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Classe 2005, talento da vendere, idee ben chiare e un presente già in Nazionale Under 21. Riyad Idrissi è tra le punte di diamante del Cagliari, dove ha svolto gran parte della trafila delle giovanili. Una storia ricca di capovolgimenti di fronte e difficoltà personali, brillantemente superate grazie al supporto della famiglia e a un carattere temerario. Ed è proprio ai genitori che vuole dedicare il suo sogno più grande: vivere di calcio, senza fare più sacrifici.
Una vita di sacrifici per inseguire il suo sogno, quello di sfondare nel calcio che conta. Prima le lunghe trasferte quotidiane in Sardegna per allenamenti a soli 11 anni, in contemporanea con la scuola, poi l'inserimento in pianta stabile con le giovanili del club sardo, fino al prestito al Modena della scorsa stagione e il ritorno in rossoblù, per restare in piante stabile in prima squadra. Idrissi si è raccontato sulle frequenze di Radiolina, parlando del suo momento magico e delle emozioni degli esordi.
"L'esordio in prima squadra con il Cagliari è stato incredibile, un'emozione così forte che non saprei spiegarla a parole. Giocare in pianta stabile con la maglia della squadra che ho sempre tifato è stato bellissimo. Quando sono entrato però quelle emozioni si sono fatte da parte. Poi la Nazionale Under 21: avevo collezionato già presenze con U 19 e 20, con la Nazionale maggiore che è il sogno di chiunque. Ringrazio Baldini per aver creduto in me, spero siano contenti di me sia dentro che fuori dal campo", dichiara.
La parte più emozionante delle sue dichiarazioni è quella che riguarda il suo sogno nel cassetto: si potrebbe immaginare vincere un Mondiale, una Champions League ma invece è qualcosa di molto più importante per Idrissi. "Il mio sogno è dire presto ai miei genitori che non dovranno fare più sacrifici per me e che possiamo condurre una vita bella. Spero che le miei emozioni in campo vengano trasmesse ai tifosi e che siano sempre orgogliosi di me, come lo sono mia madre e mio padre. Devo tutto a loro, quando ne parlo mi commuovo sempre. Mio padre si è fatto in quattro per non farmi mai saltare un allenamento, piuttosto saltava lui il lavoro. Loro c’erano quando mi sono rotto il crociato o quando ho avuto delle difficoltà. Quando li vedo li abbraccio tanto e crescendo capisco i sacrifici che hanno fatto per me", chiosa il giovane talento.
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