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I “Vitelloni” del Bologna e la loro marginalità: come i rossoblù hanno avuto il coraggio di arrivare in cielo

Pietro Rusconi
La squadra emiliana è un unicum del nostro calcio: partendo dai margini della classifica, da tre anni porta avanti un gioco dall'identità moderna ed europea grazie soprattutto ai suoi allenatori-sciamani
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Un'ora e mezza separa Bologna da Rimini. Si passa così dall'Emilia alla Romagna e viceversa. Esiste un confine simbolico che separa queste due città ma il Bologna, in questi anni, continua ad attraversarlo. La squadra rossoblù per troppo tempo è rimasta nel margine, nello spazio liminale della Serie A. Ma come insegna l'antropologo Victor Turner, è nel luogo del "magari", dell'indeterminatezza che nasce il nuovo. Vengono smontate le regole comuni, non esistono status e il potenziale sovversivo e creativo è infinito.

Quando Thiago Motta ha raccolto la tanto triste quanto pesante eredità di Mihajlovic, la rosa del Bolo era in uno stato neutro, grigio. Nella storia del cinema italiano è esistito un gruppo di ragazzi avvolti nelle nuvole dell'incertezza, bloccati in questo stato, disperati nella loro esistenza: i vitelloni riminesi di Federico Fellini. Da Rimini a Bologna, 121 Km per ripensarsi e ricostruire la propria esistenza, lasciare l'Italia e arrivare in Europa.

Thiago Motta e il peso dell'eredità serba

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Il tecnico italo-brasiliano ha raccolto la panchina degli emiliani alla settima giornata della stagione '22-23. Una scelta dolorosa, Sinisa Mihajlovic si aggrava e non può più stare in panchina. Si parla di De Zerbi, reduce dallo shock della guerra ucraina, ma il tecnico bresciano non se la sente di sovrastare l'amico serbo e di raccogliere il dolore del e di Bologna. La responsabilità del fardello la prende un allenatore emergente, scherzato per aver parlato di un 2-7-2 ai tempi dell'esperienza con le giovanili parigine. Ma Thiago Motta ha le spalle larghe, ha già guidato due squadre toste in A: un Genoa disastrato e uno Spezia piuttosto inadeguato per il campionato. Dai primi verrà esonerato ma con gli spezzini raggiungerà una grande salvezza.

Nella stagione '22-23 ottiene buoni risultati: nono posto con 13 vittorie, 9 pareggi e 10 sconfitte. Una squadra dal tasso tecnico non esagerato e provata dalla morte invernale di Sinisa. L'obiettivo è quello di mettere le basi per la stagione successiva e non collassare sotto il peso della sofferenza. Iniziano a intravedersi le qualità di un Joshua Zirkzee, sempre più vicino a veder scomparire lo status di talento europeo, per diventare uno dei tanti inconclusi usciti dalle cantere delle big europee.

L'Europa arriva a Bologna nel '23-24

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L'annata 2023-24 dà l'opportunità a Thiago di lavorare con i ragazzi già dalla preparazione estiva. Il bomber Arnautovic va all'Inter, termina il prestito di Cambiaso e il centrocampo si indebolisce con le partenze di Nico Dominguez, Medel e Schouten. Tra le fila dei rossoblù arrivano dei giocatori interessanti, con prezzi contenuti ma tutti da testare in Serie A. La coppia Di Vaio-Sartori pesca principalmente dal centro-nord-europa: Svizzera, Inghilterra e Olanda. Nell'ambito dell'operazione Dominguez col County, torna il pretoriano di Gasp Remo Freuler. Dall'AZ arrivano Odgaard (a Gennaio, ex Inter), Beukema e Karlsson su cui vengono riposte molte aspettative (poi deluse). Ma è dal Basilea che arriveranno i due giocatori chiave del progetto Bologna: Calafiori (ex Roma) e l'ala svizzera Dan Ndoye. In Italia gli acquisti vengono ristretti ai club di Milano, dal Milan arriva inaspettatamente Saelemaekers e dai nerazzurri la stellina Fabbian.

