Che la sua carriera non sarebbe stata banale lo abbiam capito praticamente subito, ma che avrebbe raggiunto picchi così alti e soprattutto in maniera così immediata, in pochi ci avrebbero scommesso. Lamine Yamal è il nome. 17 anni e 11 mesi è l’età. Stiamo parlando di un fenomeno. Senza alcun dubbio.
Il confronto
Lamine Yamal può raggiungere i livelli di Messi?

Un calcio senza Re
—Per anni ci si è interrogati su chi sarebbero stati gli eredi generazionali di Messi e Cristiano Ronaldo, un dualismo che ha tenuto in piedi la narrazione calcistica per circa un quindicennio. Col declino delle rispettive carriere si è percepito un anomalo vuoto di potere. Bisognerà farci l’abitudine, ma per ora – e sottolineiamo, per ora – il regno del calcio è senza Re. Non c’è un calciatore che sia nettamente superiore agli altri. È una piramide spuntata, in cui alla base si affollano una serie di nomi talentuosissimi – da Mbappé, a Vinicius Jr, a Bellingham, a Haaland e via discorrendo – senza che nessuno riesca a prevalere sull’altro.
Eppur qualcosa si muove. Si muove eccome. La stagione di Lamin Yamal ha toccato vette inimmaginabili per uno della sua età, e giocate e numeri hanno aperto sicuramente spazio ad una riflessione ben più ampia. Il 19 del Barcellona può raggiungere i livelli dei mostri sacri del calcio?

Lamine Yamal, una storia da predestinato
—È il 29 aprile del 2023 quando Lamine Yamal calca per la prima volta il prato del Camp Nou con la maglia del Barcellona. Minuto 82 e 55 secondi, numero 41 sulle spalle. A 15 anni, 9 mesi e 16 giorni diventa il più giovane esordiente della storia dei blaugrana. Il motivo lo spiegherà di lì a poco, perché nei 10 minuti finali della sfida contro il Betis ci sono due tocchi chiave: il primo per poco non gli regala il primo gol; l’altro, per negligenza di un Dembélé che non era quello di oggi, cancella un assist di quelli che hanno ricordato Neymar.
La prima impressione è che ci si trova di fronte ad un qualcosa di bello. Non ancora definito, molto grezzo, da comprendere, ma sicuramente importante. Il talento si riconosce dai movimenti, dal modo in cui tocca il pallone con il piede sinistro, ma anche e soprattutto da quella capacità illuminata di vedere e immaginare cose che gli altri non vedono. Eppure, la storia ne ha visti passare tanti di giovani così, per finire poi smaterializzati nel nulla. Non è il suo caso, perché, dalla stagione successiva al suo esordio, Yamal inizia a giocare con una continuità decisamente anomala per uno della sua età. La fortuna è quella di trovarsi in un contesto di ristrutturazione di un Barcellona che da qualche anno arrancava, e che per fronteggiare i veti economici posti da Liga e Uefa ha dovuto fare di necessità virtù.
Negli ultimi anni il Barcellona è tornato a fare con risultati importanti quello che sa fare meglio: creare grandi giocatori. Scorriamo la rosa: Lamine Yamal, Pau Cubarsì, Alejandro Baldé, Fermin Lopez, Marc Casadò, Gavi, Inaki Pena, Hector Fort, Marc Bernal. A questi possiamo aggiungerci poi Eric Garcia e Dani Olmo usciti qualche anno prima e poi ritornati alla base.

Yamal e Messi, due alieni a confronto
—A due anni dal suo esordio al Barcellona, possiamo dire tante più cose sulla grandezza di quel numero 41, che nel frattempo è diventato 19. Diciannove, come il Leo Messi degli esordi. Quel Leo Messi che nel 2007 posava per una campagna di Unicef tenendo in braccio proprio il neonato Yamal. Intrecci del destino che quasi vent’anni dopo sanno di un’investitura, di un passaggio di consegne, di un disegno divino. Perché la domanda che tutti si pongono è se oggi Yamal possa essere davvero in grado di raggiungere i livelli di Messi.

Messi vs Yamal, i numeri con il Barcellona
—La questione andrebbe analizzata sotto tanti punti di vista. Se partiamo da un aspetto puramente anagrafico, l’allucinante precocità di Lamine Yamal gioca indubbiamente in suo favore. A 17 anni, 3 mesi e 21 giorni (l’età in cui Messi fa il suo esordio con il Barcellona), il fenomeno spagnolo di presenze ufficiali ne aveva già 66, con 13 gol, 17 assist ed un Europeo vinto da protagonista. Nessuno ha mai fatto quello che sta facendo Yamal alla sua età nella storia del calcio. Non Messi, ma neanche Ronaldo, Neymar, Maradona o Pelé.
E allora cambiamo unità di misura e prendiamo come parametro, ad esempio, le prime 100 presenze in maglia blaugrana. Il Lionel Messi degli esordi era di gran lunga più clinico e incisivo dal punto di vista realizzativo, con 40 gol segnati contro i 22 di Lamine Yamal. A far da contraltare e rendere più equilibrato il confronto ci sono però gli assist forniti, che sono 33 per lo spagnolo rispetto ai 20 della Pulce. Tiriamo le somme: 55 contributi al gol per Yamal, 60 per Messi.
In sostanza, dal punto di vista delle statistiche e del rendimento siamo lì. È la forbice tra le due età ed il fatto che Yamal non sia neppure maggiorenne a rendere questi dati senza senso.

Lamine Yamal è il Messi di questa generazione
—Non spetta sicuramente a noi l’onere di stabilire se Yamal potrà raggiungere o meno i livelli di Messi, anche perché si entrerebbe in una materia piuttosto astratta, in cui inciderebbero in maniera troppo influente gusti e opinioni soggettive. Quello che però ci sentiamo di dire è che Lamine Yamal è straordinario, ed è attualmente la cosa più vicina a Lionel Messi che questa generazione calcistica abbia da offrire. Non in termini di giocate, di colpi o di caratteristiche, che sono chiaramente differenti anche se in certi impercettibili istanti si sovrappongono. È il pensiero, la capacità di vedere le cose prima che accadano, la qualità del trasformare le idee in forma. La dote di lasciare sempre a bocca aperta, di sentirsi tremare quando il pallone raggiunge i suoi piedi.

In un calcio dove il talento viene sempre più sopraffatto dai muscoli, Lamine Yamal è una perla rara che si – e ci – concilia con l’essenza più pura del pallone. Perché il calcio si sta evolvendo in una direzione, ma sarà sempre il genio a dominarlo, a far innamorare, a muovere pensieri e sentimenti. Yamal viene fuori in una generazione in cui il talento e la qualità sono nettamente al ribasso, ed è anche questo a renderlo ancora più speciale.
Messi emerge, e poi diventa padrone, in una generazione di leggende, in una squadra in cui c’è gente come Ronaldinho, Eto’o ed Henry, che non sono certamente i Dembélé, Ansu Fati e Ferran Torres che si trova avanti Yamal. E non è affatto un discorso per sminuire il talento di Yamal, quanto una valutazione fattuale dei due contesti.
Se poi lo spagnolo riuscirà ad essere ancor più alieno di Messi, sarà soltanto la storia a raccontarlo. Noi francamente ce lo godiamo senza farci troppe domande e continuiamo a rimanere senza parole quando lo vediamo incantare con il pallone. Come fosse la prima volta. Come se non ne conoscessimo le potenzialità. Come fosse Messi.
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