Durante la fase a gironi dell'Europeo femminile, in molti hanno notato un nuovo tatuaggio sul collo di Ann-Katrin Berger. Come spesso accade, né il disegno né la zona sono casuali. "Le cicatrici rimaste dopo l’operazione per il cancro per me erano un problema. Mi davano fastidio. Le ho fatte tatuare per non farle vedere a nessuno", racconta il portiere della nazionale femminile tedesca, oggi in forza a New York. "Ora tutti mi chiedono del disegno, non più delle cicatrici".
La storia
Europeo femminile, Berger e la lotta contro il cancro: “Tatuaggi per coprire le cicatrici”

BASILEA, SVIZZERA - 8 LUGLIO: Ann-Katrin Berger della Germania esulta dopo che Sjoeke Nuesken della Germania (non inquadrata) ha segnato il primo gol della sua squadra su rigore durante la partita del Gruppo C di UEFA Women's EURO 2025 tra Germania e Danimarca al St. Jakob-Park, l'8 luglio 2025 a Basilea, Svizzera. (Foto di Matthias Hangst/Getty Images)

Berger e l'Europeo femminile: un tatuaggio per ogni momento difficile
—Berger ha passato diversi momenti difficili nella sua vita, e alcuni dei suoi tatuaggi sono proprio legati ad essi. "Ho un albero sul braccio, è l’ultimo che ho fatto. Me lo sono tatuata quando mi sono ammalata per la seconda volta. Le radici di un albero sono più importanti della bellezza che le circonda", spiega. "Mi sono fatta anche una bussola con una cartella clinica quando mi sono ammalata la prima volta".
La prima diagnosi risale al 2017, poi la recidiva durante gli Europei del 2022. "Ora sto bene. All’ultimo controllo era tutto a posto, ma devo tenermi controllata e sottopormi a esami ogni sei mesi", dice.

Ann-Katrin Berger, Mala Grohs e Doris Fitschen: un destino ingiusto
—Quando anche alla collega Mala Grohs, portiere del Bayern Monaco, è stato diagnosticato un tumore maligno alla gola, Berger non ha esitato a farsi avanti. "Mi è dispiaciuto moltissimo. So bene come ci si sente. Anche se non è facile trovare le parole giuste in quei momenti, mi sono offerta di esserle vicina per qualsiasi cosa", racconta. "Penso che ce la farà. È una combattente, l’ho sempre percepita così. E con una malattia del genere, l’unica cosa da fare è combattere."
Non c’è stato invece lieto fine per Doris Fitschen, leggenda del calcio femminile tedesco, scomparsa lo scorso marzo. "È molto triste. Purtroppo, a volte puoi fare qualcosa, altre no. Il destino può essere davvero ingiusto", commenta Berger.

Berger: una storia a lieto fine
—Dopo quello che ha passato, la prospettiva di Berger è molto cambiata: "Sono grata ogni giorno che il mio corpo stia funzionando così bene e di essere riuscita ad affrontare la malattia così bene. Non è facile, non è scontato, e non ha senso addolcire la realtà. Sono felice di poter ancora praticare lo sport che amo e di avere la mia famiglia al mio fianco".
Ed è forse proprio per questo che le critiche ricevute durante la fase a gironi degli Europei per uno stile di gioco troppo aggressivo non sembrano averla scalfita: "Sono la prima a fare autocritica. Ascolto le osservazioni del mio allenatore, degli altri portieri e poi delle mie compagne. Ma non m’interessa chi mi critica da fuori. Sono già una persona molto esigente con se stessa, non ho bisogno dell’opinione di qualcuno che non è mai stato in porta".
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