PARLA LA STORIA

Arrigo Sacchi: “Ecco cosa lascia Berlusconi al mondo del calcio”

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Arrigo Sacchi ha ricordato Silvio Berlusconi, dal Milan e la generosità del Cavaliere, fino all'eredità che lascia al calcio
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Redazione DDD Direttore responsabile 

Silvio Berlusconi ha segnato un’epoca per il calcio italiano. Non è utopia affermare che nelle pagine dello sport del nostro Paese rimarrà per sempre un prima e un dopo Berlusconi. Con lui se ne vanno 29 trofei in 31 anni di Presidenza del Milan e una storica qualificazione in Serie A in meno di un lustro alla guida del Monza. Ma non solo, l’addio del Cavaliere porta con sé una vera e propria “rivoluzione copernicana”, nelle modalità di intendere e percepire il mondo del pallone.

Arrigo Sacchi: “Spero in un nuovo Berlusconi”

Dalla spettacolarizzazione televisiva del calcio, all’arrivo in elicottero sul campo dell’Arena Civica di Milano, fino alle squadre di campionissimi e mister innovatori. Oggi, dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, parla quello che rimane con tutta probabilità l’allenatore più voluto (e corteggiato) dall’ex primo ministro.

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(Photo by Pier Marco Tacca/Getty Images)

Senz’ombra di dubbio, colui il quale ha portato le maggiori soddisfazioni dell’era berlusconiana. Ai microfoni di Footballnews24 è intervenuto Arrigo Sacchi.

Buongiorno Arrigo. Qual è la prima cosa che le viene in mente quando ripensa a Silvio Berlusconi? “Mi viene in mente la sua generosità, la sua intelligenza, il suo entusiasmo, la sua competenza. Una persona veramente straordinaria”.

È corretto asserire che Silvio Berlusconi fu il primo a credere in lei? “Assolutamente si. Era avanti rispetto a tutti gli altri. Ma non solo con me, anche in altre cose ha dimostrato di esserlo. Era una grande persona, io gli sarò riconoscente per tutta la vita. Perché mi ha messo nelle migliori condizioni di operare, mi ha aiutato nei momenti difficili, mi è sempre stato vicino. Mi ha permesso di lavorare come meglio non potevo”. E quale era il suo rapporto con il Cavaliere? “Era un uomo generoso con tutti. Con me si è dimostrato non solo generoso, ma ha visto prima di tanti altri quello che altri forse non avevano ancora visto”.

Quanto ha influito la personalità di Berlusconi nella costruzione del suo Milan? “Lui non parlava mai di ‘vincere’ e basta. Lui diceva che dovevamo ‘divertire, convincere e vincere’. Per lui la bellezza era importante. Voleva vincere con merito in un Paese in cui il merito è stato messo da parte, un Paese individualista che non fa mai squadra. Devo dire che era un grande e come ho spiegato anche un generoso…perché mi ha permesso di fare le cose in cui credevo”.

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