza non avrei camminato mai più". Senza Neymar si consuma una delle più grandi disfatte della storia del calcio, passata sotto il nome di Mineirazo. La Germania, che di lì a poco si sarebbe laureata campione, infligge una punizione severissima alla nazionale ospitante segnando sette gol in semifinale.

Forte comunque di una buona generazione di calciatori, il Brasile si rimbocca le maniche e prepara il Mondiale russo del 2018. Neymar è ancora la stella più luminosa di quella squadra ed è appena passato dal Barcellona al Paris Saint-Germain per una somma superiore ai 200 milioni di euro. In larga scala i convocati del Ct Tite sono simili a quelli di quattro anni prima. C'è Thiago Silva, c'è David Luiz, ci sono Marcelo e Fernandinho, più qualche giovane calciatore emergente che dovrebbe coadiuvare Neymar, tra cui Gabriel Jesus. Il mondiale del giovane attaccante, però, non rispetta le aspettative. La Seleça0 supera ancora una volta i gironi con facilità, gli ottavi contro il Messico ma si ferma nuovamente ai quarti di finale, stavolta per mano del Belgio.
I Mondiali del 2022 e l'attesa verso Usa 2026
—Nel 2022 finalmente, leggendo le convocazioni, compaiono nomi di calciatori maturi, pronti e già affermati, chiamati a riportare la Coppa del Mondo in Brasile vent'anni dopo l'ultima volta. La fase a giorni, come negli anni precedenti, è una passerella per i calciatori brasiliani, che si esaltano contro la Corea del Sud sfornando una prestazione da quattro gol. Ma per il terzo anno di file, la rappresentativa sudamericana torna a casa contro una squadra europea, la Croazia, che strappa il pass per la semifinale ai calci di rigore. Neymar, ancora una volta, è stato decisivo, aveva portato per mano la sua squadra alla vittoria ma il destino aveva in mente progetti diversi, per lui e per l'Argentina. Nel 2026 ci sarà l'ultima occasione per vincere il Mondiale per l'attaccante del Santos, giunto all'età di 33 anni e con tantissimi infortuni alle spalle.

Oltre Neymar, il buio
—Il Brasile ha conquistato Mondiali con squadre stellari, dai successi meno recenti del 1958 con Pelé, Garrincha, Didí, ed un giovane Altafini fino all'ultimo del 2002 con Ronaldinho, Ronaldo e Rivaldo, passando per la squadra "dei cinque numeri 10" del 1970 composta, tra gli altri, da Gerson, Jairzinho, Rivellino, Pelé e Tostao. La nuova generazione brasiliana, invece, nei momenti difficili, ha potuto contare soltanto su Neymar come riferimento offensivo e qualitativo. Lo stesso che in diverse occasioni ha faticato ad arrivare alla Coppa del Mondo al 100%, lo stesso che più di una volta ha mostrato anche le sue fragilità oltre che al suo talento sconfinato.
La nuova missione di Ancelotti ed un problema da risolvere
—Se pure è vero che il Brasile, negli anni, ha preferito un gioco di stampo europeo rispetto alla sua storia, alla sua tradizione ed alla sua natura, è altrettanto da sottolineare che al di fuori di alcuni elementi, non sempre il fuoriclasse Neymar è stato assistito da un supporting cast così tanto decisivo quanto lui. Vinicius Jr, ad esempio, stella del Real Madrid, fatica e non poco a trovare continuità con la maglia del suo paese. Raphinha, invece, viene dalla sua stagione migliore in carriera. E Antony, calciatore del Betis, è stato rivitalizzato da Pellegrini.
Considerando che con Vinicius Jr Ancelotti ha avuto un intenso feeling al Real Madrid in cui i due hanno insieme vinto due Champions League, la grande sfida del Ct sarà mettere l'attaccante nelle giuste condizioni di esprimersi, gestendo il suo talento e combinandolo con quello dei suoi compagni, probabilmente mai così forti come negli ultimi anni. Insomma, con questo materiale a disposizione c'era bisogno di un "gestore", come viene definito in questi casi. Qualcuno che si occupasse di gestire, organizzare e maneggiare talento e magia. E Ancelotti, negli anni, ha dimostrato di essere il numero uno in questo.
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