derbyderbyderby calcio estero Le confessioni di Paul Gascoigne: tra alcool, tentativi di suicidio e incontri mancati
Il genio ferito

Le confessioni di Paul Gascoigne: tra alcool, tentativi di suicidio e incontri mancati

Eugenio D'Antonio
L’ex campione inglese ripercorre la propria vita tra cadute, fragilità e rinascite, raccontando senza filtri gli anni più oscuri e il prezzo della celebrità.
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Paul Gascoigne torna a far parlare di sé. Il genio fragile del calcio inglese, l’uomo che fece commuovere un Paese intero ai Mondiali di Italia ’90, si racconta senza filtri nella nuova autobiografia Eight, in uscita il 23 ottobre per Reach Sport. A 58 anni, “Gazza” ripercorre la propria vita tra eccessi, abissi e momenti di gloria, rivelando con crudezza le ombre che hanno accompagnato un talento fuori dal comune.

Tra gloria e distruzione

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Nel libro, Gascoigne confessa episodi durissimi: la violenza nei confronti dell’ex moglie Sheryl nel 1996, gli anni segnati dall’alcol e i ripetuti tentativi di suicidio. “Non cerco scuse, voglio solo raccontare ciò che è successo”, scrive l’ex stella di Newcastle, Tottenham, Lazio e Rangers. Dietro i gol e le ovazioni, si nascondeva un uomo in lotta con i propri demoni.

A soli 13 anni soffriva di attacchi d’ansia, trovando nel calcio l’unico rifugio. Ma la fama amplificò il caos: nel 1998 arrivò il primo ricovero dopo aver bevuto 32 whisky in una notte. Da allora, una spirale di dipendenze e riabilitazioni, fino al tentato suicidio del 2008. Non so come sia ancora vivo, ammette con amarezza. L’ex centrocampista ricorda anche la notte in cui non fu presente alla nascita del figlio, troppo ubriaco per raggiungere l’ospedale. “Mi perseguita ancora”, confessa.

Dal Papa alla follia

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Il racconto non manca di momenti surreali. Come quando, durante la sua esperienza alla Lazio, ricevette una telefonata di Papa Giovanni Paolo II: “Mi disse che voleva conoscermi, ma arrivai tardi all’incontro”. O come nel 2010, quando si presentò ubriaco sul luogo in cui un criminale armato si era barricato, convinto di poterlo calmare “portandolo a pescare”.

Gascoigne si mostra oggi lucido e autoironico, consapevole del prezzo pagato per il suo talento. “Ho avuto tante seconde possibilità che ho perso il conto”, scrive. Ma, nonostante tutto, non rinnega il suo amore per il pallone: “Non sono mai stato più felice che con un pallone tra i piedi. In quei momenti, tutto andava bene”.