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Inutile girarci intorno, ci si aspettava molto di più. Dopo la spettacolare battaglia di San Siro col Napoli della settimana precedente, il pubblico si attendeva un altro grande scontro, e invece il responso della sfida dell'Allianz Stadium, tra Juventus e Milan, è uno scialbo 0-0 che non sposta più di tanto gli equilibri, se non per il fatto che il Diavolo perda la vetta a favore dei partenopei e della Roma, vittoriose in rimonta contro Genoa e Fiorentina, restando però a distanza di sicurezza da entrambe.
Nonostante entrambe conservino l'imbattibilità, il punto serve a poco sia ad Allegri, sia a Tudor, eppure lo stato d'animo dei due allenatori al triplice fischio è divisivo. Il tecnico livornese mastica amaro, convinto che il Milan avrebbe meritato di più, soprattutto per il rigore calciato alle stelle da Pulisic e per le occasioni sprecate da Leao, che ancora una volta si ferma davanti al salto di qualità definitivo.
L’americano, nel bene e nel male, si conferma decisivo: capace di accendere e decidere la partita col Napoli, ma anche di gettare alle ortiche l’occasione più grande contro la Juve. Tudor invece si prende il punto e guarda avanti, ignorando i fischi dello Stadium. I numeri dicono che dopo il rocambolesco 4-3 all’Inter, sono arrivati cinque pareggi consecutivi tra Serie A e Champions, risultati che pesano non tanto sulla classifica, mutevole di giornata in giornata, quanto sul modo in cui maturano.
A Verona qualche episodio arbitrale aveva indirizzato il match, ma la squadra che in campo si era fatta più apprezzare, era stata quella scaligera; contro Dortmund e Villarreal si è vista la voglia di non arrendersi mai, con una reazione da grande squadra degna del motto inciso all'interno delle t-shirt bianconere; contro Atalanta e Milan l’approccio è stato discreto, i primi tempi anche positivi, ma resta sempre la sensazione di un potenziale non sfruttato.
La Juve sembra mancare di quei due o tre uomini di qualità in grado di fare la differenza quando il pallone scotta. Nonostante la profondità di rotazioni in avanti tra David, Openda e Vlahovic, il reparto e lo stesso Tudor non hanno ancora trovato la giusta alchimia/quadra. La "goffaggine" di McKennie in alcune situazioni in area di rigore rossonera e David che scivola sul più bello nel momento in cui avrebbe dovuto battere a rete, fotografano appieno la performance offerta dalla Vecchia Signora nel posticipo domenicale.
Tornando al Milan, va dato atto ad Allegri della bravura con cui lui ha preparato la gara e di come è stata interpretata dai suoi. Non è oltraggioso affermare però che la reazione del Milan nasca dall'ingenuità di Kelly che stende Gimenez. Pulisic spreca, ma non tutti i mali vengono per nuocere e infatti i rossoneri creano altre occasioni e meriterebbero anche di portare a casa l'intera posta in palio.
La Juve, invece, non desta segni di reazione e ringrazia per essere stata graziata. Come a Valencia i cambi destano qualche perplessità: Yildiz non fa nulla per convincere il proprio allenatore a lasciarlo in campo, Conceicao è l’unico che prova ad impensierire la difesa avversaria eppure non basta lo stesso per restare sul rettangolo verde.
Alla fine resta un pareggio che sa di occasione mancata, con il Milan che avrebbe potuto raccogliere di più e una Juventus che conferma limiti di qualità e personalità. Si dice che la sosta porti consiglio: tra due settimane capiremo se sarà davvero così.
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