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Siria, calcio e guerra: gli stipendi dei giocatori non sono sufficienti e i club hanno pochi soldi in cassa

AL AIN, UNITED ARAB EMIRATES - JANUARY 15:  The Syria supporters in full voice during the AFC Asian Cup Group B match between Australia and Syria at Khalifa Bin Zayed Stadium on January 15, 2019 in Al Ain, United Arab Emirates. (Photo by Francois Nel/Getty Images)

Le squadre di calcio professionistiche in un paese martoriato dalla guerra stanno lottando per ingaggiare nuovi giocatori, che chiedono aumenti per contrastare il calo del valore delle loro buste paga

Davide Capano

Nove anni dopo una straziante guerra civile, l’economia della Siria è a brandelli, la vita sempre più costosa e la valuta nazionale in caduta libera sul mercato nero. La pandemia di coronavirus ha aggravato i problemi economici, con i calciatori costretti a giocare in stadi a porte chiuse, con tanti saluti ai ricavi da botteghino. “Il calcio professionistico è diventato una maledizione”, ha detto Eyad al-Sibaei, presidente dell’Al-Wathba di Homs, secondo in campionato la scorsa stagione. “I giocatori che una volta giocavano con noi per importi ragionevoli ora chiedono somme astronomiche. Dicono che sia a causa della svalutazione della valuta del Paese”.

La lega siriana, che non ha stelle straniere, è stata sospesa per un solo mese a causa Covid-19, e non si è fermata durante la guerra se non all’inizio nel 2011. I calciatori sono stati trasferiti lo scorso anno per un minimo di 35 milioni di sterline siriane, ma Sibaei ha dichiarato che ora chiedono stipendi fino a 60 milioni di sterline per una singola stagione.

“La prossima stagione avremo bisogno tra i 400 e i 500 milioni di sterline per contratti e altre spese, sapendo che il club ha solo circa 160 milioni in cassa”, ha aggiunto il numero uno della società biancorossa. L’anno scorso “The Knights” (i Cavalieri, soprannome dell’Al-Wathba) hanno speso circa 315 milioni, alcuni dei quali tolti di tasca propria dal presidente (“non abbastanza per il futuro”). Mentre la media dei guadagni in Siria oscilla tra 50mila e 100mila sterline al mese, un calciatore professionista medio porta a casa circa 1,5 milioni di sterline su base mensile.

Osama Omri, centrocampista offensivo dell’Al-Wahda (quinto nell’ultimo torneo), ha ammesso che i giocatori di calcio se la passavano meglio della media siriana. “Gli stipendi sono discreti e il potere d’acquisto di alcuni è buono”, le parole del 28enne del team arancionero di Damasco. “Ma non è sufficiente per garantire il loro futuro in quanto la carriera in campo è breve”, ha spiegato, poiché la maggior parte si ritira poco più che trentenne. Nessun giocatore straniero è stato acquistato dal 2012 in Syrian Premier League, ma la svalutazione record di oggi sta rendendo difficile anche l’acquisizione di talenti siriani. Nel frattempo il valore della sterlina rispetto al dollaro Usa è precipitato nell’ultimo anno, da circa 430 a 1.250 al cambio ufficiale e da circa 600 a 2.000 sul mercato nero.

Altre squadre come Al-Jaish e Al-Shorta sono finanziate rispettivamente dai Ministeri della Difesa e degli Interni. Diversi club affermano che la doppia crisi economica del coronavirus ha esaurito le loro casse e stanno cercando fondi altrove per reclutare nuovi prima dell’inizio della nuova stagione tra un mese. I campioni in carica del Tishreen, con sede nella città costiera di Laodicea, hanno trovato due innesti con fondi da sponsor e membri del consiglio di amministrazione. Il 26enne Ward al-Salama, in gol nella vittoria per 1-0 della Siria contro le Filippine nelle qualificazioni alla Coppa del Mondo 2022, si è trasferito lì dallo Jaish per 50 milioni di sterline. Kamel Kawaya, 22 anni, ha firmato per il Tishreen dall’Al-Shorta per la stessa cifra.

Intanto l’Al-Wahda ha rinnovato i contratti a tutti i suoi giocatori, inserendo anche tre nuove pedine. Nella città settentrionale di Aleppo, invece, l’Al-Ittihad ha stanziato 500 milioni, più del doppio di quanto previsto l’anno scorso. All’Hutteen, altro club di punta di Laodicea, l’allenatore Hussein Afash ha compreso le richieste dei giocatori. “Hanno ragione a chiedere contratti meglio pagati dopo la svalutazione della sterlina poiché ora guadagnano un quarto di quello che guadagnavano”.

 

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