Champions League, secondo turno di qualificazione, andata. Tutto pronto all’Ibrox Stadium di Glasgow per Rangers-Panathinaikos, uno scontro tra due delle tifoserie più calde d’Europa, dove la passione può valere persino più del risultato. Il peso sportivo della gara è importante, ma a rubare la scena saranno le curve: un incrocio di identità, storia e furore da stadio.
Il tifo
Rangers-Panathinaikos, scontro tra due delle tifoserie più calde d’Europa

Ai due estremi del Vecchio Continente, separati da migliaia di chilometri di terra e mare, i Gers scozzesi e i Verdi del Panathinaikos si affronteranno da rivali, ma in fondo parlano la stessa lingua. Anche se, curiosamente, i greci condividono simbolo e colori sociali con i più acerrimi nemici degli scozzesi. Un dettaglio che, all’Ibrox, non passerà di certo inosservato.
I Rangers: il sangue blu di Glasgow

Fondato nel 1872 dai fratelli Peter e Moses McNeil, William McBeath e Peter Campbell, il Rangers Football Club prende il nome da una squadra di rugby inglese e può vantare di essere stato il primo club britannico a raggiungere una finale di un torneo UEFA.
Protestanti e fedeli alla Corona, i Teddy Bears – così vengono soprannominati i calciatori e i tifosi – indossano maglie Royal Blue, sventolano l’Union Jack e intonano orgogliosamente God Save The King dai settori più caldi di Ibrox: Copland Road Stande Broomloan Rear. Il 14 settembre 2022, in occasione di Rangers-Napoli e a pochi giorni dalla scomparsa della regina Elisabetta, è proprio a lei che la curva dedica una delle coreografie più solenni mai viste in Regno Unito: il suo ritratto, sullo sfondo della bandiera britannica, copre l’intera gradinata.
Con oltre 600 club ufficiali di sostenitori e milioni di tifosi in tutto il mondo, la fede blue è arrivata ovunque siano arrivati gli scozzesi (quindi, praticamente dappertutto). Perfino in Estremo Oriente, dove una delle squadre di calcio più famose, gli Hong Kong Rangers, deve il suo nome proprio al club delle Lowlands, di cui il fondatore, un expat scozzese, era un accanito tifoso.

Per anni la squadra più titolata di Scozia, i Rangers hanno conosciuto anche il baratro del fallimento societario: il purgatorio della ripartenza dalle serie minori non ha scalfito la devozione del pubblico, che nella tenacia e della fedeltà ha trovato un tratto distintivo e un motivo di orgoglio. Non stupisce, in questo senso, che Gennaro Gattuso, tra le fila dei Rangers nella stagione 1997-1998, fosse così amato da meritarsi il soprannome di Braveheart.
Come spesso accade nel mondo del tifo organizzato, però, non è raro che il culto della lealtà e l’amore per l’ordine e la disciplina vadano di pari passo con ideologie di estrema destra, omofobe e xenofobe. Ma negli ultimi anni qualcosa sta cambiando. Solo pochi mesi fa, la società ha preso apertamente posizione contro uno striscione apparso sugli spalti con la scritta “Keep Woke Foreign Ideolgies Out. Defend Europe”. Il club, definendosi “moderno e progressista”, ha invitato gli autori e chiunque creda che il tifo non debba essere aperto a tutti ad allontanarsi dai Rangers.
Panathinaikos: l’onda verde dell’Acropoli

Se qualcuno fosse ancora convinto che gli ateniesi rappresentassero il popolo più “pacifico” dell’antica Grecia, oggi come allora si sbaglierebbe di grosso. Nato nel 1908 nella culla della cultura occidentale, il Club Atletico di Tutti gli Ateniesi – o più semplicemente Panathinaikos, Pao o Pana – è la squadra dell’élite “colta” della capitale. Il Panathinaikos è tutt’ora l'unica squadra greca ad aver disputato una finale di Coppa dei Campioni, persa 2-0 contro l’Ajax nella stagione 1970/71.
L’attuale simbolo, un trifoglio, e i colori sociali bianco e verde ricordano molto da vicino quelli degli odiati rivali dei Rangers, i Bhoys del Celtic. Ma il riferimento all’Old Firm si ferma all’estetica: il trifoglio risale al 1919, quando il giocatore di origini turche Michalis Papazoglou propose di adottare l’emblema del club da cui proveniva. L’idea portò bene: quello stesso anno, il Pao vinse il primo campionato greco disputato del dopoguerra. Così il verde rimase, sulle maglie e nelle nubi di fumogeni colorati.
Lo stile del tifo biancoverde è preciso, riconoscibile, caratterizzato da un uso smodato di bengala e fumogeni, ma anche da un’ironia velenosa alimentata da un senso di presunta superiorità intellettuale, esercitata con gusto ai danni dei rivali proletari dell’Olympiakos. Compatti, sarcastici e fedelissimi, i tifosi del Panathinaikos nelle trasferte si trasformano in un’autentica onda. In Italia, le loro maggiori simpatie si rivolgono agli Ultrà della Curva Sud romanista.

I cori partono dal Gate 13, l‘anima ultras del club, istituita nel 1966, gemellata con la curva del Rapid Vienna e storicamente stretta in un abbraccio tossico con l’estrema destra. Nel corso degli anni, questa matrice ideologica ha continuato a macchiare il tifo biancoverde di Atene, portata avanti soprattutto dal gruppo di stampo fascista dei Mad Boys, i cui esponenti avevano un ruolo di primo piano nel traffico di droga e nel racket.
Tuttavia, negli ultimi anni, le proteste contro il governo centrale greco hanno creato una frattura all’interno della tifoseria del Panathinaikos, minandone le fondamenta neofasciste e colpendo proprio i vertici dei Mad Boys e degli Ultras Athens. Un cambiamento non radicale, ma comunque significativo, che segna un cambio di passo nella gloriosa ma problematica storia del Gate 13.
Rangers-Panathinaikos: due universi paralleli

Per quanto oggi si senta dire spesso che i tempi delle proteste politiche siano finiti e che i movimenti ultras giacciano ormai sotto i colpi del calcio moderno, il segreto del fascino di una sfida come Rangers–Panathinaikos è tutto nel cortocircuito che crea: due club storici, due tifoserie tra le più accese d’Europa, due curve che si somigliano più di quanto vorrebbero ammettere.
È lo scontro tra due universi paralleli, con il loro ingombrante bagaglio di simboli, passioni e contraddizioni. E anche se gli echi del passato oggi sembrano meno intensi, l’onda verde di Atene invaderà nuovamente le strade di Glasgow, con un cordone di polizia a cercare di arginarla. E i Gers saranno lì come sempre, pronti ad aspettarla.
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