La stagione degli emiliani è un successo tanto clamoroso quanto inaspettato: il Bologna arriva quinto e per le nuove regole legate al ranking significa partecipare per la prima volta nella storia del club alla Champions League. Gli scalpi raccolti durante l'anno sono tanti: Napoli, Roma (due volte), Atalanta (due volte), Lazio e l'Inter buttata fuori in Coppa Italia. I rossoblù perdono solo 6 volte, e una sconfitta è all'ultimo match, a qualificazione giù raggiunta. Come Moraldo alla fine del film deciderà di prendere il treno e lasciare Rimini, così il Bologna decide di lasciare l'Italia per arrivare nei lidi europei. Il tentativo è quello di dare una scossa alla propria vita, di non rimanere nella bieca esistenza mondana del quotidiano. Bisogna essere coraggiosi e la banda di Motta lo è stata.

Il 4231 mottiano in costruzione e in difesa

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Thiago Motta schiera un 4231 spesso mal interpretato dai media: la narrazione generale è quella di un allenatore giochista, cultore del gol, finito nel calderone che accomuna tutti i tecnici giovani italiani (Farioli, RDZ...). Ma l'oriundo è un mister diverso, il suo Bologna spicca per la solidità difensiva e il pragmatismo offensivo. Certo, il suo non è un calcio eccessivamente asciutto e ordinario, rimane nel paradigma della postmodernità. Non ha un'identità chiara, lo stile si perde fra relazionalità e posizionalità. La cura del pressing è maniacale, così come la costruzione dal basso e il giro palla sono pulitissimi.

I giocatori si scambiano continuamente la posizione, Calafiori a volte lo si vede sulla linea offensiva e Zirkzee lo si trova ad addomesticare palloni sulla trequarti. Nessuna squadra capisce preventivamente i movimenti dei bolognesi, i centrocampisti ruotano continuamente e gli esterni garantiscono una grossa ampiezza. In rifinitura è sempre l'olandese, spalle alla porta, a giocare irriverentemente fra le linee: libera spazi, triangola, dribbla e finalizza pure. Zirkzee è un maestro nell'associarsi ai propri compagni della trequarti e costruire opportunità di inserimenti e gestione del possesso. Inoltre spesso viene a crearsi un sovraccarico laterale per minimizzare i rischi una volta perso il pallone, avendo tanti uomini pronti alla sua riconquista.

Come citato in precedenza, la vera forza del Bologna sta nella fase difensiva. In non possesso, Motta schiera i suoi su un 4141. L'obiettivo è quello di riottenere palla il più presto possibile, gli emiliani non subiscono gli avversari ma cercano il pallone attivamente. Dopo l'iniziale posizionamento, scatta la pressione a uomo sugli avversari con scalate che portano i centrali ad alzarsi molto (in stile Gasp), arrivando sulla linea dei centrocampisti.

I tradimenti estivi e l'inizio dell'era Italiano

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Al termine della straordinaria campagna italiana, iniziano ad arrivare le cattive e temute notizie. Calafiori (anche grazie all'exploit negli europei) e Zirkzee (miglior u23 della stagione) salutano per volare in Inghilterra. Anche il mister Thiago Motta considera il suo tempo concluso in rossoblù e passa alla nemica storica delle squadre italiane: la Juventus. Saelemaekers torna al Milan, ma questa sessione Sartori investe di più nel mercato nostrano (Erlic, Holm, Casale, Pobega, Cambiaghi). Forte del colpo Castro nel Gennaio passato, l'attacco viene ritoccato solo con l'innesto dell'olandese Dallinga, particolarmente prolifico in Ligue 1. Come allenatore si è parlato del giovane Palladino (nel curriculum due ottimi campionati disputati col Monza), ma alla fine la scelta è ricaduta su Vincenzo Italiano. Sartori e Di Vaio si riveleranno ancora gli artefici principali di questa splendida favola.

