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Con il ritorno di Stefano Pioli sulla panchina della Fiorentina, il club viola ha compiuto una scelta importante e ambiziosa. Nell’ultima esperienza in Italia, l’allenatore era riuscito a dare al Milan un’identità di gioco chiara e riconoscibile, coronata dalla meritata vittoria dello scudetto 2021-22. Pioli non si è mai nascosto: a inizio stagione si è persino detto “offeso” per non essere stato menzionato da Massimiliano Allegri tra i tecnici candidati a lottare per le prime quattro posizioni e, quindi, per la qualificazione in Champions League. La Fiorentina, del resto, è in una fase di crescita costante: le posizioni raggiunte negli ultimi anni lo testimoniano. Ma ha davvero torto Allegri a “tagliare fuori” i viola dalla corsa Champions? Analizziamolo insieme.
La squadra guidata da Vincenzo Italiano è stata capace di costruirsi un’identità precisa e riconoscibile. Le idee del tecnico erano chiare, ma forse gli interpreti in campo non riuscivano sempre a rispecchiarle al 100%. Un esempio lampante si è visto nella finale contro il West Ham, persa per una lettura difensiva errata che non dovrebbe verificarsi a maggio dopo un anno intero di lavoro.
Nonostante ciò, i risultati parlano da soli: due finali di Conference League e una di Coppa Italia raggiunte in appena due stagioni, oltre a vittorie di prestigio in campionato contro Milan e Inter nel 2023. Il pressing alto e la difesa a uomo sin dalla metà campo avversaria rappresentavano il marchio di fabbrica della sua Fiorentina, una squadra che in più di un’occasione è riuscita a sorprendere avversari di rango superiore.
L’unico vero rammarico è stato non riuscire a sollevare un trofeo. Quell’esperienza, però, ha gettato le basi per il futuro e lasciato in eredità un percorso di crescita. Un percorso che Palladino ha perfezionato e che oggi spetta a Pioli provare a completare.
Raffaele Palladino è arrivato alla Fiorentina dopo due anni più che positivi alla guida del Monza. È approdato a Firenze tra l’incertezza dei tifosi e ha dovuto dimostrare sul campo tutto il suo valore. Uno dei suoi più grandi meriti è stato rivitalizzare l’ambiente dopo l’addio del vecchio mister e riuscire a rimanere credibile nell’arco della stagione.
La Fiorentina di Palladino ha sempre mostrato una vocazione offensiva, con un centrocampista che si abbassava in fase di impostazione (come Adli). Gli esterni, Dodò e Gosens, che sprigionavano il loro potenziale rimanendo larghi e alti, tentando talvolta anche inserimenti coordinati con l’ala di riferimento. Anche quando la squadra si è trovata a dover disputare partite più “sporche”, ha dimostrato di esserne all’altezza. Il 3-0 contro l’Inter ottenuto con appena il 28% di possesso palla ne è l'esempio perfetto. Insomma, Palladino ha dato un’idea chiara e ha conquistato un sesto posto che, in altri anni, sarebbe valso l’accesso all’Europa League. La viola manca l'Europa League dal 2016/17, mentre la Champions manca dal 2009/10.
Pioli dovrà essere bravo a prendere in mano un gruppo che ha subito diversi cambiamenti, ma che possiede qualità importanti. L’attuale tecnico deve trovare la quadra per permettere ai suoi giocatori di esprimersi al meglio in campo. Due terzini come Dodò e Gosens sono fondamentali, e Pioli ha già dichiarato di aspettarsi gol da loro. Le loro caratteristiche saranno un punto di partenza da sfruttare, magari prendendo spunto da alcune idee di Palladino. In fase di impostazione, l’utilizzo di Fagioli potrebbe dare quel tocco di qualità che Adli ha garantito lo scorso anno, risolvendo molti problemi.
Anche l’attacco è diventato un rebus. L’utilizzo di un trequartista come Gudmundsson sembra imprescindibile, ma non mancano i problemi. L’islandese è spesso soggetto a infortuni e, in rosa, la Fiorentina non ha altri giocatori con le sue stesse qualità. Cambiare modulo escludendolo, inoltre, risulterebbe complicato.
Serve quindi una scelta forte, perché la Viola è priva di esterni offensivi abili nell’uno contro uno. Dodò e Gosens sono due esterni puri, bravi nel gioco di squadra, nei cross e negli inserimenti, ma non garantiscono l’imprevedibilità tipica delle ali. Alla luce di queste premesse, il 4-3-1-2 sembra l’ipotesi più concreta. In fase di impostazione i terzini si alzerebbero sugli esterni, permettendo a centrocampisti e difensori centrali di occuparsi della prima costruzione. In attacco, Kean appare un titolare inamovibile, mentre Piccoli e Džeko si alterneranno di volta in volta come suo partner.
Insomma, Pioli dovrà lavorare molto per amalgamare le qualità dei suoi giocatori. I nuovi arrivi sono numerosi Piccoli, Nicolussi Caviglia, Sohm, Viti e Fazzini. L’impressione è che servirà ancora del tempo al tecnico per capire come sfruttare al meglio ogni singolo elemento, ma l'obiettivo della stagione è chiaro: la Champions League o l'Europa League.
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