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Dove ha trovato i soldi il Milan?

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Come smentire un luogo comune che non ha alcuna base reale: le provocazioni che non hanno fondamento...meglio smontarle subito....
Redazione DDD
Redazione DDD Direttore responsabile 

di Max Bambara -

Qualche giorno fa, esattamente il 28 luglio scorso, uno dei più grandi giornalisti sportivi italiani, Bruno Longhi, ha espresso un’opinione sul mercato del Milan tramite il seguente tweet: “Il Milan sta facendo un grande mercato. Da applausi. Ma, a prescindere dalla cessione di Tonali, mi chiedo dove RedBird abbia trovato tali e tante risorse visto che al duo Maldini-Massara era stato imposto di operare a zero. In fondo al…fondo”. Se uno come Bruno Longhi pone la questione del “dove” la proprietà del Milan abbia trovato le risorse per finanziare il mercato rossonero, diventa opportuno affrontare la questione dal punto di vista dei numeri, delle analisi e dei contenuti.

Ecco i numeri, nudi e crudi

Orbene, ad oggi, il differenziale entrate/uscite del Milan è di - 46,5 milioni di euro (cifra che considera fatta l’acquisizione di Musah per 20 mln). Il differenziale entrate/uscite del Milan nella scorsa stagione è stato invece di - 43,52 milioni di euro, mentre nell’estate precedente il Milan ha avuto uno squilibrio ancora più importante di - 87,99 milioni di euro. I numeri ci dicono, sostanzialmente, che nelle due estati precedenti il Milan ha speso oltre 130 milioni di euro, media di 65 milioni a stagione. Il dato dell’estate 2023 quindi è assolutamente in linea con quello delle precedenti sessioni di mercato. La discriminante è rappresentata unicamente dalla cessione di Tonali che ha consentito al Milan di introitare una cifra di tutto rispetto, che è stata subito reinvestita sul mercato al fine di potenziare la squadra. Nelle due estati precedenti, infatti, il Milan aveva avuto incassi da cessioni pari a 16,37 milioni di euro grazie alle uscite di Laxalt, Hauge e Leo Duarte, unitamente a qualche ragazzo del settore giovanile. Quasi il 90% del mercato nei due anni precedenti è stato finanziato con le risorse messe a disposizione dal club rossonero.

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(Photo by Claudio Villa/AC Milan via Getty Images)

Pertanto, alla luce di questi numeri, bisogna evidenziare come la considerazione di Bruno Longhi poggi su basi non veritiere. Non risponde al vero infatti che Paolo Maldini e Ricky Massara abbiano dovuto operare a zero, perché i numeri non sono interpretabili, né opinabili. Ciò, ovviamente, non viene detto in un’ottica di contrapposizione con due figure dirigenziali che al Milan, negli anni scorsi, hanno fatto benissimo, riportando il club a vincere lo scudetto e ad un livello di buona competitività. Chiunque svaluti il lavoro di Maldini e Massara commette un errore che viene smentito dal percorso del Milan in questi ultimi anni; di contro, tuttavia, l’ottica secondo cui, senza Maldini e Massara, il Milan smette di essere tale, è un’ottica profondamente deformata. Quel che deve passare è che il percorso del Milan va avanti dal 2019 seguendo linee precise e direttive comuni, nell’alveo di un meccanismo di lavoro improntato al metodo concertato. Tale metodo ha subito una deroga soltanto nell’estate 2022 per le ragioni che sono note. Continuare a farne una questione di mere figure dirigenziali è un grave errore di concetto. Steve Jobs sosteneva che le idee sono più importanti degli uomini: aveva perfettamente ragione e in questa massima si racchiude uno dei segreti, forse il principale, del Milan americano.

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