LA JUVE E LE ALTRE

Braccino Juve, Dybala pascola: o la Befana a San Siro o mai più

Redazione DDD

Juve lontana dal Dybala che Allegri aveva portato a 22 gol e pure da quello che Maurizio Sarri aveva riportato in auge.

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

Botti da orbi. Inter-Crotone 6-2, cioè: il gatto coi topi. Cagliari-Napoli 1-4, cioè: Zielinski e il coro. Benevento-Milan 0-2, cioè: tutti insieme appassionatamente (anche in dieci). Solo la capitale ha «rispettato» il minimalismo imposto dal momento: Roma-Sampdoria 1-0, Genoa-Lazio 1-1. Ha chiuso la Juventus di Pirlo: 4-1 all’Udinese. Nuovo inizio, vecchio indizio: Cristiano, doppietta e assist a Chiesa. Poi il solito strascico di pressing individuale, di palleggio lento, di svenimenti difensivi (a parte la «bandiera» di Zeegelaar, due traverse).

A successo donato dicono che non si guarda in bocca. Invece sì. Bisogna guardarci, sempre. Con la Viola, l’approccio fu da sbadigli e Vlahovic colpì. Con l’Udinese, idem e gol di De Paul, cancellato dalla vista lunga del Var (braccino, come poi per Ramsey, sul due a zero). Alla lunga, è chiaro, i valori sono emersi. La classe di Cristiano e la vampate di Chiesa, soprattutto. In assenza di Morata, infortunato, ha giocato Dybala al quale sono spettati l’onere di una partita pesante come una montagna (sempre ai margini, sempre) e l’onore di chiuderla. Più della Gioia, al tiro arrivava Ramsey: anche perché l’argentino pascolava sulla tre-quarti e così facendo, se non altro, agevolava i blitz del gallese e di Chiesa. L’Udinese di Gotti, squadra molto fisica, è stata - per una volta - molto distratta. Simbolo, il pallone che proprio Ramsey sfilava a De Paul e consegnava a Cierre. Il quale, nel dubbio, ha fatto (per fortuna) di piede suo. A febbraio ne farà 36.

E mercoledì sera, Milan-Juventus. La prima contro la quinta. Dieci punti di distacco. Come dire: o la Befana o mai più.