Daniel Maldini ha 23 anni. Non è un giovane, atteso che i giocatori possono essere considerati tali sino ai 21 anni ed in Europa è abbastanza facile che giocatori di 17 o 18 anni vengano fatti esordire in massima serie senza troppi tentennamenti. Daniel è però un ragazzo che ha ricevuto in dote da madre natura un bel talento. La genetica, in questo caso, ha certamente avuto un ruolo preponderante, ma in certi frangenti della carriera un cognome come quello che porta può diventare più un peso che un vantaggio. Eppure il ragazzo si è sempre fatto onore in tutte le squadre giovanili rossonere, divenendo un giocatore aggregato alla prima squadra sin dalla stagione 2019-2020, annata in cui il Milan è stato allenato prima da Marco Giampaolo e poi da Stefano Pioli.
POTERE CONTRATTUALE LIMITATO
Daniel Maldini-Milan, operazione sensata
Al 30 giugno 2024, Daniel Maldini aveva solo un anno di contratto con il Milan
E aveva il seguente score in massima serie: 51 partite, 7 gol, 1 assist. La sua valutazione di mercato si aggirava attorno ai 5 milioni di euro. Considerato l’inizio del periodo di eutanasia contrattuale (ultimo anno) il Milan aveva un potere di trattativa limitato. Ecco quindi che il club rossonero si trovava davanti due strade. Provare a rinnovarlo e inserirlo stabilmente in pianta stabile nella prima squadra, oppure cederlo cercando di trarre il massimo profitto da questa dismissione. Ne è venuta fuori una soluzione mediana ossia una cessione a titolo gratuito con il 50% sulla futura rivendita, una soluzione alquanto ricorrente negli ultimi anni, che a mio avviso è molto azzeccata, soprattutto per quei giocatori che non sono più giovani (avendo più di 20-21 anni), che hanno talento e/o potenziale e che in una squadra come il Milan non potrebbero mettersi in mostra. Daniel infatti è un giocatore offensivo che può giocare da trequartista o da esterno d’attacco. Nel suo ruolo il Milan ha come titolarissimi due giocatori praticamente intoccabili come Rafael Leao e Christian Pulisic e come alternative due nazionali di buon livello come Noah Okafor e Samu Chukwueze.
Se fosse rimasto al Milan, nel roster dei giocatori da subentro, difficilmente Daniel Maldini avrebbe raggiunto la Nazionale, perché si tratta di un ragazzo non ancora di alto livello (i numeri di partecipazione al gol sono, in tal senso, significativi) e perché per emergere aveva necessità di giocare da titolare in una squadra di Serie A che non avesse le pressioni di una città metropolitana. In tale ottica, pertanto, va sottolineato l’ottimo lavoro della dirigenza del Milan. Questo tipo di operazioni – ne è stata condotta una simile anche con Marco Brescianini durante la sessione di mercato estiva del 2023 – consentono al club di mantenere il controllo sul giocatore. Si tratta, sostanzialmente, di una sorta di comproprietà mascherata, finalizzata a valorizzare al massimo un ragazzo con qualità tali da non poter giocare in Serie C nel Milan Futuro ma nemmeno nella prima squadra. La cessione di Daniel Maldini al Monza, pertanto, è stata azzeccata come scelta di mercato da parte del Milan. Qualsiasi altra strada alternativa sarebbe stata penalizzante, per il club e per lo stesso giocatore, a meno che qualcuno non ci voglia dire che Daniel fosse già pronto per scalzare dal ruolo di titolari Leao e Pulisic.
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