Cremonese, il terzino che sognava di giocare alla Pirlo: “Ora il più forte è Milinkovic…”

Leonardo Sernicola, esterno della Cremonese di mister Massimiliano Alvini, si è raccontato ai microfoni di Dazn. “Quando giocavo a Terni ho fatto il centrocampista centrale – spiega il terzino grigiorosso –. Mi piace giocare molto a sinistra sulla fascia ma sono bravo a giocare anche a destra. Ero innamorato di Pirlo e di Raul Meireles. Real Madrid? È il top. La maglia numero 17? Ero in viaggio verso Matera e il numero me lo ha consigliato mio padre. Ora sono affezionatissimo a questo numero. La mia fidanzata è di Sassuolo ma lavora a Bologna. Quando può viene a trovarmi e sta da me”.

“Io affronto i vari momenti di ansia e tensione prima della partita attraverso respirazioni e meditazione – confida il giocatore nato a Civita Castellana (Viterbo) e cresciuto nella Ternana –. Ogni anno miglioro e mi aiuta a stare concentrato prima e durante. Di Lorenzo? Stimo tantissimo questo ragazzo. Ogni tanto ci sentiamo. Mi piacerebbe scambiare la maglia con lui in una partita della Cremonese. Sia la Serie C che la B sono difficili ma in Serie A giochi contro giocatori stellari contro cui non puoi sbagliare. Quando finisco i match in A ci vogliono due giorni per recuperare mentalmente e fisicamente, almeno per me.

Il giocatore più forte della Serie A? Secondo me lo abbiamo affrontato domenica ed è Milinkovic-Savic. Ha fatto una partita incredibile, giocava tutto di suola, un tocco massimo due. Faceva dei veli per i compagni senza senso. A un certo punto ha fatto un velo difficile da spiegare letteralmente senza senso. Lui in questo momento è il più forte che ho incontrato nella mia carriera. È qualcosa di allucinante. Quando ho visto le sue giocate ho detto ‘porca miseria’, ho provato a rimanere concentrato nella partita ma lì per lì ho pensato solo ‘porca miseria’”.

“Mi sono preso al Fantacalcio e gioco sempre – spiega Sernicola –, mai in panchina. I miei amici mi chiedono sempre formazioni e chi gioca. Fifa? Mi piace vedere quanto mi hanno dato come valori. Figurine? Non mi interessano. Lo stadio Zini? Sono una persona che non si fa prendere molto dalle emozioni in campo. Mi piace un sacco quando andiamo sotto la Curva a ricevere il saluto della Curva, mi carica per la partita. Sono testardo, lavoro tantissimo e non mollo mai. Ci sono stati tanti momenti in cui ho capito che potevo diventare un calciatore. Il tutto grazie alla mia famiglia. Quando ero alla Roma eravamo in 40 e passa. Hanno fatto le selezioni e preso solo i più bravi. Se non hai quella voglia dentro di migliorarti sempre allora non fai molta strada”.