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Massimiliano Allegri torna nello stadio a cui é certamente più legato: Juventus-Milan per lui non può essere una partita come le altre.
Dopo gli esordi in Serie A a Cagliari, Allegri ha fatto il grande salto al Milan nel 2010. In rossonero ha vinto il suo primo scudetto, nel 2011, la prima Supercoppa italiana. A San Siro é stato amatissimo nei primi due anni, perdendo sempre più consensi tra il 2013 e il 2014. Un disinnamoramento che, nel gennaio del 2014, si é concretizzato con l'esonero. Appena 6 mesi più tardi a chiamarlo sarà la Juventus.
La storia in bianconero inizia un po' per caso. Conte lascia la Juve nel cuore della preparazione, a metà luglio, quando di solito i piani per la nuova stagione sono ben definiti. Allegri non viene accolto proprio a braccia aperte, per usare un eufemismo. Un po' perché Conte aveva vinto 3 scudetti di fila, un po' perché le ultime stagioni rossonere non erano state proprio brillanti.
Eppure, la prima annata di Allegri sarà una delle migliori della storia della Juventus. Vince lo scudetto conducendo il campionato dalla prima all'ultima curva, senza nemmeno concedere la scia ai rivali. Dove però Allegri fa la differenza é in Europa. Borussia Dortmund, Monaco, Real Madrid: tutti, nel doppio confronto, si piegano ai bianconeri. Solo i marziani del Barcellona di Luis Enrique impediranno al livornese di centrare il triplete, visto anche il trionfo in Coppa Italia.
La stagione 2015/2016 é più complicata, soprattutto in avvio. La Juventus vince una partita nelle prime sei e la posizione di Allegri sembra in bilico, a -11 dalla vetta. Il livornese torna al 3-5-2, ricompatta lo spogliatoio e conduce una storica rimonta, con un filotto da 24 vittorie in 25 partite. Nel 2016/2017 é il momento del nuovo assalto Champions. La Juve arriva in finale, schiantandosi sul Real Madrid a Cardiff. In campionato sarà ancora scudetto, questa volta in modo molto più agevole, senza bisogno di rimonte disperate.
Nel 2017/18, pur vincendo ancora in campionato contro il Napoli di Sarri, miglior seconda di sempre a quota 91, in Europa la Juve cede ancora il passo al Real Madrid. Questa volta in modo beffardo. Perchè se lo 0-3 dello Stadium all'andata sembra non fare prigionieri, con il gol meraviglioso di Ronaldo in rovesciato, la squadra di Allegri sfiora il miracolo. Al Bernabeu va avanti 0-3, prima del discusso rigore finale che condanna all'eliminazione i bianconeri ai quarti di finale.
Su quel rigore qualcosa si rompe. La Champions League, dopo un'eliminazione così dolorosa quando l'impresa sembrava a un passo, diventa l'unico obiettivo per i bianconeri, che puntano tutto su Cristiano Ronaldo. Poco importa se nell'anno seguente la Juve vincerà un altro scudetto, il vero ago della bilancia è il cammino europeo. E l'eliminazione contro l'Ajax, squadra sicuramente forte ma non rinomata quanto i bianconeri, non depone a favore di Max. Arriva l'esonero, con il popolo della Vecchia Signora ormai totalmente spaccato tra chi ama Allegri e chi, invece, sostiene non sia più l'uomo giusto per l'ambiente.
Dopo due anni di inattività, nel 2021, la Juve esonera Pirlo e deve decidere il nuovo allenatore. La scelta ricade proprio su Massimiliano Allegri. Scelta che in realtà si porta dietro tutti gli strascichi delle spaccature precedenti, con una fetta di tifosi che non ha mai accettato il ritorno del livornese in bianconero. L'Allegri-bis non ha grandi acuti, una Coppa Italia, poco altro. Sono tre stagioni complicate per la Juventus, con la penalizzazione della stagione 2022/2023 in particolare che esclude la squadra dalle coppe europee per l'anno seguente.
Nel 2024 qualcosa all'interno della Juve cambia. Arriva Giuntoli, che mal vede la figura di Allegri e pian piano lo isola. Iniziano a uscire le prime voci su chi potrebbe rilevare il suo testimone. Alla fine sarà Thiago Motta a ricevere l'incarico. Non prima, però, di un ultimo coup de theatre. L'allenatore ex Cagliari nella sua carriera non ha mai cercato di nascondere la sua emotività. A Roma, contro l'Atalanta in finale di Coppa Italia, va in scena l'ultimo atto. Dopo qualche scelta rivedibile del direttore di gara, Allegri impazzisce, lancia la giacca, la cravatta, urla contro tutti. Una scena surreale, già cult nella storia del calcio italiano.
L'Allegri furioso, Juventus-Atalanta, finale di Coppa Italia 2024 (Foto di Paolo Bruno/Getty Images)
Perchè, alla fine, Allegri è sempre stato anche questo. Divisivo, o lo ami, o non lo sopporti. A partire dalle sue dichiarazioni, frasi incise nella mente di ogni appassionato: "Musetto davanti", "Ci sono le categorie" sono solo due delle celebri battute passate alla storia che il livornese, con la sua pungente ironia, ha regalato agli ultimi anni di calcio italiano. All'ambiente bianconero, probabilmente, questa divisione ha fatto più male che bene, soprattutto nel secondo ciclo. Eppure, una cosa è certa: per la Juventus Massimiliano Allegri non sarà mai un allenatore come gli altri e, soprattutto, viceversa.
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