"Here we go! Ale, ale, ale! Go, go, go! Ale, ale, ale!". Una canzone, una hit, un inno diventato iconico e indissolubilmente legato al Mondiale francese del 1998. Un'edizione piena zeppa di talento e ricca di momenti che hanno forgiato la storia del calcio a cavallo di due millenni diversi. Manifestazione, tra l'altro, che presentava diverse novità rispetto alle precedenti: l'allargamento a trentadue squadre, l'introduzione del Golden goal, la possibilità di effettuare tre sostituzioni e i pannelli luminosi per indicare i minuti di recupero. Insomma, un vero e proprio spartiacque della storia dei Mondiali.
Il racconto
Odissea nel Mondiale del 1998: la staffetta Del Piero-Baggio, i rigori contro la Francia e quella foto iconica

È il 1998: anno in cui Leonardo DiCaprio diventa l'idolo planetario grazie a Titanic, dove Internet è un lusso ma rumoroso, lento e intermettente. È l'anno dove il calcio si vive davanti alla Tv, in salotto, tutti insieme ascoltando le telecronache di Bruno Pizzul. Per palati fini, è l'anno dei seducenti e ammalianti tocchi di Zidane con la maglia bianconera, della velocità supersonica di Ronaldo con il nerazzurro, di Bierhoff capocannoniere in Serie A con la casacca dell'Udinese e di un giovanissimo Francesco Totti che inizia a farsi conoscere come "Er Pupone" in una Roma che sogna. È il momento delle maglie larghe e arrotolate, delle figurine Panini e dei gol al campetto sotto casa. È un mondo meno digitale, più viscerale.
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Come arriva l'Italia a Francia '98
—In Europa porta in alto il nome del Belpaese la Juventus che, in tre anni, raggiunge tre finali di Champions League, vincendola il 22 maggio 1996 a Roma contro l'Ajax, ai calci di rigore. Le altre due partite sono difficili e per il loro impatto nella storia risultano pesanti come una sequoia, ma confermarsi per ben tre volte a questo livello è senz'altro impresa non da poco. Nella formazione bianconera spicca, tra gli altri, il talento luminoso di Alessandro Del Piero: prezioso nel 1996, decisivo - nonostante la sconfitta - con una rete nel 1997 contro il Borussia Dortmund e maturo nel 1998 contro il Real Madrid, ma sfortunato per l'infortunio rimediato durante quest'ultima sfida. Cesare Maldini crede che quella in Francia sarà la manifestazione che consacrerà Del Piero, allora ventitreenne, come calciatore simbolo della nazionale nonché del calcio italiano.
Se l'Italia è considerata tra le principali candidate per la vittoria del Mondiale, ciò è dovuto non solo agli ottimi piazzamenti ottenuti negli anni precedenti (terzo posto nel 1990, secondo ad Usa '94) ma anche e soprattutto perché in quella rappresentativa confluivano tutti i grandi campioni della Serie A, considerato all'unanimità il migliore del mondo, dove tutte le stelle del Mondiale giocavano o volevano giocare. Ma la matrice di gran parte di quel talento è proprio italiana: l'Italia, infatti, per quanto riguarda soltanto il reparto avanzato, si presenta con Del Piero, Christian Vieri, Roberto Baggio, Filippo Inzaghi ed Enrico Chiesa. Il Divin Codino è su tutti il più acclamato, riuscito - addirittura - a mettere d'accordo stampa e tifosi che insieme lo chiedono a gran voce dopo l'ottima stagione al Bologna, impreziosita da 22 reti messe a referto.
Non che a centrocampo o in difesa manchi qualcosa: nei convocati di Cesare Maldini ci sono Alessandro Nesta, Fabio Cannavaro, Costacurta, il figlio del Ct Paolo, Gianluca Pessotto; per occupare la zona nevralgica del campo, invece, le scelte ricadono su Demetrio Albertini, Dino Baggio, Luigi Di Biagio e Angelo "Soldatino" Di Livio. In buona sostanza in nazionale ci sono almeno cinque calciatori che, ancora oggi, sono considerati tra i più forti della storia del calcio italiano e mondiale. Le squadre che possono fregiarsi dello stesso titolo di favorite insieme all'Italia sono il Brasile, che ha confermato l'impianto della manifestazione di quattro anni prima, e la Francia di Aimé Jacquet, paese ospitante che ha disputato un campionato Mondiale per l'ultima volta nel 1986, guidata da Platini e piazzatasi al terzo gradino del podio.

Iniziano i Mondiali: l'Italia domina il girone
—L'Italia strappa il pass per Francia '98 da testa di serie, beccando nel proprio girone Camerun, Cile e Austria. La partita d'esordio è contro i sudamericani, forti del più grande binomio offensivo della loro storia, composto da Marcelo Salas e Ivan Zamorano. Salas, in procinto di sbarcare in Serie A, fa il bello ed il cattivo tempo contro la formazione di Cesare Maldini, che si vede rimontare a suon di incornate del Matador cileno. La parità la ripristina Roberto Baggio nel finale, trasformando un penalty importantissimo. Iniziano a piovere fischi sull'Italia. I tifosi non si spiegano come una nazionale così tecnicamente valida si presti ad un gioco puramente - quasi esclusivamente - difensivo.

