derbyderbyderby calcio italiano Esclusiva – Giovanni Galeone: da Helveg a Bellucci, il calcio omaggia il Mister (VIDEO)

Il ricordo di Galeone

Esclusiva – Giovanni Galeone: da Helveg a Bellucci, il calcio omaggia il Mister (VIDEO)

Esclusiva – Giovanni Galeone: da Helveg a Bellucci, il calcio omaggia il Mister (VIDEO) - immagine 1
L’articolo celebra, anche con gli occhi di chi lo ha vissuto, la figura di un allenatore carismatico e innovatore del calcio italiano, capace di trasformare ogni squadra in un laboratorio di idee e spettacolo
Stefano Sorce
Stefano Sorce

Ci sono persone che non si limitano a vivere il calcio: lo cambiano, lo colorano, lo rendono eterno. Giovanni Galeone era uno di loro. Oggi, mentre il pallone continua a rotolare sui campi d’Italia, sembra quasi di vederlo ancora lì, con il suo sguardo curioso, una sigaretta tra le dita e quel sorriso ironico di chi sapeva di essere avanti. Il calcio, per lui, non era solo un mestiere. Era un modo di guardare la vita: con coraggio, fantasia e una buona dose di sana follia.

L’anima di un visionario

—  

Galeone non è stato soltanto un allenatore. È stato un artista del gioco, un poeta del pallone in un’epoca che spesso dimenticava la bellezza. A Pescara ha costruito un sogno, più che una squadra. Era la fine degli anni Ottanta e quel gruppo leggero, spavaldo e libero fece innamorare un’intera città. Il suo “calcio champagne”, come lo chiamavano, non era solo spettacolo: era una filosofia, un manifesto di libertà dentro un rettangolo verde.

In carriera ha guidato Udinese, Pescara, Perugia, Napoli, Ancona, e ovunque è andato ha lasciato la sua impronta. Le sue promozioni in Serie A non sono mai state frutto del caso, ma di un’idea chiara: divertirsi prima di tutto, e far divertire la gente. Perché il calcio, diceva, è emozione, non calcolo. E lui riusciva a trasmetterla in ogni gesto, in ogni parola, in ogni panchina abitata con quella calma solo apparente.

Il maestro che formava uomini, non solo calciatori

—  

Chi ha lavorato con lui lo racconta come un uomo diretto, ma profondamente umano. Amava discutere, provocare, far pensare. “Galeone non ti spiegava uno schema: ti spiegava la vita”, ha raccontato un suo ex giocatore. Forse è proprio per questo che tanti, una volta appesi gli scarpini al chiodo, hanno portato con sé qualcosa di lui. Galeone insegnava a guardare il campo con curiosità, a trovare la soluzione giusta senza schemi fissi, a usare la testa prima dei piedi. Ecco perché oggi, in tanti, lo ricordano come un padre calcistico, un uomo che sapeva scorgere il talento anche dove gli altri non lo vedevano. Non costruiva robot, ma pensatori. Non imponeva, suggeriva. Non allenava, ispirava.

Un legame che va oltre il tempo: Galeone e Allegri

—  

Tra tutte le storie nate dal suo calcio, ce n’è una che racconta meglio di tutte chi era Giovanni Galeone: quella con Massimiliano Allegri. I due si incontrano a Pescara, stagione 1991-92. Max è un ragazzo con tanto talento e poca disciplina; Galeone lo accoglie, lo guida, lo stuzzica. Da lì nasce un legame che diventerà indissolubile. “Dopo mezz’ora di allenamento avevo capito che era diverso da tutti”, ha detto Allegri. Diverso perché parlava un linguaggio che andava oltre la tattica, fatto di intuizioni e libertà.

Negli anni, i ruoli si sono invertiti: Allegri è diventato un vincente, uno degli allenatori più titolati del nostro calcio. Ma il filo con Galeone non si è mai spezzato. Cene, telefonate, battute, consigli. Allegri lo chiamava “maestro”, ma più di tutto lo considerava un amico, quasi un padre. E quando lo citava in conferenza, lo faceva con quella gratitudine sincera che si riserva solo a chi ti ha cambiato la vita.

