UNA STRADA NUOVA E MODERNA

Crescita sostenibile ed investimenti: come lascia Elliott

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La crescita sostenibile non è antitetica agli investimenti sull'organico della squadra, alla luce di quanto fatto dal Milan negli ultimi anni

Redazione DDD

di Max Bambara -

I numeri non raccontano mai una verità assoluta ed incontestabile, però ci danno la possibilità di distinguere la realtà dei fatti e delle evidenze, dalla narrativa carica di pregiudizio.

Cantilene italiane

In Italia, da anni, ci sentiamo ripetere che l’ormai ex proprietà rossonera (il fondo Elliott) in quanto fondo non poteva avere interesse a valorizzare, e quindi ad investire, in una società di calcio. Il fondo di Paul Singer invece ha dimostrato come queste tesi fossero totalmente prive di fondamento, risanando il Milan dal punto di vista della struttura del bilancio, infondendo capitali reali nelle casse del club, portando avanti una politica societaria improntata all’aumento dei ricavi e ad una crescita sostenibile che, in soli 4 anni, ha portato il Milan dal sesto posto in campionato alla vittoria dello scudetto.

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Eppure c’è chi continua a sostenere tesi che vengono puntualmente smentite dai numeri, forse perché è troppo faticoso per il sistema mediatico nazionale ammettere che si è partiti con un pregiudizio sul fondo Elliott e si è stati, invece, smentiti in maniera clamorosa. Chi ha investito di più in Italia negli ultimi cinque anni? Chi ha investito di più nell’ultimo biennio? Vediamo cosa dicono i numeri a tal proposito.

Il differenziale entrate/uscite delle prime sei squadre della Serie A alla fine della finestra di mercato dell’estate 2022 recita i seguenti segni:

Milan – 33,15, Inter – 15,20, Juventus -3,75, Lazio -3,57, Napoli + 9,90, Roma + 41,35.

Il differenziale entrate/uscite delle prime sei squadre della Serie A dell’ultimo biennio 2021-2022 recita i seguenti segni:

Milan – 106,35, Roma -71,18, Juventus -69,25, Napoli -9,10, Lazio -8,47, Inter +147,85.

Il differenziale entrate/uscite delle prime sei squadre della Serie A dell’ultimo quinquennio 2018-2022: recita i seguenti segni:

Juventus -292,43, Milan-258,60, Roma -119,94, Napoli -91,13, Lazio -66,60, Inter -31,26.

In sostanza, il Milan detenuto dal fondo Elliott è stato il club di Serie A che maggiormente ha investito sul proprio organico sia nell’ultimo anno e sia nell’ultimo biennio, mentre risulta essere il secondo club di Serie A per investimenti sul mercato nel quinquennio 2018-2022, staccato di circa 30 milioni di euro dalla Juventus.

Il pregiudizio mediatico sta tutto riassunto in questi numeri che vanno doverosamente sottolineati per dare a Cesare ciò che appartiene a Cesare, ovverosia per rendere giustizia e riconoscere i dovuti meriti al fondo Elliott, sia in ordine alla sua opera di risanamento del bilancio del Milan, sia in ordine alla politica perseguita per far rientrare il club nel novero della competitività ai massimi livelli della Serie A.

C’è, alla base, una concezione delle cose profondamente sbagliata che poggia su parametri vetusti. Si tratta di un’idea che alberga in modo improprio nella mente di tanti organi di stampa e di tantissimi appassionati di calcio. Secondo tale concezione il proprietario di un club acquista una squadra per investire risorse proprie e se vuole vincere, nei limiti del possibile, investe tantissimi soldi a fondo perduto. Negli anni 80, 90 e 2000 questa visione delle cose poteva tranquillamente avere ragione d’esistenza. Oggi non è più così. I costi del calcio sono spropositati e non sono sopportabili da singoli proprietari o da singole famiglie. Chi acquista un club oggi, non essendo un tifoso, deve poter avere la possibilità di avere un rendimento vantaggioso nel futuro. Di personaggi che investono denaro a fondo perduto in un club, per soddisfare gli appetiti dei tifosi, non v’è traccia perché manca la convenienza a far ciò. Si può credere che esista qualcuno disposto a farlo, ma è un po’ come sperare in Babbo Natale.

Esistono due sole modalità di gestione per un club di calcio ad oggi: gli investimenti basati su una crescita sostenibile e gli investimenti a debito, con la mole debitoria che nel tempo diventa macigno sulle casse del club stesso.

Chi, in Italia, ha tentato la seconda strada (il Milan 2017-18 e l’Inter con la gestione della famiglia Zhang degli ultimi anni) ha dovuto prendere atto che si tratta di una politica di breve periodo, insostenibile senza un garante e, soprattutto, altamente rischiosa.

Difficile pensare quindi che la politica societaria del Milan possa cambiare adesso che il club meneghino è passato nelle mani del fondo RedBird. Probabilmente le possibilità d’investimento per il club rossonero potranno essere leggermente maggiori rispetto agli ultimi anni, ma si rimarrà comunque nell’alveo della crescita sostenibile, evitando un’esplosione incontrollata dei costi.

Questa strada improntata alla sostenibilità non ha comunque impedito al Milan di essere la società che ha investito di più in Italia negli ultimi due anni, un dato mai evidenziato sui media nazionali e che, onestamente, merita di essere sottolineato perché fa capire come per essere competitivi e per vincere non sia per forza necessario ricorrere ai debiti e ai bond, per poi finire in qualche anno di sabbie mobili e di mani legate anche per finalizzare un semplice prestito con diritto di riscatto. La fretta è da sempre cattiva consigliera. Se oggi il Milan è un club risanato che ha festeggiato uno scudetto bellissimo lo deve alla lungimiranza del fondo Elliott che merita di lasciare il Milan con rispetto e con un doveroso tributo di ringraziamento da parte dei suoi tifosi.

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