MOLTO MENO UOMO CONTRO UOMO

Fonseca, la giusta consapevolezza

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Positivo che Paulo Fonseca abbia compreso sin da subito che questo Milan non può più continuare a giocare uomo contro uomo a tutto campo; tale scelta è stata troppo penalizzante nell’ultimo anno e mezzo.
Massimo Bambara

Nella conferenza stampa di presentazione, avvenuta a Milanello qualche giorno fa, Paulo Fonseca ha detto testualmente una frase che è passata sotto silenzio: "Non voglio fare paragoni. Ho un modo di difendere diverso rispetto a quello che aveva il Milan gli anni scorsi. Per questo so che c’è una tendenza, più qui in Italia, a fare uomo su uomo: penso che in qualche momento possiamo farlo ma io non sono un allenatore che fa in tutto il campo così. Cambierà l'approccio del mediano".

Poche parole, ma estremamente significative

Con questa frase Fonseca ha fatto comprendere di aver visto molte partite del Milan nella scorsa stagione. Si tratta di una considerazione che va letta in armonia con quanto dichiarato da Zlatan Ibrahimovic qualche settimana fa (“volevamo portare qualcosa di nuovo ai giocatori dopo 5 anni”). In sostanza, il Milan di Paulo Fonseca nella prossima stagione sarà meno legato all’esasperazione dell’uomo contro uomo, un concetto di calcio bellissimo ed affascinante, ma che nell’ultimo anno e mezzo era divenuto sia la forza, sia soprattutto il tallone d’Achille del Milan. Il perché è presto detto. Per giocare uomo contro uomo nel lungo periodo servono alcune precondizioni fondamentali. Innanzitutto una condizione fisica ottimale o comunque vicina alla forma ottimale. In secondo luogo serve un sacrificio costante degli attaccanti in fase di non possesso. In terzo luogo è necessario avere giocatori con determinate caratteristiche (grande corsa, forti nel primo passo, abili nella scelta dei tempi del pressing).

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Al Milan queste condizioni mancavano, soprattutto dopo che erano stati ceduti alcuni giocatori adatti al pressing (Kessie, Tonali, Saelemekers, Krunic), sostituiti con giocatori più forti sul piano tecnico (Loftus, Rejinders, Pulisic, Chukwueze), ma meno adatti ad un calcio molto aggressivo. In relazione all’esasperazione tattica del concetto dell’uomo contro uomo (“in qualche momento possiamo farlo ma non sono un allenatore che in tutto il campo fa così”), Paulo Fonseca ha mostrato chiaramente di aver capito il limite principale del Milan dell’ultimo anno e mezzo, la vera causa preponderante dei problemi di equilibrio e di tenuta difensiva della squadra rossonera. Una consapevolezza importante per l’attuale allenatore del Milan, che lo aiuterà tanto nei prossimi mesi.

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