Italiano è un altro allenatore che viene preso in giro dal mainstream italiano, nonostante due finale europee e una di coppa italia. L'allenatore di Karlsruhe ha condotto in B il Trapani, poi ha portato lo Spezia in A e lo ha salvato, come Thiago Motta. Dopodiché il salto di qualità con la Fiorentina, dove ha disputato grandi stagioni (con rose non eccelse) ma culminate tutte con una sconfitta in finale. Al momento della chiamata bolognese, il tecnico italiano appartiene pienamente alla liminalità. Non si riesce a inquadrare bene, non c'è dubbio che sia un ottimo allenatore, ma potrà mai essere un top? L'eredità lasciata da Thiago è pesantissima, la Champions fa terrore e quasi nessuno è convinto della bontà del progetto appena intrapreso da Sartori.

Credere nell'antistruttura: la vittoria della Coppa Italia

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La stagione '24-25 del Bologna è lunga e complessa. A Italiano serve del tempo per modificare l'atteggiamento e lo stile dei suoi calciatori. Così nelle prime 8 partite, i rossoblù raccolgono 6 pareggi, 1 vittoria e 1 sconfitta. I malumori iniziano a circolare e in Champions la squadra sembra non essere in grado di poter competere a quel livello. Poi, piano piano, il Bologna inizia a girare, eccome se gira. Le statistiche fredde raccontano di un nono posto finale, ma sono numeri vuoti che non contengono la storicità degli eventi. La posizione così bassa è derivata solo dal fatto che nelle ultime partite il Bologna si è lasciato andare, conscio di aver ottenuto qualcosa di già molto importante. Il girone di ritorno dei ragazzi di Italiano è sublime ma il coronamento del lavoro avviene in un'altra competizione: la Coppa Italia.

Il 14 Maggio Vincenzo Italiano riesce finalmente a vincere una finale. È sufficiente il gol di un superlativo Ndoye per battere il Milan e aggiudicarsi un trofeo che mancava da 51 anni. Il tecnico ex Fiorentina ha conquistato i cuori dei tifosi, facendo dimenticare velocemente la ferita aperta da Motta, ironia della sorte esonerato a Marzo. Italiano è stato capace di stare all'interno del caos dell'antistruttura. I rossoblù si sono trovati in un limbo a inizio stagione che faceva presagire a una nuova annata di mediocrità, al ritorno immediato nei canoni della realtà. Ma Vincenzo Italiano è lo sciamano che è riuscito a portare nuova saggezza attraversando le diverse realtà, è colui che si carica addosso i peccati e i mali del villaggio, garantendo alla comunità che "il sole sorgerà ancora domani".

Il 4231 verticale per dimenticare Motta

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Il Bologna di Italiano non lavora sul controllo sicuro della partita come Thiago Motta ma cerca più verticalità e ha un grado di rischio più elevato nel suo gioco. In fase di possesso, la squadra si trasforma in un 2-3-2-3 o addirittura in un 2-1-4-3, dove i terzini si alzano moltissimo, finendo spesso sulle linee avanzate. Anche lui predilige la costruzione dal basso (con l'abbassamento di Freuler, fulcro dello sviluppo) che sfrutta molto il gioco laterale. Nel cuore della fascia si producono relazioni e associazioni costruite con sovrapposizioni e interscambi fra terzino, mezzala e ala.

Le ali hanno un ruolo chiave negli schemi dell'ex Trapani: dotate di grande esplosività e rapidità, cercano spesso l'1vs1 e il taglio per liberare spazio alla sovrapposizione. Inoltre in rifinitura godono di grande prolificità: Orsolini l'anno scorso ha segnato 17 gol stagionali e Ndoye 9 (con un miglioramento esponenziale sottoporta). Castro è un giocatore diverso da Zirkzee, seppur sia un buon calciatore associativo, interpreta il ruolo di punta in maniera più classica, riempiendo spesso l'area (insieme ai centrocampisti e alle ali) per i molti crossi tentati.

