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Il caso Piano Miami continua a far discutere e scuote il calcio spagnolo. La riunione convocata dai capitani della Liga per ottenere chiarimenti sulla possibilità di disputare una partita ufficiale negli Stati Uniti si è trasformata in un nuovo motivo di scontro. All'appuntamento non si sono presentati né LaLiga né i rappresentanti di Villarreal e Barcellona, i due club promotori dell’iniziativa insieme all’agenzia Relevent. Una decisione che i calciatori hanno vissuto come un affronto e che ha alimentato ulteriormente la tensione con la federazione guidata da Javier Tebas.
La riunione, prevista per martedì a Madrid, avrebbe dovuto mettere attorno a un tavolo i rappresentanti dei giocatori —attraverso l’Associazione dei Calciatori Spagnoli (AFE)— con Javier Tebas e i presidenti dei club promotori, Villarreal e Barcellona. Tuttavia, nessuno di loro si è presentato. Secondo fonti di LaLiga, la mancata partecipazione sarebbe dovuta a un problema di agenda e alla volontà di riprogrammare l’incontro. Ma per i capitani si è trattato di un vero e proprio “mancato appuntamento”. L’AFE afferma che la Lega ha proposto nuove date in cui i calciatori sarebbero stati impegnati in allenamenti o partite, rendendo impossibile la loro presenza. Un atteggiamento che, secondo i giocatori, dimostra scarsa volontà di dialogo.
I capitani chiedono chiarezza su punti fondamentali del Piano Miami: il rispetto dei diritti stabiliti nel contratto collettivo con LaLiga, la distribuzione degli introiti e il numero di partite che verrebbero disputate fuori dalla Spagna. Denunciano che, nonostante gli scambi di lettere tra AFE e LaLiga, le informazioni richieste non sono mai state fornite. Il malcontento cresce tra i calciatori, che si sentono esclusi da decisioni che li riguardano direttamente. Dopo la riunione fallita, l’AFE ha diffuso un comunicato in cui chiede “rispetto, coerenza e trasparenza”, sottolineando come la tensione resti alta e i capitani siano determinati a difendere le proprie posizioni.
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