UNO STRUMENTO PERICOLOSO

Focus sul caso Juventus

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Qualche risposta ai tanti dubbi sollevati in merito alla questione delle “plusvalenze”

Redazione DDD

di Max Bambara -

In questo breve articolo l’obiettivo non è esprimere giudizi, condanne o, magari, prefigurare scenari futuri. Non sarebbe serio perché i processi devono essere svolti nelle sedi competenti e fare i “tifosi” su questioni come quelle emerse non può essere l’atteggiamento migliore. Diviene fondamentale tuttavia comprendere di cosa stiamo parlando e provare e dare risposte comprensibili.

Perché la Juventus è finita in questo calderone delle plusvalenze e tanti altri club, in passato, hanno invece evitato il processo?

In pochi forse sanno che, essendo quotata in Borsa, la Juventus ha l'obbligo di redigere il bilancio adottando i principi contabili internazionali (IAS). Sulla base di tali principi contabili, la CONSOB e, di concerto, la Procura, sono arrivati a sostenere che le plusvalenze incrociate che vengono contestate sono delle permute (ovverosia operazioni unitarie) che hanno portato ad aggiustamenti di bilancio non consentiti. La Juventus invece, dal suo punto di vista, sostiene che le plusvalenze incrociate vadano considerate come operazioni separate e non unitarie. Il nodo del contendere fra accusa e difesa sta tutto in questa distinzione.

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In base ai principi dello IAS, in mancanza di parametri oggettivi che possano determinare il valore di scambio, il prezzo di vendita deve essere stabilito guardando al valore netto iscritto in bilancio. Per tale ragioni, essendo parametri maggiormente stringenti, una permuta non dovrebbe mai generare una plusvalenza. Siamo nell’alveo di quello che viene definito “diritto vivente”, atteso che mai prima d’ora c’era stato un processo ad una società di calcio per una possibile violazione dei principi dello IAS. Non conoscendo gli atti è impossibile andare oltre quanto sinora esposto, ma queste poche righe riassumo brevemente la contesa per cercare di dare una fotografia corretta della realtà.

Perché nel 2008 Milan ed Inter vennero prosciolte e non andarono a giudizio per plusvalenze incrociate?

La ragione è facilmente desumibile da questo esposto poc’anzi. I due club meneghini non sono mai stati quotati in Borsa e, pertanto, all’epoca la Procura ha potuto contestare soltanto l’arbitrarietà delle valutazioni dei singoli calciatori negli scambi. Ciò però non è stato sufficiente per arrivare ad un rinvio a giudizio ed infatti, nel lontano 2008, i club milanesi vennero prosciolti perché il fatto “non costituiva reato”. Si sottolinea, inoltre, come nei settori di competenza federali i principi dello IAS non siano applicati. Le plusvalenze incrociate non sono pertanto un problema per la Giustizia Sportiva. Questa è la ragione per la quale tante società di calcio preferiscono non quotarsi in Borsa, in quanto le regolamentazioni sulle normative degli scambi sono più serrate e stringenti e vincolano troppo i dirigenti che poi devono concretamente operare sul mercato.

Molti tifosi juventini, fra cui Luciano Moggi, sostengono che anche questa volta, come nel 2006, la Juventus non si sta difendendo. Tutto questo è vero?

Le dimissioni dell’intero CDA della Juventus, con a capo il presidente Andrea Agnelli, è una iniziativa che, molto probabilmente, è stata suggerita ai protagonisti dai loro avvocati perché, in questa fase magmatica, la possibilità di una “reiterazione del reato” non è un’ipotesi peregrina, bensì una fattispecie possibile che, nel caso, può anche condurre la Procura ad avanzare la richiesta di misure cautelari a carico dei consiglieri. In quella scelta c’è pertanto saggezza, prudenza, calcolo a tavolino. A questo punto però bisogna smontare un falso mito che da parte juventina viene riproposto in maniera continua da tantissimi anni. Non è vero che, nel 2006, la Juventus non si è difesa; è vero semmai che la proprietà dell’epoca non ha speso una singola parola per i dirigenti accusati (Moggi e Giraudo). Tuttavia, nel processo sportivo, la strategia era molto chiara e tesa a limitare il più possibile il danno. C’erano due fatti incontestabili che, in un ordinamento indiziario come quello sportivo, integravano gli estremi dell’illecito sportivo o, comunque, del tentativo di illecito: la consegna di schede anti-intercettazione agli arbitri e la telefonata in cui Moggi compone la griglia arbitrale al telefono con il designatore. Questi due tentativi di illeciti potevano portare il club bianconero in Serie C, ossia ad una doppia retrocessione. La richiesta della difesa della Juventus di una Serie B con penalizzazione, è stata strategicamente studiata per consentire al club di poter rientrare in un anno, e non in due, nella massima serie. Dinanzi a fatti evidenti, una strategia difensiva intelligente cerca di salvare il salvabile, non di difendere l’indifendibile. E così fu nel 2006.

Le plusvalenze sono un reato? Perché viene considerato un errore aggiustare i bilanci con le plusvalenze incrociate?

Le plusvalenze non sono un reato. La Juventus è accusata di aver utilizzato lo strumento delle plusvalenze come maquillage contabile finalizzato ad alterare il bilancio. Se quest’accusa sia fondata non è compito nostro dirlo. Possiamo però porre un’osservazione. Prendiamo che ci siano due club, la Società A e la Società B. Questi club si scambiano due giocatori attribuendo ad entrambi un valore di 30 milioni di euro che consente loro di fare una plusvalenza di 25 milioni, atteso il valore residuo contabile di 5 milioni di euro per entrambi.  Sul bilancio dell’anno corrente avranno pertanto un beneficio di 25 milioni che, tuttavia, negli anni successivi diventerà esclusivamente un costo, ripartito per la durata del contratto del giocatore (nel caso di un quinquennale il costo sarà di 5 milioni di euro a stagione). Cosa ci dice tutto questo? Uscendo fuori dal seminato legale, visto che la stragrande maggioranza dei club non è quotata in Borsa, bisogna comunque sottolineare come lo strumento delle plusvalenze incrociate sia pericoloso se utilizzato come modalità per sistemare il bilancio in una determinata stagione, atteso che poi questo maquillage contabile diviene un costo che si scarica sugli esercizi di bilancio successivi. Non è casuale che la Juventus, in 5 anni, sia passata da un disavanzo di bilancio di - 19 milioni di euro, all’attuale disavanzo di - 254 milioni di euro. Con questo tipo di politica, ciò che ti porta un vantaggio oggi, ti porterà costi nuovi per tanti anni a venire. Il problema principale della Juventus, oggi, è quello di risanare un bilancio che ha costi ormai fuori controllo.

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