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Le leggende di Liverpool ed Everton: i simboli del Merseyside Derby

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Le bandiere dei Reds e dei Toffees: due storie, una città, e il calcio che le unisce
Silvia Cannas Simontacchi

Da Steven Gerrard a Dixie Dean, da Wayne Rooney a Mohamed Salah: il calcio tra Liverpool ed Everton è fatto di leggende. E domani sera se ne scriverà una nuova pagina.

È tutto pronto ad Anfield: domani alle 21 (ora italiana) il Liverpool ospita l’Everton per la 30ª giornata di Premier League. Reds contro Toffees: è il Merseyside Derby, in cui le due anime della città si fronteggiano. Da un lato, il club abituato a dominare l’Europa, ad alzare trofei e a incantare tutti con il suo gioco spettacolare. Dall’altro, il volto operaio del calcio inglese, una squadra forgiata dal duro lavoro, dalla fedeltà e dall’orgoglio.

Le leggende del Liverpool: "This is Anfield"

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Ci sono club che vivono di trofei, altri di tradizione. Il Liverpool vive di entrambe le cose. Con una bacheca europea da far invidia a chiunque, i Reds hanno scritto la storia del calcio grazie a giocatori e allenatori leggendari. Ecco chi ha reso Anfield un tempio del pallone.

Bill Shankly: il primo re

Le leggende di Liverpool ed Everton: i simboli del Merseyside Derby- immagine 2
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Se il Liverpool è quello che è oggi, lo deve a Bill Shankly. Quando andò a sedersi in panchina, nel 1959, il club annaspava in Second Division. Lui lo trasformò in una macchina da guerra. Carisma da leader, battute taglienti e un’idea di gioco basata sulla dedizione assoluta: Shankly non allenava solo una squadra, costruiva una mentalità. Alla domanda se il calcio fosse una questione di vita o di morte, rispose: "No, è molto più importante."

Con Shankly non si scherzava. Fu lui a introdurre il celebre motto This is Anfield per intimidire gli avversari. E a giudicare dai risultati, funzionava eccome.

Steven Gerrard: l’uomo del destino

Le leggende di Liverpool ed Everton: i simboli del Merseyside Derby- immagine 3
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Se esistesse un Oscar per il “Maggior numero di volte in cui un giocatore ha salvato la propria squadra”, Steven Gerrard ne avrebbe la mensola piena. Il suo nome è sinonimo di Liverpool, in nome di questo legame ha rifiutato offerte faraoniche (ne sa qualcosa José Mourinho) pur di restare l’anima dei Reds.

Il suo capolavoro è sicuramente la finale di Champions del 2005 a Istanbul: all’intervallo, il Liverpool è sotto 3-0 contro il Milan; poi succede la magia: Gerrard segna di testa, incita i tifosi, e guida la rimonta più incredibile della storia. E alla fine, alza la coppa sotto la pioggia.

Ma il calcio sa essere spietato. Nel 2014, quando il Liverpool sembra finalmente destinato a vincere la Premier dopo 24 anni, un suo scivolone fatale contro il Chelsea apre la strada alla beffa.

Mohamed Salah: il faraone moderno

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Non è ancora nella Hall of Fame definitiva, ma Salah è il volto del Liverpool del nuovo millennio. Gol a raffica, record infranti e un’intesa con Anfield che sa di predestinazione. Con i Reds ha riscritto la storia, superando persino Steven Gerrard nella classifica dei marcatori di Champions con questa maglia.

E la sua leggenda è ancora tutta da scrivere.

“People’s club”: le leggende dell’Everton

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Se il Liverpool è sinonimo di trofei europei e notti di gloria, l’Everton è l’anima del calcio operaio. Uno dei club più antichi e rispettati d’Inghilterra, i Toffees hanno costruito una tradizione fatta di talento, fedeltà e passione. Magari ha meno titoli internazionali rispetto ai cugini Reds, ma anche una storia che pochi altri possono vantare.

Ecco le leggende che hanno reso l’Everton un club da rispettare e amare.

Dixie Dean: il re del gol

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Se esiste una leggenda assoluta nel calcio inglese, è William Ralph "Dixie" Dean. Segnare 60 gol in una sola stagione di campionato (1927-28) non è cosa da comuni mortali, e infatti nessuno ci è mai più riuscito. Dean era un attaccante implacabile, devastante nel gioco aereo e un cecchino in area di rigore.

Quando gli dissero che quel record non sarebbe mai stato battuto, rispose: "Se qualcuno ci riuscirà, stringetegli la mano. Perché sarà un uomo migliore di me."

Il record è ancora in piedi.

Howard Kendall: in campo come in panchina

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Da giocatore, Kendall era il faro del centrocampo dell’Everton campione d’Inghilterra nel 1969-70. Da allenatore, portò i Toffees ai vertici del calcio inglese negli anni ‘80, vincendo due campionati, una FA Cup e la Coppa delle Coppe nel 1985.

Dopo quella vittoria europea, Kendall dichiarò: "Questa squadra avrebbe potuto vincere la Coppa dei Campioni, se solo ce l’avessero permesso". Purtroppo, la tragedia dell’Heysel e il conseguente bando imposto ai club inglesi impedirono all’Everton di giocarsi l’Europa. Ma quella squadra era una macchina da guerra.

Wayne Rooney: il ragazzo prodigio

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Rooney è uno dei pochi giocatori ad aver segnato nella storia recente con entrambe le squadre di Liverpool, ma l’Everton è sempre stata la sua casa.

Esploso a soli 16 anni con un gol incredibile contro l’Arsenal, lasciò Goodison Park per il Manchester United, dove diventò una leggenda. Ma il richiamo di casa era troppo forte: nel 2017 tornò a vestire la maglia dei Toffees e, a 32 anni, ricordò a tutti di che pasta era fatto con un gol da centrocampo contro il West Ham.

Un talento purissimo, cresciuto all’ombra di Goodison Park.