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di Davide Capano – Manuel Rui Costa, doppio ex di Fiorentina e Milan, si è raccontato ai microfoni del Canale Ufficiale YouTube della Serie A, parlando del passato, della partita dell’Artemio Franchi, di CR7, Paquetá e Chiesa. A 47 anni...

Valentina Alduini

di Davide Capano -

Manuel Rui Costa, doppio ex di Fiorentina e Milan, si è raccontato ai microfoni del Canale Ufficiale YouTube della Serie A, parlando del passato, della partita dell’Artemio Franchi, di CR7, Paquetá e Chiesa. A 47 anni è attuale direttore generale del Benfica, il club dov’è cresciuto e diventato campione. Il suo talento ha brillato negli anni Novanta anche sui campi del nostro campionato, ammirato e seguito pure da un bambino di dieci anni che ora ha trovato posto nel campionato italiano: Cristiano Ronaldo.

“Il calcio italiano era il top nel mondo – racconta –, i giocatori migliori giocavano lì. Cristiano era giovane ed è normale che ne fosse un ammiratore. Ha giocato con quelli della mia generazione per due anni e per noi più vecchi era facile vedere la carriera luminosa che lo aspettava. Oggi il suo contributo al campionato è evidente. Mi dispiace che non giochi per nessuna delle mie due squadre, ma certo il suo arrivo ha riportato il campionato italiano ai vertici. Lo fa apparire in un altro modo, a un altro livello. Io sono ben contento di questo”.

Il beniamino del Musagete (copyright Pellegatti) era invece uno dei più grandi campioni che hanno indossato la maglia della Juventus: Michel Platini. Quando Manuel lasciò il Benfica nel 1994 decise di trasferirsi non alla Juve, ma a una delle sue più storiche rivali: la Fiorentina, dove vinse due Coppe Italia e una Supercoppa. In coppia con Gabriel Batistuta fece sognare Firenze.

“La sensazione che ho sempre avuto arrivato a Firenze – spiega Rui – è che non si giocasse solo per il club ma per l’intera città. Il coinvolgimento cittadino trascina tutti i giocatori e questo ti dà una forza incredibile. Ho avuto il privilegio come capitano della Fiorentina di alzare alcuni trofei come delle Coppe Italia. Non abbiamo vinto il campionato italiano, ma comunque qualcosa l’abbiamo portata a casa. Non dimenticherò mai questa cosa. Non c’è bisogno di vincere il Pallone d’Oro o il campionato per essere felice nella tua vita e per rendere te e chi ti sostiene veramente orgoglioso”.

Nel 2001 il passaggio al Milan, l’acquisto fino a quel momento più costoso dell’era Berlusconi. E Rui Costa portò di nuovo il Diavolo in cima al trono d’Europa.

“Il giorno in cui ho lasciato la Fiorentina per il Milan è stato pieno di emozioni. Stavo lasciando una città fantastica che mi aveva accolto e tenuto in grandissima considerazione. Dall’altra parte stavo andando in un club dove avrei sempre voluto andare a giocare. Sono cresciuto guardando il Milan di Sacchi con gli olandesi che vincevano tutto. Per tradizione al Milan c’erano giocatori di classe. Io ero stato scelto per rimpiazzare Boban. Berlusconi amava molto questo ruolo e dimostrava enorme interesse. Kaká è arrivato dopo di me, poi c’è stato Savićević… Cinque anni fantastici; sono stato felice di far parte di quel gruppo e di quella squadra. Abbiamo vinto veramente tutto”.

L’ex numero 10 gigliato e rossonero non potrà ammirare stasera lo squalificato Paquetá, un giocatore che avrebbe voluto al Benfica. Paquetá avrà bisogno del normale tempo di adattamento che hanno i giocatori stranieri per arrivare ad adattarsi in un nuovo campionato come l’italiano. Ma non ho dubbi che sarà veramente un simbolo del nuovo Milan”.

Potrà consolarsi seguendo un altro talento come Federico Chiesa, il cui padre Enrico è stato a lungo suo compagno di squadra nella Viola“È strano vederlo sul campo perché l’ho conosciuto quando ancora era un bambino e ho lavorato col padre. Chiesa ha una grandissima capacità ed esplosività; è molto abile tatticamente e tecnicamente. In ogni partita ha dimostrato grande abilità fisica e grande dinamica. È un giocatore eccellente. Se non il migliore, probabilmente uno dei più importanti dell’ultima decade del campionato italiano”.

Rui Costa non si perderà da Lisbona, capitale anche del Fado, la partita tra Fiorentina e Milan, però preferisce non fare un pronostico. “Se c’è una partita che non mi piace guardare – conclude – è proprio questa. Si potrebbe pensare che mi piace vedere le mie squadre in campo, ma non so chi tifare. Se la Fiorentina segna mi sento male per il Milan, se il Milan segna mi sento male per la Fiorentina. L’unica cosa che posso sperare è che il risultato alla fine torni utile a chi delle due squadre ne ha più bisogno in termini di qualificazione. Che vinca il migliore!”.

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