Maldini così prova a rendere più fresco il suo 5-3-2, inserendo due pedine fondamentali in tal senso: Di Livio e Di Biagio. Contro il Camerun i risultati del cambiamento sono tangibili: l'Italia archivia facilmente la pratica piazzando un tre a zero senz'appello, grazie alla seconda rete di Vieri nel Mondiale e la doppietta di Di Biagio. Nella gara, il Ct italiano ritrova anche Del Piero, che per infortunio ha saltato la sfida contro il Cile. Alla vigilia dell'ultima partita, un burrascoso vento batte contro l'Italia. Con "Pinturicchio" a disposizione e Roberto Baggio in gran forma, l'Italia potrebbe sistemare una batteria offensiva di prim'ordine, ma Cesare Maldini si dimostra ineluttabile alla possibilità di schierare contemporaneamente due numeri dieci. Parte, così, una staffetta che farà parecchio discutere.
Contro l'Austria parte titolare Del Piero, che offre a Vieri l'assist del vantaggio. Il fantasista bianconero, nel secondo tempo, lascia spazio all'attaccante del Bologna per concludere l'opera d'arte e certificare il passaggio agli ottavi di finale. Con un'altra grande prestazione e l'ennesima rete di Christian Vieri, si respira finalmente positività nonostante la staffetta non fa felice nessuno. Con sette punti conquistati in tre partite, l'Italia si prepara per affrontare la Norvegia, qualificatasi all'ultimo turno battendo sorprendentemente il Brasile.
Italia-Norvegia, il canto del cigno di Cesare Maldini sulla panchina della nazionale
—Si entra nel vivo della Coppa del Mondo. Agli ottavi di finali avanzano le migliori sedici squadre del pianeta, tra cui Italia, Francia, Argentina, Brasile, ma anche la Croazia, i Paesi Bassi e la Danimarca. Contro la Norvegia, gli azzurri sono i favoriti e chi vincerà affronterà la Francia ai quarti. Per la sfida Cesare Maldini sceglie ancora una volta Del Piero e lascia Baggio in panchina. Il primo tempo si mette subito in discesa per l'Italia, grazie alla rete in contropiede del solito Vieri che spacca in due la difesa e sigla il quarto centro del suo campionato mondiale. La sua esultanza con Del Piero sembra un festeggiamento come un altro, ma quell'immagine sarà destinata a diventare una delle più iconiche ed evocative del calcio italiano.

E se il primo tempo regala alla storia un'immagine meravigliosa, nel secondo tempo si consuma uno degli episodi più controversi dell'Italia in una Coppa del Mondo. I calciatori, guidati da Maldini, alzano un vero e proprio muro, arrivando soltanto una volta davanti alla porta difesa da Grodås con Del Piero, che non sigilla il vantaggio colpendo a lato. Passano i minuti, Baggio inizia a scaldarsi mentre i tifosi lo invocano a gran voce. Tutti attendono il solito cambio, soprattutto perché Del Piero non è frizzante come al solito. L'attaccante del Bologna intensifica il riscaldamento, ma il suo momento sembra non arrivare mai.
Al settantasettesimo si concretizza il momento dei cambi e Del Piero esce dal campo. Al suo posto, però, stranamente non entra Baggio ma Enrico Chiesa. Da dietro la panchina i tifosi iniziano ad inveire contro il Ct, facendo partire un battibecco tra spalti e panchina che si protrae quasi fino al novantesimo. Quando a fine partita viene chiesto a Maldini il perché della scelta di non far entrare Baggio risponde: "Sono affari miei".
Italia-Francia e quei maledetti rigori
—Mentre tutta Italia pensa a curare la ferita del mancato ingresso in campo di Baggio, Maldini si preoccupa di escogitare una strategia per fermare Zinédine Zidane. La formazione a grandi linee è sempre la stessa: c'è (Paolo) Maldini, c'è Di Livio, c'è il numero 10 Del Piero e, chiaramente, l'insostituibile Vieri. La partita è bloccata: l'Italia non riesce a sorprendere la retroguardia transalpina ma allo stesso tempo neutralizza ogni sua avanzata. Stavolta a Del Piero entra Baggio, ma al termine dei novanta minuti si arriva al Golden Goal. La paura domina quel tempo. La grande occasione per l'Italia arriva suoi piedi del Divin Codino, che in realtà se la crea da solo.
Baggio scarica per Albertini e scatta in area, il centrocampista del Milan vede il movimento dell'attaccante e gli scodella un buon pallone, quest'ultimo segue con gli occhi la traiettoria del pallone e, un po' defilato, con una coordinazione perfetta sorprende Barthez. Il gesto atletico, per quanto bello, non è sufficiente per regalare all'Italia la semifinale. La sfera accarezza il palo e, con un grande sospiro da parte di tutto lo stadio (di sollievo o di disperazione) termina a lato.
L'accesso in semifinale si decide ai calci di rigore, e con gli errori determinanti di Albertini e Di Biagio l'Italia va a casa. "Non è vero che i rigori sono una lotteria, come non lo sono i tiri liberi nel basket. Segnano i più lucidi, sbagliano i meno lucidi o i più emotivi", ha scritto Gianni Mura il 4 luglio di quell'estate. Quella sera l'Italia non ha portato a casa la vittoria, ma ha custodito in sé un ricordo amaro contro una rappresentativa che diventerà sua acerrima nemica; e, con cui, scandirà i tempi e i ritmi dei successivi Europei a Mondiali. Ma questa è un'altra storia.

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