In occasione del suo 60° compleanno, Beppe Bergomi si racconta in una lunga intervista pubblicata da Tuttosport: "Ho avuto una vita fortunata. Ho sempre cercato di divertirmi e giocare a calcio lo era. Dalla strada e l’oratorio sono finito all’Inter e in Nazionale, giocando quattro Mondiali. Tanti mi dicono che ho vinto poco, io rispondo che ho vinto il giusto, quello che meritavo e che sono rimasto per 20 anni a grandissimi livelli. Il pallone è la mia vita e lo è tuttora con Sky e la mia squadra di ragazzi all’Accademia Inter. Oggi mi rivedo un po’ in Di Lorenzo. Chiaramente è un calcio diverso quello di oggi, ma anche lui è uno concentrato, sul pezzo, non sbaglia quasi mai una partita. È intelligente e mai banale. E nel recente passato direi Barzagli". E se giocasse oggi "mi vedrei da braccetto di destra alla Darmian".
LO ZIO E LE RIVALITA'
Beppe Bergomi: “I miei derby sono sempre stati con il Milan, poi la Juve…”
Il ricordo dei momenti più belli, dal primo gol del settembre 1981 al Milan fino alle gioie del Mondiale '82
"Sarò sempre grato a tutti i giocatori di quel gruppo e Bearzot" - e lo Scudetto dei record con l’Inter nel 1988-89: "Quel titolo valeva tre di oggi perché ci confrontavamo con il Milan degli olandesi, il Napoli di Maradona, la Sampdoria di Vialli e Mancini, la Juventus, le romane, la Fiorentina di Baggio".
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Da bandiera dell'Inter, ecco le avversarie di sempre: "Inizialmente il Milan, perché già nelle giovanili mi confrontavo con loro. Il derby è la partita che ho giocato di più, 44 volte; soffrivo nel prepararla, ma poi che gusto giocarla. Quando però nel 1995 arrivò Moratti, lui insieme ai gradi ex della Grande Inter come Facchetti e Mazzola, cambiarono la nostra visione e ci dissero che la rivale storica era la Juventus. Cosa hanno rappresentato? La nazionale, perché a livello di club negli anni ’80 non ci furono grandi duelli. Ma in azzurro le colonne del gruppo erano tutti juventini: Zoff, Scirea, Gentile, Cabrini, Tardelli, Paolo Rossi. Grandi uomini e grandi giocatori".
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