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Manca veramente poco alla 14esima giornata di Serie B, e allo stadio Picco è già tutto pronto per Spezia-Sampdoria, il derby ligure. Per i blucerchiati potrebbe essere l’occasione della rivincita, per gli spezzini la dimostrazione di carattere che i tifosi aspettano da tempo. In campo si giocherà una partita, sugli spalti un’altra. Nell’incrocio di sguardi tra i supporter della Curva Ferrovia e quelli della Gradinata Sud c’è il retaggio di due identità ultras forti, con storie autonome ma per tanto tempo intrecciate. Un rapporto che fu amicizia, poi diventato distanza, fino a sfiorare l’ostilità.
Classe 1974: è l’anno di nascita del tifo organizzato dello Spezia. Quando si strutturarono per la prima volta, i gruppi ultrà non occupavano ancora il loro attuale settore: all’epoca, il cuore del tifo era la Gradinata Distinti, prima di trasferirsi, all’inizio degli anni ’80, nella zona che oggi è conosciuta come Curva Ferrovia. Un settore piccolo e lontano dal campo, che ben presto sarebbe diventato un simbolo di resistenza: qui si forma una comunità rumorosa, fedele e orgogliosa di non fare parte del calcio mainstream.
Il loro striscione storico era già tutto un programma: “Qui dove dominano le Aquile lasciate ogni speranza o voi che entrate”, un monito già presente negli anni ’70 e poi riprodotto nel 2000. Una dichiarazione d’identità che supera la dimensione estetica: lo Spezia non è mai stato un club di moda, ma chi entra “dalla Ferrovia” sa cosa aspettarsi e non gli importa.
Dall’altra parte della Riviera, a Genova, la Sampdoria ha già sperimentato sin dagli anni ’60 una delle prime forme strutturate di tifo organizzato: il collettivo Fedelissimi nasce nel 1961, pietra angolare della futura cultura blucerchiata. Pochi anni dopo, nel 1969, vede la luce il gruppo più rappresentativo del tifo doriano: gli Ultras Tito Cucchiaroni, primi in Italia a identificarsi proprio con il termine “Ultras”. La futura Gradinata Sud, che negli anni ’80-’90 diventerà una delle curve più riconoscibili del Paese, inizia a germogliare proprio da qui.
Nel 1983 la Sud realizza il primo bandierone in Italia abbastanza grande da inghiottire un’intera gradinata: un atto scenografico, identitario, che segna un salto di qualità per la cultura ultras doriana. In quegli anni, fioriscono decine di sigle: Rude Boys, Fieri Fossato, Palati Fini, Irish Clan, San Fruttuoso 1987, Struppa 86, Valsecca Group 1991 – un mosaico sociale e geografico che dimostra quanto la Sud fosse a tutti gli effetti una città nella città.
Negli anni ’80 le Aquile stringono un gemellaggio con gli Ultras Tito Cucchiaroni: l’occasione la offre una partita contro il Pisa, nemico comune delle curve liguri. Sarà l’inizio di un legame profondo e duraturo: per anni Spezia e Sampdoria vivranno un rapporto quasi fraterno, condividendo trasferte, esponendo striscioni di sostegno e rispettandosi reciprocamente.
Per lo Spezia, da sempre un underdog, l’amicizia di una grande curva come la Sud è un motivo di vanto. Per la Samp, la Ferrovia rappresenta una alleata leale, una tifoseria coerente e fedele, a cui non importa di essere glamour. All’epoca, gli ultras costruivano alleanze e fronti “geopolitici”, e questo gemellaggio si inseriva perfettamente nel contesto delle amicizie anti-toscane, molto sentite da entrambe le curve.
Come spesso accade nel mondo ultras, però, anche le amicizie più salde possono infrangersi. Stando ai racconti, sarebbero state due amichevoli, nel 2006 e nel 2009, a creare attriti, incomprensioni ed equivoci mai del tutto chiariti, che avrebbero lentamente incrinato i rapporti, fino a rovinarli del tutto.
La frattura diventa evidente per tutti quando, nel 2022/23, sui social della Curva Ferrovia appare un video in cui una sciarpa della Samp viene bruciata, con un sottofondo di cori ostili. Il gesto, simbolicamente violentissimo nel linguaggio ultras, segna un punto di non ritorno: ogni legame è irrimediabilmente tranciato, e quella che un tempo era amicizia si è trasformata in aperta rivalità. Le conseguenze di questo divorzio arriveranno persino a colpire i tifosi nei rapporti personali, e dopo questo episodio a rovinarsi non sarà solo l’amicizia tra le due curve, ma anche tra molti dei loro sostenitori.
Oggi la Curva Ferrovia è in una fase di memoria attiva. Recentemente è stato pubblicato un libro per commemorare i suoi cinquant’anni di storia, con fotografie di repertorio, testimonianze e racconti che restituiscono un ritratto della tifoseria spezzina in tutte le sue sfaccettature. Anche il nuovo dibattito sul recupero dello striscione storico “Qui dove dominano le Aquile…” dimostra un forte attaccamento alle proprie radici e la volontà di continuare a difenderle dai cambiamenti del calcio moderno.
La Gradinata Sud, nonostante le tensioni interne, il ricambio generazionale e i recenti guai della società, continua a essere una delle curve più strutturate del Paese: un laboratorio di tifo, un luogo di identità civica e un territorio emotivo per molti genovesi. La sua lunga storia e il vasto di repertorio di sigle e sottoculture continuano a rappresentare un tesoro prezioso, che pochi settori italiani possono vantare, non da custodire come in un museo, ma da riportare in vita settimana dopo settimana, come in una liturgia.
Se, fino a vent’anni fa, Spezia-Sampdoria aveva il sapore morbido di una partita tra amici, oggi le cose sono molto cambiate. Non è una stracittadina, né un derby in senso stretto, ma la rottura del gemellaggio ha creato una frattura emotiva che ha lasciato un sottofondo di tensione.
Il simbolo di questa distanza è una sciarpa della Samp che brucia: un’immagine che ha lasciato una scia incandescente nelle retine dei tifosi blucerchiati e che racconta come le nuove generazioni vivano il tifo diversamente rispetto a quelle che le hanno precedute. Rimane la forza simbolica del linguaggio ultras, e la sua capacità di intrecciare memoria e appartenenza, individuo e collettivo. Anche quando si tratta di dire addio.
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