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La città è divisa, come sempre. Ma quest'anno la spaccatura è più profonda, è una sfida tra due tipologie di gioco completamente opposte. Da un lato, l'Olympiacos di José Luis Mendilibar: la ricerca della verticalità e il pressing ossessivo. Dall'altro, l'AEK di Marko Nikolic: l'ordine scientifico, la struttura prima dell'individuo.
Mendilibar è un allenatore che si costruisce su un dogma: la palla non si gestisce, si recupera, e si recupera il più vicino possibile alla porta avversaria. Il modulo è un 4-2-3-1 solo sulla carta: in realtà, è un assalto costante. La linea difensiva vive stabilmente sulla linea di centrocampo. I terzini (Ortega e Costinha) sono ali aggiunte, talvolta costretti alla rincorsa quando vengono presi alle spalle. I due mediani, con un Hezze onnipresente e a cui Mendilibar non rinuncia mai, non sono costruttori, sono cacciatori con il compito di annullare al più presto il possesso avversario. L'obiettivo è rubare palla e verticalizzare in pochi secondi. È un calcio dispendioso e spettacolare che infiamma il Karaiskakis Stadium, ma che molte volte può concedere ampi spazi alla squadra avversaria.
Dopo sette giornate, l'Olympiacos ha l'attacco più prolifico del campionato (16 gol fatti) ed è la squadra con il baricentro più alto di tutte. Anche il PPDA, minor numero di passaggi concessi all'avversario nel possesso, ha una classifica che è dominata dalla formazione del Pireo. L'Olympiacos di Mendilibar è una squadra verticale.
Marko Nikolic, il "sergente" serbo, ha portato la disciplina che mancava. È la perfetta antitesi di Mendilibar. L'AEK di Nikolic non cerca la bellezza, cerca l'efficienza e non vuole dominare il pallone, ma gli spazi. Nikolic ha blindato la squadra con un 4-3-3 (o 4-5-1 in fase difensiva) che è un capolavoro di pragmatismo. I due centrali, con un Vida che sta vivendo una seconda giovinezza, non concedono verticalità. L'AEK lascia volentieri il possesso palla, intasa le linee di passaggio centrali e, una volta recuperata la sfera, riparte con precisione chirurgica in profondità.
Al terzo posto in campionato, la squadra giallonera ha numeri che sono l'esatto opposto dei rivali: ha il baricentro medio più basso tra le prime quattro in classifica, ma è la miglior difesa del campionato. L'AEK vince le partite con il risultato minimo indispensabile, 1-0, 2-0. Non ha bisogno di goleade, vista la solidità difensiva di cui dispone.
La vittoria per Mendilibar passa da un concetto: impedire all'AEK di consolidare il possesso e di attivare gli esterni, scavalcando il pressing dei biancorossi. La tattica di Nikolic vive grazie alla pulizia tecnica dei difensori e l'abilità nell'attacco della profondità degli esterni gialloneri. Il pressing dell'Olympiacos non deve essere solo intenso, ma intelligente. Il trequartista, Chiquinho, deve schermare il regista centrale dell'AEK, mentre le due ali e la punta devono indirizzare la costruzione avversaria verso le fasce. Una volta che la palla arriva all'esterno dell'AEK, deve scattare il pressing. Il terzino dell'Olympiacos, Ortega o Costinha in base alla fascia, esce aggressivo sull'esterno avversario, supportato immediatamente dalla sua ala e dalla mezzala di zona (Hezze da un lato e Scipioni o Garcia dall'altro). L'obiettivo è rubare palla in quella zona laterale del campo, per verticalizzare subito e dare la possibilità a El Kaabi, Podence e Yazici (o Strefezza) di rifinire.
Per Nikolic, la vittoria passa da un concetto opposto: l'AEK sa che l'Olympiacos attaccherà a testa bassa, con una linea difensiva altissima. Non deve farsi prendere dalla frenesia, ma deve accettare la sofferenza per attaccare la profondità. Come detto, l'AEK deve accettare di lasciare il possesso, per creare una grandissima densità nella zona centrale del campo. I tre centrocampisti, aiutati dai due esterni alti che si abbassano, devono chiudere ogni linea di passaggio verticale verso i trequartisti e le ali dei biancorossi. Quando l'AEK costruisce deve avere il coraggio tecnico di attirare l'Olympiacos in avanti, ancor più avanti, per liberare ampie praterie alle spalle della linea difensiva del Pireo. Qualora non riuscisse, i calci piazzati rappresentano una grande opportunità per i gialloneri: infatti, l'AEK è fisicamente più strutturato e maestro nelle palle inattive rispetto all'Olympiacos.
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