L'amarcord: Barcellona-Inter del 2010

La “Bella Sconfitta” del 2010: l’Inter di Mourinho trionfa al Camp Nou

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Nella notte del 28 aprile 2010 al Camp Nou, un’Inter ridotta in dieci uomini per l’espulsione di Thiago Motta resiste 84’ agli assalti del Barcellona. Un gol di Piqué non basta; l’1-0 garantisce l’accesso in finale grazie al 3-1...
Michele Bellame Redattore 

Ieri al Montjuïc, un incredibile 3-3 tra Barcellona e Inter ha acceso nuovamente le emozioni di questa semifinale di Champions League, trasformando ogni capovolgimento di fronte in un brivido per i tifosi. L’Inter si era portata sul 2-0 entro il 21’ grazie a Marcus Thuram e a un acrobatico gol in rovesciata di Denzel Dumfries, sfruttando ripartenze fulminee che hanno messo in difficoltà la retroguardia blaugrana. La reazione del Barça è esplosa con la magia del 17enne Lamine Yamal, che con un autentico capolavoro di tecnica ha riaperto la partita prima dell’intervallo. Nella ripresa, Raphinha ha trovato il definitivo 3-3 con un sinistro ravvicinato deviato da un difensore nerazzurro, suggellando una serata di grande spettacolo e lasciando tutto aperto per il ritorno.

Tutto ora si deciderà al Giuseppe Meazza, dove la tensione sarà alle stelle e la posta in palio più alta che mai. Ma è impossibile non tornare con la mente a quel 28 aprile 2010, quando un’Inter in dieci uomini resistette al Camp Nou per 84 minuti prima di capitolare 1-0: un risultato che comunque bastò grazie al 3-1 dell’andata. Quella “bella sconfitta”, definita così da José Mourinho, rimane un simbolo di resilienza e organizzazione tattica, un’eredità che la squadra di Simone Inzaghi cercherà di onorare nella prossima sfida.

La serata al Camp Nou

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Nella notte del 28 aprile 2010, un’Inter in dieci uomini rifiorì al Camp Nou, resistendo all’assalto del Barcellona e uscendo a testa alta nonostante la sconfitta per 1-0, grazie all’eroica organizzazione difensiva voluta da José Mourinho. Il gol di Gerard Piqué all’84’ non bastò ai padroni di casa per ribaltare il 3-1 subito a Milano, e l’Inter si qualificò alla sua prima finale di Champions League dopo 38 anni .

Dopo il convincente 3-1 dell’andata al Meazza, firmato da Wesley Sneijder, Maicon e Diego Milito (con il vantaggio iniziale di Pedro) , l’Inter arrivò a Barcellona con l’obiettivo di gestire il minimo svantaggio. Tuttavia, al 28’ Thiago Motta, già ammonito, fu espulso per un intervento su Sergio Busquets, lasciando i nerazzurri in dieci per oltre un’ora . Il possesso del Barça toccò l’86,4 %, ma la linea difensiva composta da Lucio e Walter Samuel non concesse tiri realmente pericolosi .

Solo all’84’, su calcio d’angolo di Xavi, Gerard Piqué trovò il colpo di testa vincente, scatenando il boato del Camp Nou . Nonostante l’intenso assedio finale, l’Inter resistette, trasformando una sconfitta di misura nell’ennesima prova di forza di quella stagione.

L’eredità di quella notte

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José Mourinho definì quella “la più bella sconfitta” della sua carriera, frutto di disciplina tattica e psicologia vincente . L’Inter volò così al Santiago Bernabéu dove, il 22 maggio, alzò la Champions battendo il Bayern Monaco 2-0 e completò il leggendario Treble . Quella notte al Camp Nou restò un simbolo di resilienza: la dimostrazione che, spesso, organizzazione e sacrificio possono piegare anche il più titanico degli avversari.