Nel calcio europeo esistono rivalità che travalicano i confini dello sport e diventano casi culturali, sociali, politici – e a volte semplicemente questioni di principio. Dissapori vecchi quasi quanto il continente stesso, che affondano le radici nel sangue delle guerre di religione, di tensioni etniche o profonde ingiustizie sociali, e che si sono stratificati nel tempo trasformandosi in un eterno regolamento di conti tra tifoserie.
Il tifo
Rangers-Celtic, Pana-Olympiakos: due tra le rivalità più accese d’Europa

Sul palco di questo affascinante e complesso teatro del rancore, Rangers e Panathinaikos spiccano come protagonisti di alcune tra le rivalità più accese d’Europa: l’Old Firm di Glasgow e il Derby dei Diamanti di Atene.
La faida dei Rangers: l’Old Firm di Glasgow

Non è solo una rivalità cittadina, e nemmeno un semplice derby: l’Old Firm è una faglia che attraversa Glasgow e la spacca in due. Protestanti contro cattolici, unionisti contro repubblicani, ricchi contro poveri. Se nasci qui, non devi scegliere: sai già da che parte stare.
Espressione di una frattura che risale a molto prima del calcio, l’astio tra Gers e Bhoys risale alla Scozia post Riforma e alle tensioni anglo-irlandesi, mai veramente risolte. I Rangers, fondati nel 1872, incarnano l’identità protestante, britannica, conservatrice della città. Nato nel 1887 per volontà di Fratello Walfrid, un frate mariano di origine irlandese, il Celtic era un’occasione concreta di riscatto per la parte più povera ed emarginata della Glasgow vittoriana. Il primo derby si gioca nel 1888: 5-2 per i biancoverdi. Ma sarebbe stato solo il primo di una lunga serie.

Prima di ogni incontro, la città si prepara per settimane. Gli spalti diventano un pulpito, una tribuna politica, una trincea: è come se le guerre anglo-scozzesi non fossero mai finite. I tifosi dei Rangers sventolano la Union Jack con furia, intonando God Save the Queen tra i fumogeni blu. Ma a fronteggiarli, dall’altra parte del campo, ci sono i ragazzi del Celtic. Perfetta antitesi di tutto ciò che sono e rappresentano i Teddy Bears, la Green Brigade si ispira alle curve continentali: cori senza sosta, tamburi, pirotecnica, coreografie a sostegno della Palestina o della causa nordirlandese. Non si definiscono hooligans, ma ultras. Non vanno allo stadio solo per sostenere la squadra, ma per far sapere al mondo chi sono e come la pensano. “Antifascist Glasgow Celtic”, hanno ribadito in più di uno striscione, spesso e volentieri alzando i pugni al cielo e cantando Bella Ciao.
Celtic contro Rangers è lo scontro tra due visioni opposte del mondo, finora e forse per sempre inconciliabili. E ogni Old Firm è un nuovo capitolo di questa storia fatta di fede, rancori e memoria. Un derby che brucia come un incendio mai spento.
La nemesi del Panathinaikos: il derby dell’odio ateniese

Se Glasgow è spaccata in due, la pólis non è da meno. Ad Atene le divisioni si fanno per classe, geografia e orgoglio. Alimentato da un odio viscerale e quotidiano e dal fastidio di dover convivere con qualcuno con cui non si vorrebbe condividere nulla, il derby tra Panathinaikos e Olympiakos non è soltanto il più sentito in Grecia, ma anche uno dei più accesi d’Europa.
Fondato nel 1908, il Panathinaikos nasce come un figlio prediletto nel cuore della città, tra piazze eleganti e caffè borghesi, con vista sull’Acropoli. È il club dell’élite ateniese, dei quartieri alti, degli intellettuali un po’ snob e non troppo velatamente conservatori. L’Olympiakos, invece, nasce nel 1925 nel porto operaio del Pireo: è la squadra dei lavoratori, dei marinai, di tutti quei lavoratori che ben prima di mezzogiorno si sono già spaccati la schiena e sono ormai a corto di improperi. Due anime di una stessa città che non hanno molto da dirsi, e che quando ce l’hanno non è mai qualcosa di piacevole.
Negli anni, questa distanza si è fatta fuoco. Se in campo il confronto è nervoso e feroce, sugli spalti è guerra aperta. Al Gate 7 si schierano i tifosi dell’Olympiakos, famosi – o forse più famigerati – per la compattezza da falange macedone, la coreografia millimetrica, la devozione cieca. Al Gate 13 il Pana risponde con la pirotecnica, l’imprevedibilità e una furia quasi dionisiaca. Entrambi i gruppi rivendicano il primato dell’odio, dell’orgoglio e della presenza, anche nei momenti più bui del calcio greco, tra scandali, violenza e disincanto.

Ogni sport diventa l’occasione di trasformare il tifo in una battaglia: se l’Olympiakos, con un numero impressionante di campionati vinti, domina nel calcio, il Panathinaikos risponde con un palmares di trionfi europei nel basket. Ogni successo dell’uno è uno sfregio per l’altro. E ogni sfregio è un motivo in più per cantare più forte, odiare più intensamente, lottare di nuovo. Lo chiamano il “Derby dei diamanti”, per la passione grezza e infrangibile che lo accompagna.
Ma oltre alla violenza, c’è anche l’attitudine tutta greca al racconto e allo spettacolo. Le coreografie che illuminano le notti ateniesi non hanno niente da invidiare a quelle delle curve balcaniche o sudamericane: bengala, striscioni politici, inni alla città, enormi drappi che ritraggono le porte dell’Ade, Cerbero o il Partenone in fiamme, cori da tragedia e capi ultrà come oracoli di una religione pagana che non ammette apostati.
Rangers-Pana: così distanti, così vicini

Periodicamente, salta sempre fuori la notizia che qualche piattaforma stia producendo una nuova serie tv ispirata alla mitologia greca o celtica – però, in versione dark. Basterebbe aver studiato un po’ di epica per sapere che la mitologia è già abbastanza dark per conto suo. Oppure, più semplicemente, basterebbe farsi un giro a Glasgow o ad Atene nei giorni di derby.
Fede, cultura, lotta di classe, storia, politica, dramma e riscatto. Ma anche rabbia, ferite, talvolta odio. Tutto prende forma sugli spalti, seguendo un copione antico ma ogni volta ancora attuale.
Si dice che il nemico del tuo nemico diventi tuo amico, ma difficilmente potrebbe valere per Rangers e Panathinaikos. Due avversari che si affrontano per novanta minuti, sì, ma con alle spalle i rivali di una vita – anzi, di molte vite. Con un avversario puoi vincere o perdere, con il tuo antagonista no. Un antagonista lo combatti, lo temi, lo odi. E, in un certo senso, lo rispetti.
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