Anche per Italiano i centrali difensivi non devono rimanere statici e sulla linea di difesa. La loro partecipazione alla costruzione del gioco è attiva e fondamentale per creare superiorità numerica.

È vero che Italiano non sa difendere?

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Anche il nuovo Bologna difende in maniera attiva e intensa, subito in cerca della riconquista della palla. Partendo da un 4-1-4-1 o 4-4-2, come per la stagione '23-24, la disposizione diventa fluida perché viene adattata sulle marcature individuali. Con un approccio più aggressivo, queste coperture sono previste su tutto il campo. In questo modo si va ad asfissiare fin da subito la costruzione avversaria, chiudendo spazi e costringendo a prendere scelte rapidamente. Non è raro vedere Lucumì in 1vs1 in campo aperto agire in maniera ruvida per evitare che la punta si giri e punti verso la porta.

Questo approccio ovviamente comporta dei grandi rischi per i grossi spazi lasciati vuoti, con la possibilità di imbucate per inserimenti di mezzali e ali. Inoltre Lucumì non è stato sempre perfetto in marcatura, trovandosi qualche volta a rincorrere l'avversario maldestramente. Tuttavia, il gioco vale la candela. Le statistiche parlano di un numero di reti subite nella norma (47 gol subiti, nona difesa della A) e di un Italiano che ha imparato a gestire in maniera più furba le transizioni offensive degli avversari.

Strappare il margine nel 2025-26: conquistare l'Europa e l'Italia

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La stagione in corso è iniziata col solito ciclo di cessioni e di intuizioni di Sartori-Di Vaio. Dopo aver convinto il mister a restare, i due si sono occupati delle dolorose ma remunerative cessioni di Ndoye e Beukema (il pilastro difensivo sia con Motta che con Italiano). In difesa sono arrivati i centrali Vitik e Heggem, rispettivamente da Sparta Praga e WBA. Dalla Serie A sono stati pescati Sulemana, Zortea e Pobega (confermato). Nel frattempo sono arrivati due colpi in controtendenza con le classiche manovre rossoblù: dall'estero sono tornati a costo zero i redivivi Immobile e Bernardeschi. Inoltre per sostituire Ndoye è arrivato l'acerbo Rowe, ma con grandi potenzialità future.

La stagione è iniziata con le sconfitte a Roma e a Milano, dopodiché solo risultati utili, tra cui una bellissima vittoria per 2-0 con i campioni del Napoli. La difesa, forte anche della conferma di Lucumì ha preso solo 8 gol e l'attacco continua a produrre tanto (21 reti fatte). Orsolini è infermabile con i suoi 6 gol stagionali e il Toto Castro sembra sull'orlo dell'esplosione definitiva. A sorpresa è stato ripescato Cambiaghi (fermo un anno per un crociato rotto) che sta dimostrando qualità atletiche non indifferenti oltre che un'incisività negli ultimi metri spesso salvifica e decisiva.

In Europa il Bologna sta faticando di più ma è totalmente in linea con un percorso che potrebbe portare alla fase finale del torneo. Le avversarie sono insidiose, ma pochi al momento possono vantare un gioco moderno ed europeo così marcato come quello di Italiano. Proprio quest'identità marginale degli emiliani li proietta in una dimensione che qua in Italia non possiede nessuno, tra 352 scolastici e blocchi bassi. Thiago Motta e Vincenzo Italiano sono state le scommesse che hanno permesso di captare il potenziale rivoluzionario del Bologna, di incanalarlo e produrre qualcosa di totalmente nuovo per il nostro campionato. I due tecnici hanno preso per la mano questa squadra, attraversando l'imponderabile e l'impensabile. Con un 4231 si possono creare nuove regole e accedere a nuovi status, si può strappare dal margine e conquistare il mondo.