La Milano degli anni Cinquanta e la Milano di oggi. Sul Corriere della Sera una intera intervista di Diego Abatantuono è stata dedicata a questo tema. Ad esempio, la cosa più milanese che le viene in mente? "Enzo Jannacci che canta Ti te sé no. La ricorda? Dice: Che bel ch’el ga devess ess sciuri, cunt la radio noeuva e, nell’armadio, la torta peri fieu che veng’in cà de scola... Non le viene da piangere?". Ricordi di un appassionato di calcio che in piazzale Velasquez diventò milanista: in piazzale Velasquez ho abitato quando avevo circa 10 anni. Gianni Rivera, il capitano del Milan, stava nello stesso palazzo, al settimo piano. E poi sì, c’è quell’episodio che ho raccontato tante volte. Lo posso ripetere? Un giorno dal portafoglio di mio nonno spuntarono due foto. Una di Gianni Rivera e una di Padre Pio. Mi incuriosii e chiesi: nonno, ma chi sono questi due signori? La risposta fu: uno che fa miracoli e un popolare frate pugliese".
LA MILANO DEL DERBY, IL DERBY DI MILANO
Il Derby milanese di Abatantuono: “La mia Milano, Rivera e Mazzola, le canzoni di Jannacci…”
Ricordare la sua Milano e i suoi miti emoziona Diego Abatantuono
Quella Milano era la città di Rivera e Mazzola: "Delle osterie, delle bocciofile, dei “trani”, che a Torino si chiamano “piole”. Delle trattorie con la vite americana, il pergolato e i tavoloni zoppi con le tovaglie a quadretti. Delle bettole fuori porta con l’uovo sodo, il salame e le tartine con l’acciuga e il burro sul bancone, dove magari t’accorgi che, come se niente fosse, un signore distinto va a mangiare lì tutti i giorni da vent’anni". Quando si è sentito lombardo al cento per cento? "Quando andavo all’ippodromo con Beppe Viola. Tutta la zona delle Scuderie a San Siro è un mondo meraviglioso. In genere, mi sento davvero lombardo quando ritrovo i pezzi della mia infanzia. In Galleria, davanti al Duomo, quando guardo i Navigli e mi chiedo perché non sia possibile recuperare la navigabilità dei canali in chiave antinquinamento. Adoro i tram: se potessi, vivrei sui tram. E i filobus, la linea Novanta, i chioschi d’anguria d’estate, una fetta 500 lire, l’Olona che vedevo da piccolo, nero e turbinoso".
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