Esclusiva – Giovanni Galeone: da Helveg a Bellucci, il calcio omaggia il Mister (VIDEO)- immagine 2

Le parole di chi lo ha conosciuto

—  

“Giovanni Galeone è stato un mito, non solo per i pescaresi. Io non ho avuto la fortuna di essere allenato da lui, ma ho giocato a Pescara per due anni e, in quel periodo, si parlava solo ed esclusivamente di Giovanni Galeone. È una perdita importante per il calcio italiano e non solo. Gli porgo le mie condoglianze: sicuramente è un personaggio che mancherà al calcio. Ora appartiene alla storia.” — Pasquale Luiso.

"Ho avuto il mister Galeone nel mio primo anno a Udine; il secondo era Allegri. Il ricordo che ho di lui, pur non avendo giocato molto, è quello di una persona vera, un personaggio d’altri tempi. Un grande conoscitore di calcio, soprattutto del bel calcio, e uno che ti diceva sempre le cose come stavano, senza mezze misure, sia nel bene che nel male, anche se quel “male” era sempre costruttivo. È stato un personaggio importante per il calcio italiano. Mando un grande abbraccio a lui, che ora è in cielo, ai suoi cari e a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di stargli vicino. Ciao mister, sicuramente lassù starai parlando di calcio con altri grandi come te. Ti mando un abbraccio grande e sono davvero onorato di aver condiviso con te sei mesi nella mia prima esperienza a Udine. Grazie di tutto". — Gaetano D'Agostino.

"Sono sempre molto restio a fare video per queste occasioni, ma con il Mister ho avuto un rapporto davvero speciale. Anche se mi ha allenato solo per pochi mesi, tra noi è nata una bellissima amicizia che è durata per tutto il resto della sua vita". — Giuseppe Taglialatela.

Ho avuto la “sfortuna” di avere il mister verso la fine della sua carriera, perché da subito avevo capito che era un esteta del calcio, uno a cui piaceva giocare bene! C’è un aneddoto che mi è rimasto particolarmente impresso e che spiega bene la sua mentalità: giochiamo a Udine contro l’Inter di Mancini, nel periodo post-Moggiopoli. Loro erano primi in classifica e molto forti. Durante la settimana, il mister ci dice che avremmo giocato con quattro punte. Era una vera partita “Davide contro Golia”. La gara finisce 0-0. A fine partita un giornalista gli chiede: «Mister, molto bene le quattro punte, quindi le rivedremo domenica prossima?» E lui risponde: «No, contro l’Inter si poteva giocare a quattro punte, domenica prossima no!» Ecco, in quella battuta c’è tutto Giovanni Galeone. E poi si percepiva anche quel bel legame con mister Allegri, che lo stimava tantissimo".— Andrea Dossena.

Il presente che porta il suo nome

—  

Oggi, che il suo nome torna a risuonare negli stadi e nei ricordi, ci rendiamo conto di quanto Galeone sia stato importante. Le sue idee, la sua ironia, la sua capacità di osare quando nessuno lo faceva. Parlare di lui, adesso, non è solo guardare indietro: è guardare dentro ciò che il calcio dovrebbe ancora essere.

Abbiamo visto le sue immagini, ascoltato le voci dei suoi ex calciatori, quelli che lo hanno amato, quelli che con lui hanno litigato e poi capito. Alcuni di loro hanno deciso di scrivere parole che profumano di gratitudine, di affetto vero. Le leggeremo insieme, e sarà come tornare su quei campi dove Galeone insegnava che la tattica conta, sì, ma solo se nasce dal cuore.

Cosa ci lascia

—  

Ci lascia la libertà di provare, di sbagliare, di credere ancora che il calcio possa essere poesia. Ci lascia la risata di un uomo che non si prendeva troppo sul serio, e proprio per questo sapeva essere grande. Ci lascia la lezione più bella di tutte: che anche quando la partita sembra già scritta, c’è sempre spazio per un colpo d’ingegno, un’idea, un sorriso.

Oggi non lo salutiamo davvero. Perché chi ha insegnato a sognare non se ne va mai.

Ciao, Mister. Il tuo calcio vive ancora, qui e ora.