Il Protagonista

Il destino del PSG nelle mani di Donnarumma: Gigio sempre più decisivo

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Due prestazioni monumentali contro Aston Villa e Arsenal, un eroico Gianluigi Donnarumma sta tenendo in piedi il PSG.
Luca Paesano
Luca Paesano Redattore 

Per fortuna che a Parigi è arrivato quel genio di Luis Enrique a mettere un po’ d’ordine in una squadra che fino a qualche tempo fa era stata un'accozzaglia scriteriata di grandi campioni. Al di là delle simpatie e delle antipatie, dei giudizi che si possono avere sulla limpidità e sullo sperpero sregolato del club, da un punto di vista puramente calcistico è davvero un peccato che in tutti questi anni il PSG non sia mai riuscito a rendere al massimo del suo potenziale.

La storia insegna che ancor più delle individualità, quasi sempre a far la differenza sono i gruppi, le relazioni, i rapporti, e oggi anche le idee. Tutto ciò che forma l’identità di una squadra, cosa al PSG piuttosto ignota fino all’arrivo in estate di Luis Enrique.

La rivoluzione di Luis Enrique e la nuova anima del PSG

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Da questo punto di vista, il club parigino ha accettato la sfida affidando le chiavi in mano al tecnico spagnolo, che ha portato una visione nuova all’interno del club. Aria fresca. Esiste un’idea di gioco e si scelgono giocatori funzionali a mettere in pratica quell’idea. Ed ecco allora che si preferisce Pacho a Skriniar, ci si inventa soluzioni fatte in casa – vedi Dembélé centravanti –, si punta su giovani come Doué e Barcola. Certo, pagati anche loro a peso d’oro, così come Kvaratskhelia a gennaio, ma sono finalmente soldi spesi con criterio.

Insomma, il Paris Saint Germain ha preso finalmente le sembianze di una grande squadra, con un’identità abbastanza chiara e definita, con una proposta di calcio fresca e moderna. E come ogni grande squadra che si rispetti, alle sue spalle ha anche un grande portiere. Perché se la squadra di Luis Enrique è arrivata fin qui, con un mezzo piede in finale e con speranze di poter eventualmente anche giocarsi il trofeo, in buona parte lo deve anche a Gigio Donnarumma.

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Gigio III, re d'Inghilterra

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La verità è che Gigio da anni è sospeso lì, in quel limbo etereo tra l’essere un fenomeno e l’essere un ottimo portiere. Lo si eleva nell’Olimpo quando sfodera le sue grandi prestazioni e lo si rigetta nell’angolino quando si concede qualche sbandata. Semplicemente, come tutti, ha i suoi punti di forza e i suoi punti di debolezza. Tra i pali è formidabile, con i piedi e nelle uscite un po’ meno. Prendere o lasciare, questo è Gianluigi Donnarumma.

Il cammino del Paris Saint Germain in questa Champions League si lega inevitabilmente ai suoi interventi. Ancor più dei gol di Ousmane Dembélé e delle giocate di Khvicha Kvaratskhelia, ancor più dei lampi di Barcola e del talento purissimo di Desiré Doué. “Gigio III, re d’Inghilterra”, ha scritto L’Equipe dopo le due super parate dell’Emirates che hanno dato al PSG il vantaggio in questo doppio confronto. Persino lo stesso quotidiano che spesso e volentieri lo ha messo alla gogna s’è ravveduto.

La prima su Martinelli, con il destro a girare sul secondo palo, è quasi ‘normale’ per uno come lui. Ma la seconda su Trossard, con il sinistro ad uscire dalla stessa posizione, è davvero qualcosa di irreale. La rapidità felina con cui scende giù e si allunga sulla rasoiata ravvicinata non ha senso per uno della sua stazza. Un graffio su un pallone che cambia la storia. Ma la sera dei miracoli, per citare Lucio Dalla, Gigio l’ha vissuta due settimane prima al Villa Park con una serie di parate da impazzire. Sempre lì poi, in Inghilterra, dove qualche anno prima a Wembley era diventato eroe nazionale senza neanche rendersene conto.

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Donnarumma sempre più protagonista

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È stata ancora una volta la mano di Gigio a tenere in piedi il Paris Saint Germain nei suoi momenti più difficili, così come in tante occasioni aveva già fatto in passato. E pensare che a un certo punto di questa stagione Luis Enrique era arrivato addirittura al punto di preferirgli Safonov. Forse soltanto un giochetto per tenerne alta l’attenzione, in un momento in cui si parlava e sparlava insistentemente della sua situazione contrattuale con il PSG.

Sembrano passate ere geologiche da quando quel sedicenne sbarbato già alto 2 metri veniva lanciato in campo a San Siro da Sinisa Mihajlovic. Ma quello stesso ragazzo, che oggi di barba ne ha un po’ di più e che in bacheca ha messo un po’ di roba tra titoli nazionali e un Europeo con l’Italia, di anni ne ha ancora 26.

Oggi Gigio Donnarumma è senza alcun dubbio tra i migliori portieri al mondo, e il problema è di chi ancora non lo ha capito. È stato decisivo e probabilmente lo sarà ancora, anche perché davanti a sé non ha proprio la difesa più solida e ordinata del mondo. Se oggi il PSG è tornato a sognare, gran parte del merito lo deve al suo portiere.

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